Vanessa Navicelli – Un’affermata promessa
Una giovane autrice, piena di idee e di mille sfumature di rosa, impegnata, tra le righe delle sue creazioni, a generare il suo personalissimo contributo per rendere questo mondo un posto migliore. Ha cominciato a giocare letterariamente con i bambini, le persone che più di tutti sanno riconoscere le cose buone e vere, portando il suo entusiasmo e ricevendone tanto di più.
Ed è arrivata anche agli adulti, con la voglia di omaggiare il passato, le radici, le fatiche e la buona volontà di chi ci ha preceduti, ha fatto di noi quel che siamo adesso, e ci ha passato la staffetta con una importante responsabilità. Vanessa è giovane, ma ha le idee chiare e nessun timore a raccogliere, seminare e coltivare questa responsabilità. Che parla d’amore e profuma di serenità. Anzi, di serenella.
Vanessa Navicelli nasce a Vicobarone, un piccolo paese sulle colline piacentine, ma da anni vive a Pavia. Scrive romanzi per adulti e ragazzi; e storie per bambini.
Quando scrive, cerca di tenere presente quattro cose: la semplicità, l’empatia, l’umorismo, la voglia vera di raccontare una storia.
Ha pubblicato due libri per bambini.
Nel 2014 “Un sottomarino in paese”, fiaba illustrata sul tema della pace.
Nel 2016 “Mina e il Guardalacrime”, fiaba illustrata sul tema delle emozioni, che inaugura la collana delle Fiabe Bonbon.
Nel 2012 con il suo romanzo “Il pane sotto la neve” è stata finalista della prima edizione del Premio Letterario “La Giara”, indetto dalla RAI. Scelta come vincitrice per l’Emilia Romagna.
Dice di sé:
Fin da bambina ho sempre amato le parole. Ho imparato ad amarle prima coi film; i dialoghi dei film neorealisti italiani mi coinvolgevano perché ci ritrovavo tanto dei racconti che sentivo in famiglia, mentre i dialoghi delle commedie americane anni ’40-’50 erano estremamente raffinati e io mi beavo di quel gusto per la parola.
Diciamo che, prima di imparare a leggere, avevo già un discreto vocabolario verbale.
La mia passione vera e propria per la scrittura arriva in età adulta. Nel 2002, con un racconto umoristico breve, vinco un premio con la scuola Holden di Alessandro Baricco. E il premio è un corso di scrittura con loro. Lo seguo e da lì inizia un po’ tutto. O meglio: inizia quella che io considero la mia gavetta. Perché io ho sempre pensato che qualsiasi lavoro si voglia intraprendere (“artistico” o meno) è necessaria prima una gavetta seria. Ci vuole tempo, pazienza e costanza. Se si vuol fare qualcosa bene.
Io ho dedicato anni a studiare, esercitarmi nella scrittura, sperimentare stili e generi diversi, partecipare a concorsi per vedere l’effetto che quello che scrivevo aveva sulle persone e, anche in base ai risultati, raddrizzare il tiro. Cercare e trovare una voce mia, riconoscibile.
Ho iniziato con testi brevi, poi racconti lunghi e, solo dopo anni, sono passata al romanzo.
Anche per la pubblicazione non ho avuto fretta. Perché volevo arrivarci solo quando fossi stata davvero pronta per offrire qualcosa di buono ai lettori.
Dopo essermi presa il giusto tempo, ho pubblicato il mio primo romanzo, “Il pane sotto la neve”, primo libro di una saga familiare (la Saga della Serenella). Si potrebbe definire per adulti, per distinguerlo dalle fiabe, ma io preferisco definirlo “per famiglie”, perché si rivolge a un pubblico trasversale, che va dai ragazzi ai loro genitori, nonni, ecc. Un libro che, idealmente, potrebbe essere passato di mano in mano da un membro all’altro di una famiglia e condiviso, come le storie di una volta, quelle che si raccontavano attorno al focolare.
È la saga di una famiglia contadina dai primi del Novecento fino alla primavera del 1945, ambientata sulle colline dell’Emilia al confine con la Lombardia, dove la provincia di Piacenza abbraccia la provincia di Pavia.
Il titolo del romanzo viene da un detto contadino: “Sotto la neve il pane, sotto il gelo la fame”. Credo renda perfettamente lo spirito del libro.
C’è molto di autobiografico. Forse non in senso stretto (non ho riportato le vicende della mia famiglia, non per filo e per segno almeno), ma tutto quello che ho scritto riguarda in qualche modo me, il mondo in cui sono cresciuta, le persone che ho avuto attorno e anche le storie che ho sentito raccontare. È un mondo che ho amato e amo molto, per questo ho cercato di preservarlo e farlo ricordare o farlo conoscere; mettendolo per iscritto.
I miei nonni (contadini o manovali) e di conseguenza i miei genitori, vengono da un passato di povertà immane. Situazioni che oggi è difficile anche solo immaginare. E riscattarsi, per loro, è stato frutto di grandi sacrifici, lavoro, perseveranza.
Io, che pure sono cresciuta in un contesto diversissimo, non me ne sono mai dimenticata. Perché resto – orgogliosamente – figlia di quei tempi. Vengo da loro. Quindi ci tenevo a raccontare le mie/nostre radici. Dico nostre perché in realtà, con più o meno povertà ma quelle sono le origini di tutti. Veniamo da quel mondo rurale. Anche se oggi ce ne siamo dimenticati e allontanati, tanto che pare solo una leggenda. I ragazzi (la maggior parte) non hanno la percezione di quello che è stato. Siamo un Paese senza memoria. Ecco perché, nel mio piccolo, cerco di tenerla viva.
Tutti i riferimenti per approfondire la conoscenza di questa promettente e seguitissima autrice:
“Il pane sotto la neve”: http://vanessanavicelli.com/pane-neve/
Saga della Serenella: http://vanessanavicelli.com/saga-serenella/
Sito generico: http://vanessanavicelli.com/
Pagina autore su Facebook: https://www.facebook.com/VanessaNavicelliAutrice/
Libro su Amazon: https://www.amazon.it/pane-sotto-neve-Vanessa-Navicelli/dp/1979994218
(Non è in vendita in libreria, ma solo online. Su Amazon, ma anche sul Mondadori Store, su Giuntialpunto.it, ecc.)
Aggiungi un tuo commento
LEGGI COMMENTI ( Nessun commento )