Racconti

Gatti. L’arte delle lettere

Usher Shaun

Descrizione: 30 indimenticabili lettere sui gatti. T.S. Eliot che batte a macchina un invito per tutti i gatti di Jellicle a partecipare al compleanno del suo figlioccio di quattro anni. Ernest Hemingway che cataloga i suoi amici felini all'ex moglie. La madre di Jack Kerouac che piange il lutto del gatto di famiglia. Jack Lemmon che suggerisce con malizia a Walter Matthau di andare insieme ad aprire un rifugio per gatti in Messico. Questa raccolta offre uno sguardo affettuoso e gentile al luogo che occupano i gatti nei nostri cuori e nelle nostre vite. Queste trenta lettere catturano il profondo piacere di avere o di osservare un gatto, e rivelano la natura felina come la nostra.

Categoria: Racconti

Editore: Feltrinelli

Collana: Varia

Anno: 2020

ISBN: 9788807492662

Recensito da Roberta Emanuela

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Gatti. L’arte delle lettere

Il nostro affetto per gli animali domestici, soprattutto cani e gatti, è nato quando la nostra specie e i suddetti animali si sono incontrati, millenni fa.

Sulle prime ci saranno stati lo studiarsi a vicenda, la diffidenza, la reciproca utilità. Sarà bastata poi una carezza perché questi cani, questi gatti, si fidassero di noi e ricambiassero il nostro affetto.

Lo provano alcune delle ventisette missive – in certi casi con risposta – raccolte in “Gatti” della collana “L’arte delle lettere” pubblicata da Feltrinelli, scritte da altrettante persone, in parte sotto incantesimo felino.

Si racconta del “gatto elettrico” di Nikola Tesla, determinante per la scelta di carriera dello scienziato; di Tom, gatto riservato, ma affettuoso; di Cassius, gatto di Elizabeth Taylor, fuggito chissà dove. Alcuni autori, come Jack Lemmon, esagerano con la spiritosaggine, ma va be’…

E quale segnalibro migliore per questo volumetto, se non quello del Cat Wave di Paola Siano, ispirato alla “Grande Onda” dell’artista giapponese Hokusai? O quello di ispirazione klimtiana?

Il volume è curato da Shaun Usher e le traduzioni sono di Fabio Deotto, Vincenzo Mantovani e Silvia Rota Sperti.

Testo e foto di Roberta Emanuela
@_roeman_k 

Per i segnalibri
@siano_paola

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Shaun

Usher

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Alla vigilia della morte, stendendo l’elenco delle sue opere sul retro del quaderno di “Suite francese”, accanto al “Vino della solitudine” l’autrice scriveva: «Di Irène Némirovsky per Irène Némirovsky». Non sarà difficile, in effetti, riconoscere nella piccola Hélène – che all’inizio del romanzo siede a tavola dritta e composta per evitare gli aspri rimproveri della madre – la stessa Irène; e nella bella donna dall’aria annoiata – che a cena sfoglia le riviste di moda appena arrivate da Parigi in quella lontana provincia dell’Impero russo, che si occupa di sé e del giovane amante ignorando la figlia – quella Fanny Némirovsky, che ha fatto dell’infanzia di Irène un deserto senza amore. Hélène detesta la madre con tutte le sue forze («doveva baciare quel volto odioso ... posare la sua bocca su quella guancia che avrebbe voluto lacerare con le unghie»), al punto da sostituirne il nome, nelle preghiere serali, con quello dell’amata istitutrice («con una vaga speranza omicida»). Verrà un giorno, però, in cui la madre sarà vecchia, ed Hélène avrà diciott’anni: accadrà a Parigi, dove la famiglia si è stabilita dopo la guerra (che ha consentito al padre di accumulare un’immensa ricchezza) e la rivoluzione d’Ottobre (in cui hanno rischiato di perdere ogni cosa) e la fuga attraverso le vaste pianure gelate della Finlandia, durante la quale l’adolescente ha avuto per la prima volta «la consapevolezza del suo potere di donna». Sembra giunto il momento della vendetta: «Aspetta e vedrai! Ti farò piangere come tu hai fatto piangere me!». Ma quando Hélène scoprirà in sé lo stesso demone che abita la madre – quello «della civetteria, della crudeltà, del piacere di giocare con l’amore di un uomo» –, si allontanerà, scegliendo una vita diversa: «Sono sola, ma la mia solitudine è amara e inebriante». Se è vero che da un’infanzia infelice non si guarisce mai, pochi hanno saputo raccontare quell’infelicità come Irène Némirovsky.

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