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Il medico Andrea Vitali

a cura di Redazione i-LIBRI

Il medico Andrea Vitali

Leggi l’articolo completo con l’intervista realizzata dal Corriere.it a questo link:  Coronavirus, lo scrittore Andrea Vitali: «Torno a fare il medico, ma non sono un eroe»

A 64 anni richiamato da un collega in quarantena. «Ho un’esperienza di trent’anni, lo faccio volentieri. Oggi la realtà ha superato le più terribili fantasie»

«Gli eroi sono altri. Gli infermieri con i volti scavati e i segni della mascherina. I medici che vivono in trincea. I volontari che continuano a prestare la loro opera, chi non può fermarsi perché deve garantire cibo e farmaci. Io ho semplicemente risposto a una chiamata: non me la sono sentita in un momento come questo di voltare la faccia da un’altra parte». Andrea Vitali, uno degli autori più prolifici e più letti del panorama italiano, in questi giorni ha … rispolverato la vecchia valigetta da dottore. «È marrone con tutti gli attrezzi del mestiere a cui ho aggiunto guanti e le protezioni del caso». Medico di base per quasi trent’anni, nel 2013 aveva lasciato la professione per dedicarsi solo ai suoi libri…
Bellano è la sua casa, piccolo borgo lecchese stretto tra montagne e acqua, culla di tutti i suoi personaggi, paese dove è tornato a fare il medico condotto per dare il suo contributo nella lotta al virus.

Dunque ha risposto a una chiamata?
«Ma si, un collega mi ha cercato perché aveva curato un anziano risultato positivo e doveva mettersi in quarantena. Mi ha chiesto di sostituirlo in ambulatorio e io ho subito accettato. In realtà si è trattato di pochi giorni, ma poi sono iniziate ad arrivare le telefonate: vecchi pazienti, amici, conoscenti. Sapevano che ero tornato in servizio e si sono rivolti a me. Consigli telefonici e almeno un paio di visite a domicilio al giorno».

Com’è rimettersi il camice?
«Abbastanza semplice. Ho 64 anni, ma non sono ancora così arrugginito. Ho un’esperienza trentennale sul campo ed è stato bello in questo momento far fruttare gli studi di medicina. A Bellano mi conoscono tutti, quindi quando mi hanno visto in ambulatorio nessuno si è stupito. Se servisse presterei la mia opera anche in ospedale, ma credo che cerchino figure diverse».

Cosa la spaventa in questo momento?
«La sofferenza degli altri, ma non ho paura. Ho visitato pazienti con sintomi compatibili con il virus, cercando però di mantenere la consueta pacatezza. Perché se hai paura la persona che hai di fronte lo sente, avverte il terrore nello sguardo, nelle mani, si spaventa, non trova la forza di reagire. Come il Carletto (nome rigorosamente di fantasia, gliel’ho detto qui si conoscono tutti), che ha fatto la guerra e mi ha cercato in preda al panico perché aveva la febbre. L’ho tranquillizzato prima che curato».

Se dovesse paragonare un suo racconto alla situazione che stiamo vivendo?
«Senza dubbio “Documenti, prego”, un romanzo dove il sentimento prevalente è quello dell’ansia legata alla difficoltà di percepire se quello che si sta vivendo sia sogno o realtà, interamente giocato su un sottile filo onirico. Esattamente come mi sento in questo momento. Ti svegli al mattino, guardi il lago, fai per scendere le scale e poi rammenti che non è possibile. Il paese svuotato, la gente chiusa in casa, gli amici di sempre strappati via da un mostro senza cuore. Tutto sembra così irreale. E poi il silenzio, sottile, profondo, disarmante, quasi da diventare una presenza che si tocca».

Ha smesso di scrivere in questi giorni?
«In realtà no. Sto lavorando su una storia che uscirà insieme a quelle di altri colleghi in un e-book dal titolo “Andrà tutto bene”. Un piccolo contributo per ridare fiducia a chi la sta perdendo. Il libro sarà disponibile in formato digitale … e i proventi verranno destinati all’ospedale di Bergamo».

