Narrativa

ACQUANERA

D'Urbano Valentina

Descrizione: È un mattino di pioggia gelida quello in cui Fortuna torna a casa. Sono passati dieci anni dall’ultima volta, ma Roccachiara è rimasto uguale a un tempo: un paesino abbarbicato alle montagne e a precipizio su un lago, le cui acque sembrano inghiottire la luce del sole. Fortuna pensava di essere riuscita a scappare, di aver finalmente lasciato il passato alle spalle, spezzato i legami con ciò che resta della sua famiglia per rinascere a nuova vita, lontano. Ma nessun segreto può resistere all’erosione dell’acqua nera del lago. A richiamarla a Roccachiara è un ritrovamento, nel profondo del bosco, che potrebbe spiegare l’improvvisa scomparsa della sua migliore amica, Luce. O forse, a costringerla a quel ritorno è la forza invisibile che, nonostante tutto e tutti, ha sempre unito la sua famiglia: tre generazioni di donne tenaci e coraggiose, ognuna a suo modo. E forse, questa volta, è giunta l’ora che Fortuna dipani i segreti nascosti nella storia della sua famiglia. Forse è ora che capisca qual è la natura di quella forza invisibile, per riuscire a darle un nome. Sperando che si chiami amore.

Categoria: Narrativa

Editore: Longanesi

Collana: La Gaja scienza

Anno: 2013

ISBN:

Trama

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Fortuna torna dopo dieci anni. Un decennio di esilio volontario dal piccolo paese che l’ha vista nascere e da quel poco che resta della sua famiglia.

Il villaggio è Roccachiara, un piccolo agglomerato di case che affaccia su un lago cupo che sembra calamita di sciagure e dolore.

Non è la nostalgia di casa a spingere Fortuna a farvi ritorno, ma il ritrovamento dei resti di un corpo femminile in un anfratto, tra i boschi che circondano il lago. Quel corpo potrebbe essere di Luce, la più cara amica di Fortuna, scomparsa nel nulla pochi giorni prima che la giovane lasciasse Roccachiara.

Il ritorno di Fortuna è doloroso, riapre vecchie ferite e disseppellisce ricordi che sembravano perduti.

Fortuna ritrova sua madre, Onda, e con lei tracce e ferite di un passato che aveva cercato di dimenticare, ma non si può cancellare la propria storia e non si può dimenticare se stessi.

Acquanera è la storia di quattro generazioni di donne. Donne tanto diverse tra loro quanto simili, accomunate dalla capacità di provare forti sentimenti e di lottare contro l’emarginazione che incombe perenne su di loro come un nemico caparbio.

Valentina D’Urbano torna dopo appena un anno dal suo esordio letterario che fu lo struggente Il rumore dei tuoi passi, la cui fama ha di recente oltrepassato i confini nazionali. In quei giorni più d’uno la definì una promessa della letteratura, ebbene quella promessa oggi è mantenuta e chi ha amato Alfredo e Beatrice, non potrà esimersi dall’addentrarsi nel microuniverso di Roccachiara.

Acquanera è un romanzo lirico e al contempo vigoroso, che ci narra una storia non meno difficile di quella che vide coinvolti i protagonisti de Il rumore dei tuoi passi. Clara, Elsa, Onda, Luce e Fortuna sono ognuna speciale a suo modo, destinate a lasciare traccia di sé.  Sono vere protagoniste della propria vita, agguerrite nel respingere un destino che sembra già deciso.

Sono le donne le sole eroine del racconto, nel bene e nel male. Gli uomini restano in ombra, fugaci apparizioni non sempre determinanti nella vita delle protagoniste. A Roccachiara si respira un’atmosfera incantata, che impone di tener sospeso il fiato in attesa di eventi che elettrizzano l’aria.

La Valentina D’Urbano di Acquanera mi ha, a tratti, ricordato la Isabelle Allende de La casa degli spiriti, o di Ritratto in seppia, romanzi che hanno lasciato il segno come credo farà questo secondo lavoro della brava scrittrice romana.

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Pubblicato nel 1911, il Bestiario, o Il corteggio d’Orfeo, prima raccolta di poesie di Guillaume Apollinaire, si colloca in un felice punto d’intersezione tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, momento di forte crescita della poesia europea. Tratto distintivo della raccolta è quell’aggancio realistico che equilibra la continua tentazione verso il nonsense, quell’intrattenibile e abbagliante pienezza del sentimento che genera una straordinaria congiunzione tra la «fatuità » del Mallarmé minore e la gustosa sapienzialità terrestre dei bestiari medievali. Incredibilmente sospeso tra le sinuose eleganze dell’Art Nouveau e la solida concretezza delle scomposizioni cubiste, il poeta crea effetti stilistici unici, senza mai rinunciare a sfruttare gli spazi aperti della sua immaginazione formale, cassa di risonanza della sua malinconia, della sua vitalità, del suo male di vivere. Ricchissima di senso metrico e sonoro, fondata sul valore espressivo della parodia e del falsetto, la poesia di Apollinaire è proposta nell’attenta traduzione di Giovanni Raboni a cui fanno da indispensabile complemento le incisioni di Raoul Dufy, presenti già nell’edizione originale.

Bestiario

Apollinaire Guillaume