La seconda prova degli esami di maturità 2015 ha assegnato agli studenti del liceo classico la traduzione di un passaggio tratto dal VI libro degli Annales di Tacito, intitolato “Gli ultimi giorni di Tiberio”.
Riportiamo la traduzione del brano assegnato:
«Il fisico, le forze stavano ormai abbandonando Tiberio; non ancora la sua capacità di dissimulare; e restava identica l’inflessibilità dello spirito; lucido nel parlare e nelle espressioni del volto, cercava di coprire il pur manifesto cedimento con un’affabilità a tratti faticosa. Dopo vari spostamenti, alla fine si stabilì presso il capo Miseno, nella residenza che un tempo era di Lucio Licinio Lucullo. Lì si capì da questi segni che si stava avvicinando alla morte. Era con lui un luminare della medicina, di nome Caricle, che non aveva in cura regolarmente il principe, piuttosto gli dava consigli in generale. Questi, fingendo di congedarsi per occuparsi dei propri impegni, presagli la mano come per salutarlo, gli sentì il battito del polso. Ma non lo ingannò: Tiberio infatti, forse indispettito e quindi a maggior ragione trattenendo l’irritazione, ordinò che si riprendesse il banchetto e si fermò a tavola più a lungo del solito, quasi volesse usare riguardo all’amico che se ne stava andando. Ma Caricle assicurò a Macrone che si stava spegnendo e che non avrebbe resistito più di due giorni. Quindi si affrettarono tutti i preparativi con consulti tra i presenti e con messaggi ai governatori delle province e agli eserciti dislocati. Il 16 marzo smise di respirare e si credette che fosse morto; Gaio Cesare stava già uscendo dal palazzo per andare a insediarsi al potere, tra una folla che si congratulava con lui; quando all’improvviso si seppe che a Tiberio erano tornate la parola e la vista, e si chiedeva che qualcuno gli portasse del cibo perché si riprendesse dalla crisi. Si diffuse il panico tra tutti; e mentre gli altri si dispersero, e ognuno si fingeva triste e ignaro, Cesare (Caligola), immobile in silenzio, fu precipitato dal colmo della speranza ad aspettare l’estremo castigo. Macrone, tranquillo, ordinò allora che si soffocasse il vecchio sotto uno spesso strato di coperte e che ci si allontanasse dalla camera. Tiberio finì così la sua vita, a 78 anni».
Quest’anno – per la prima volta – la versione era accompagnata da una breve introduzione che spiegava il contesto: “Un famoso medico, tastando il polso dell’imperatore Tiberio, ne pronostica la fine imminente: dopo pochi giorni l’imperatore viene creduto morto. Mentre Caligola inizia a gustare le primizie del potere, improvvisamente Tiberio si riprende...”
Un contesto che ci riporta al “Caligola” di Franco Forte, che tra l’altro descrive l’episodio riportato nelle ultime righe della versione. Pubblichiamo oggi il nostro commento a questo romanzo, interagendo direttamente con l’autore.
Bruno Elpis
Nella foto: Scena antica, la corte di Tiberio a Capri (Corinaldo)
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