Quale sarà il finale di questa storia?
«Non posso che scegliere un finale aperto…

Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò

12 aprile 1929. È la volta buona. Capita di rado, ma quando è il momento l’appuntato Misfatti si fa trovare sempre pronto. Dipende dall’uzzolo della moglie, che stasera va per il verso giusto. E così, nel piatto del carabiniere cala una porzione abbondante di frittata di cipolle. Poi un’altra, e una fetta ancora, e della frittata resta solo l’odore. Che non è buona cosa, soprattutto perché ha impregnato la divisa, e chi ci va adesso a fare rapporto al maresciallo Ernesto Maccadò diffondendo folate di soffritto? Per dirgli cosa poi?, che durante la notte appena trascorsa è stato trovato il povero Salvatore Chitantolo mentre vagava per le contrade mezzo sanguinante e intontito, dicendo di aver visto un uomo in mutande correre via per di là? Sì, va be’, un’altra delle sue fantasie. In ogni caso la divisa ha bisogno di una ripulita. Ma proprio energica. Come quella di cui avrebbero bisogno certe malelingue, che non perderebbero l’occasione di infierire sullo sfortunato Salvatore ventilando l’idea di rinchiuderlo in un manicomio. Anche il Comune, guarda un po’, sta progettando una grande operazione di pulizia, una «redenzione igienica» che doti Bellano delle stesse infrastrutture che vantano già altri paesi del lago, più progrediti nella civiltà e nel decoro. Ma, un momento, che ci faceva esattamente un uomo in mutande, in piena notte, per le vie del paese? E perché correva? In “Un uomo in mutande” il maresciallo Ernesto Maccadò si trova per le mani un caso che forse non lo è, o forse sì. Andrea Vitali gioca con il suo personaggio preferito, stuzzicando la sua curiosità…

I luoghi sono reali. Andrea Vitali e i borghi degli artisti

I luoghi sono reali. Andrea Vitali e i borghi degli artisti

Un libro, dalla doppia anima: la prima espressa attraverso l’arte delle parole e della fotografia, la seconda attraverso una guida precisa, informata, di pratica utilità. In questa prima parte del libro lo scrittore Andrea Vitali connota i suoi riferimenti del cuore attraverso testi estratti dai suoi tanti e noti romanzi. Stralci talvolta brevissimi che, come un’improvvisa luce, s’accendono su un angolo e li un altro del suo paese che ha scelto per tutta la sua vita. Mentre le immagini di Carlo Borlenghi, un altro grande ‘narratore’ bellanese, ma della fotografia, ce li svelano attraverso scatti che di essi non cercano il compiacimento estetico ma la verità e l’anima. Entrambi omaggiando Bellano del loro amore. Nella seconda parte del libro prende avvio e si conclude un viaggio a soggetto ma anche una guida di Bellano e del suo immediato contorno che ne racconta la storia, le tradizioni, le specificità artistiche, gli usi, le abitudini, la civiltà.

Andrà tutto bene (versione in eBook). Gli scrittori al tempo della quarantena - IN USCITA IL 9 APRILE 2020

TUTTI I PROVENTI DELLA VENDITA DI QUESTO E-BOOK SARANNO DEVOLUTI IN BENEFICENZA ALL’OSPEDALE PAPA GIOVANNI XXIII DI BERGAMO PREORDINA L’EBOOK SU: Amazon Kobo Ibs Apple La Feltrinelli Oggi la paura ha un nuovo nome: Covid-19. Per sconfiggerlo l’unica strada è rimanere a casa. Tra le quattro mura che ci hanno sempre protetto e che ora, però, sono diventate confini invalicabili. Sono diventate quasi un nemico. E invece, giorno dopo giorno, chi da sempre lavora con le parole ha scoperto che le stanze, le finestre, anche gli angoli più remoti di casa sono ali verso il mondo. Ognuno di loro ha così scelto il modo per dare vita a questa magia. Dalle loro case, venticinque scrittori tra i più importanti del panorama italiano hanno dato un senso a questi giorni scegliendo di fronteggiare l’emergenza anche con le armi della letteratura. Per portare la loro quotidianità ai lettori che li amano. E hanno deciso di farlo insieme alla casa editrice Garzanti, devolvendo tutto il ricavato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. C’è chi ha voluto parlare delle sue giornate, delle routine consolidate, delle novità che strappano un sorriso. Delle lacrime che non si riescono a fermare ma anche della forza della natura che scioglie il nodo in gola. Di convivenze forzate, come di distanze dalle persone care che sembrano insormontabili. C’è chi racconta di vicini sconosciuti che non lo sono più e del lavoro che cambia nei suoi strumenti ma non nella sua sostanza. Alcuni ammettono l’errore di aver pensato che non poteva essere tutto vero o danno voce agli animali che invece sono felici che sia tutto vero. Altri affidano le riflessioni su questi strani giorni alla voce dei personaggi amatissimi che hanno creato. Tutti sono sicuri che usciremo più consapevoli di quello che è davvero importante e che ci incontreremo, ci abbracceremo e passeggeremo presto tutti insieme. Sono sicuri che la solidarietà sarà il valore che porteremo con noi senza poterne più fare a meno.

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