Narrativa

La casa delle belle addormentate

Kawabata Yasunari

Descrizione: Un raffinato racconto erotico centrato sulle visite del vecchio Eguchi a un inconsueto postribolo in cui gli ospiti possono passare la notte con giovanissime donne addormentate da un narcotico. Un viaggio tra i più misteriosi recessi della psiche.

Categoria: Narrativa

Editore: Mondadori

Collana: Oscar classici moderni

Anno: 2001

ISBN: 9788804496106

Recensito da Elpis Bruno

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“La casa delle belle addormentate” di Yasunari Kawabata è un’opera che esprime il senso dell’erotismo orientale attraverso una storia ricca di simbolismo e sottintesi.

Eguchi comincia a frequentare la casa delle belle addormentate (“Che le ragazze dormivano nell’attesa, che non si svegliavano e tutto il resto”), una casa di piacere insolita sia per le attrici (“Non aveva domandato con che cosa avessero fatto dormire la ragazza”), sia per gli avventori (tutti anziani ormai innocui: “Ospiti di cui si può essere tranquilli”), sia per la scenografia (“Il rumore delle onde era fragoroso”).

Dopo il primo sorprendente incontro (“Non la sola bellezza di lei era imprevista, ma la sua giovinezza”), ne seguono altri quattro, via via sempre più ravvicinati nel tempo.
Ciascuna delle notti trascorse con le prostitute-vergini (“Non era dunque diventata una bambola vivente, era ridotta a un balocco concepita per non far vergognare i vecchi asessuati”) è occasione per evocare ricordi, per assaporare odori (“l’odore di latte della ragazza dormiente… i ricordi o le memorie…”) e piaceri nuovi (“L’incalcolabile estensione del sesso, la sua inconoscibile profondità fino a che punto, nei passati sessantasette anni, era stata da lui esplorata?”), per attraversare immagini  e fantasie di fiori: (“Ai piedi dell’alto muro di cinta di un vecchio tempio dello Yamato, due o tre peonie fiorite..; nel giardino presso la veranda del monastero Shisendo una bianca sassifraga sbocciata; … i fiori di rododendro di Nara, i glicini, il tempio Tsubaki-dera tutto fiorito di camelie”), per sperimentare tentazioni (“Doveva infrangere la regola della casa”) e impulsi estremi (“Anche strangolarla sarebbe stato facile”).
In questa pluralità di pensieri ed emozioni, Eguchi ricorre sempre allo stesso metodo (“Conteneva due pillole bianche. A prenderne una, un’ebbrezza da sogno; a prenderne due, si piombava in un sonno di morte”) per trascorrere le sue nottate di piacere. E sogna (“Venuto lì in cerca di piaceri mostruosi, aveva sognato piaceri mostruosi”)… E si risveglia (“Nel giovane calore e nel delicato odore di lei era stato un dolce risveglio da fanciullo”) al mattino quando le ragazze ancora dormono…

Kawabata cattura il lettore con un impianto narrativo originale, lo accarezza con lo stile ricercato e immaginifico, lo stupisce con un finale noir insospettato nel quale l’eros si combina a thanatos tra i profumi degli aceri e dei cedri, sotto i raggi del sol levante… Attraverso la magia dell’arte del Maestro giapponese, la bella addormentata emigra dalla tradizione europea della favola di Charles Perrault per rifrangersi nelle mille sfumature della sensibilità orientale.

Bruno Elpis

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L’eros giapponese in mostra e Kawabata – i-LIBRI

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