Narrativa

E tu splendi

Catozzella Giuseppe

Descrizione: E quando le cose ti chiamano, ti chiamano. Quando sono lì, sono lì per noi. Non importa se ci sono state per un secondo o da sempre. Arigliana, "cinquanta case di pietra e duecento abitanti", è il paesino sulle montagne della Lucania dove Pietro e Nina trascorrono le vacanze con i nonni. Un torrente che non è più un torrente, un’antica torre normanna e un palazzo abbandonato sono i luoghi che accendono la fantasia dei bambini, mentre la vita di ogni giorno scorre apparentemente immutabile tra la piazza, la casa e la bottega dei nonni; intorno, una piccola comunità il cui destino è stato spezzato da zi’ Rocco, proprietario terriero senza scrupoli che ha condannato il paese alla povertà e all’arretratezza. Quell’estate, che per Pietro e Nina è fin dall’inizio diversa dalle altre – sono rimasti senza la mamma –, rischia di spaccare Arigliana, sconvolta dalla scoperta che dentro la torre normanna si nasconde una famiglia di stranieri. Chi sono? Cosa vogliono? Perché non se ne tornano da dove sono venuti? è l’irruzione dell’altro, che scoperchia i meccanismi del rifiuto. Dopo aver catalizzato la rabbia e la paura del paese, però, sono proprio i nuovi arrivati a innescare un cambiamento, che torna a far vibrare la speranza di un Sud in cui si mescolano sogni e tensioni. Un’estate memorabile, che per Pietro si trasforma in un rito di passaggio, doloroso eppure pieno di tenerezza e di allegria: è la sua stessa voce a raccontare come si superano la morte, il tradimento, l’ingiustizia e si diventa grandi conquistando il proprio fragile e ostinato splendore. Attraverso questa voce irriverente, scanzonata eppure saggia, Catozzella scrive un romanzo potente e felice, di ombre e di luce, tragico e divertente, semplice come le cose davvero profonde.

Categoria: Narrativa

Editore: Feltrinelli

Collana: I Narratori

Anno: 2018

ISBN: 9788807032851

Recensito da Elpis Bruno

Le Vostre recensioni

E tu splendi di Giuseppe Catozzella 

Pietro e Nina vivono il dolore della perdita prematura della mamma (“Ci siamo ritrovati orfani, che vuol dire che tua mamma invece di abitare fuori inizia ad abitarti dentro”) ed elaborano il lutto (“Più io e Nina prendevamo in mano quelle cose e ci giocavamo facendo finta che mamma era lì, più tutti e due venivamo morsi da un cane, però da dentro, e quei morsi male perché sia a me che a Nina uscivano molte lacrime”) ad Arigliana, paese natale dei genitori, presso i nonni.

Il paese, in via di spopolamento, è soggiogato dallo strapotere di zi’ Rocco, un delinquente che ha scippato il potere economico anche al nonno di Pietro.
Pietro vive la sua vacanza lucana tra le leggende sulla torre normanna e il palazzo abbandonato (“La presenza della Menzasignor in quei giorni mi terrificava”). La sua curiosità lo spinge a sfidare le paure (“Io una luce là dentro l’avevo vista, e dato che non era la Menzasignor volevo sapere chi era”) e a stanare un nucleo di clandestini rifugiatisi nella torre. Tra questi, Josh, “orfano orfano” in quanto ha perso entrambi i genitori.
Sfidando gli inevitabili pregiudizi (“Finché in un posto ci saranno degli stranieri, sarà sempre colpa loro”) e lo strapotere di zi’ Rocco, il nonno di Pietro coglie l’idea di uno dei clandestini e riorganizza la collettività verso una nuova esperienza cooperativistica.

Tra gli eventi che coinvolgono il paese, Pietro non rinuncia alla ricerca personale per ripristinare il proprio rapporto con la madre (“Ho quel moncherino di foto attaccato al collo”) e con i suoi messaggi (“Un giorno mamma mi farà trovare l’altra metà, e rispondere alla mia domanda”).

Il romanzo offre un messaggio di speranza esistenziale (“Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece”) elaborando uno spunto offerto dalle Lettere luterane di Pier Paolo Pasolini: “I destinati a essere morti non hanno certo gioventù splendenti: ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece, Gennariello.”

Bruno Elpis

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