Narrativa

ALMENO IL CAPPELLO – di Andrea Vitali

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Trama

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Almeno il cappelloTitolo: Almeno il cappello
Autore: Andrea Vitali
Editore: Garzanti Libri
Anno: 2009 

Al Podestà di Bellano, Gemmo Parpaiola, l’idea di una fanfaretta che allietasse i turisti sbarcati dal traghetto Savoia non era mai piaciuta più di tanto… “Cosa potevano aggiungere quattro note alle attrattive ambientali e gastronomiche, grazie alle quali le contrade e i locali pubblici bellanesi nei giorni di festa erano sempre pieni di forestieri?”.

Tuttavia, con l’arrivo del ragionier Geminazzi, seconda cornetta nella rinomata banda di Loveno, il Podestà si lascia addirittura coinvolgere, un po’ ingenuamente, nel progetto di dar vita ad un vero e proprio Corpo Musicale.

Ed è così che cominciano i problemi, perché il “maestro” Geminazzi, incaricato della costituzione della banda, vuol fare le cose perbene ed avanza pretese difficili da soddisfare: musicisti esperti, con tanto di divise, e una nuova sede per le prove. L’impresa, quindi, si rivela più ambiziosa del previsto ed innesca inevitabilmente un intricato gioco di rimpalli e compromessi tra il Geminazzi e l’amministrazione comunale.


Il romanzo di Andrea Vitali apre un allegro scorcio sull’Italia degli ultimi anni Venti, raccontando una storia fatta di piccoli intrighi politici e pettegolezzi di paese, ricchissima di protagonisti. Tra tutti, il suonatore di bombardino, Evelindo Nasazzi, che, rimasto vedovo, decide incautamente di risposarsi con la giovane Noemi; Guzzìn, il primo clarino, che si contende la bella Armellina Banchieri col segretario Bongioanni; Vereconda Ortalli, segretaria della Varechini Distillati, da sempre innamorata del suo principale, ed Estenuata Geminazzi, perennemente gravida, che, chiedendo al segretario della sezione di Menaggio del Partito Nazionale Fascista un posto di lavoro meglio retribuito per il marito, in un certo senso dà l’avvio a tutta la vicenda.


Il capitolo finale tocca, riassume e conclude con umorismo tutte le storie che si sono susseguite ed intrecciate, senza tralasciare nulla e senza deludere il lettore.

 

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"Nato a Palermo nel 1896, da una nobile famiglia siciliana, Giuseppe Tomasi di Lampedusa è un bambino solitario, uno di quelli che preferiscono «le cose alle persone» e che rifuggono la compagnia. Un giorno, dal nulla, nella sua vita arriva Antonno: un bambino bizzarro, «tutto al contrario»: se sfoglia un libro comincia dall’ultima pagina, se vuole andare avanti cammina all’indietro e conta al contrario, provando una infinità pietà per gli zeri. Per tutto il tempo della loro convivenza non c’è verso di fargli iniziare la settimana di lunedì o di togliergli dalla testa che si nasce morendo. Eppure Antonno, «l’albatro», come lui stesso si definirà (tenacissimo, l’albatro non abbandona il capitano nemmeno nella disgrazia) è l’unico spiraglio di luce in un’esistenza altrimenti buia e solitaria, l’unica compagnia di un bambino che vede e sente più degli altri, dotato di una sensibilità particolare, che lo porterà un giorno a diventare uno dei più grandi scrittori del Novecento. Ma all’improvviso, così come è arrivato, Antonno svanisce. Divenuto adulto, Giuseppe partecipa alla guerra del 1915-18 come ufficiale, rimanendo nell’esercito fino al 1925; dopodiché si ritira a vita privata, viaggiando e dimorando per lunghi periodi all’estero, dove si dedica alla stesura di saggi e racconti che non darà alle stampe. Sarà solo quando metterà mano a una storia che cova dentro di sé da tempo, e che ha intenzione di intitolare Il Gattopardo, che Antonno tornerà da lui, e con il suo modo di fare al rovescio accenderà in Giuseppe Tomasi la consapevolezza che «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»."

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