
LA BICICLETTA DI MIO PADRE
Roccheggiani Fabrizio
Descrizione: Il volume contiene il ciclo completo inaugurato dalla "Guida galattica per gli autostoppisti", che comprende "Il ristorante al termine dell'universo", "La vita, l'universo e tutto quanto", "Addio e grazie per tutto il pesce" più un racconto inedito. Una gigantesca autostrada cosmica sta per essere costruita dalle parti del sistema solare. E una banale diramazione deve essere aperta proprio dove ora c'è la terra. Di conseguenza quel vecchio e inutile pianeta va rimosso. Lo viene a sapere Ford Perfect, redattore extraterrestre in incognito che deve aggiornare la monumentale "Guida galattica per gli autostoppisti", il manuale che insegna ai turisti come destreggiarsi in un cosmo selvaggio, di multinazionali e viaggi organizzati.
Categoria: Fantascienza
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Anno: 2012
ISBN: 9788804624264
Recensito da Maria Darida
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In occasione del giorno della memoria, un diario di ricordi sull'occupazione. Pagine di memoria da custodire e tramandare. Roma, 1943. I tedeschi occupano la “città aperta”. Il diario di un bambino tiene traccia di quei giorni terribili e degli anni che seguirono. I bombardamenti, i rastrellamenti, il papà partigiano e la Resistenza, la Liberazione e la lenta ripresa del dopoguerra vengono raccontati con un'impronta serena, senza polemiche, come solo un bambino potrebbe fare.
LA BICICLETTA DI MIO PADRE
Roccheggiani Fabrizio
Quanti sono i Bret Easton Ellis del nuovo romanzo in cui l'autore racconta la storia della propria vita? C'è lo scrittore Bret Easton Ellis, giovane, ricco e famoso, che viene a sapere della morte improvvisa di un padre violento proprio mentre la sua carriera naufraga in un mare di degradazione e di droga. C'è lo scrittore Bret Easton Ellis una decina di anni più tardi, insediato in un elegante quartiere residenziale con moglie, figli e governante. C'è il Bret Easton Ellis figlio di Robert Ellis sr, ossessionato dal fantasma del genitore. C'è il Bret Easton Ellis padre di Robert Ellis jr, che tenta disperatamente di evitare il perpetuarsi di un modello distruttivo. E c'è anche uno scrittore senza nome, che è la voce interiore del nuovo Bret Easton Ellis. L'autore giura sull'assoluta verità autobiografica dei fatti narrati: veniamo così a sapere cosa succedeva dietro le quinte del forsennato tour promozionale per Glamorama, ma anche di un invito alla Casa Bianca di Jeb e George W. Bush, suoi grandi fan, nonché di una tormentata storia d'amore con l'attrice Jayne Dennis da cui è nato il piccolo Robby, mai riconosciuto... È per amore del figlio ormai dodicenne, oltre che per condurre una vita più sobria, che lo scrittore decide di sposare Jayne e andare a vivere lontano dalla città. Ma l'idilliaca scena suburbana - padre, madre e due bambini, perché nel frattempo Jayne ha avuto una figlia - è funestata da fatti terrorizzanti quanto inspiegabili: a cominciare da un party di Halloween, per dodici lunghi giorni, gli abitanti della casa di Elsinore Lane sono in balia di forze misteriose, perseguitati da presenze maligne. Mentre il lettore si dibatte nell'incubo ipnotico creato dalla scrittura di Ellis, i figli maschi delle coppie ricche, famose e felici della zona cominciano a scomparire nel nulla... Brillante e più che mai imprevedibile, in Lunar Park Bret Ellis reinventa se stesso e affronta uno dei grandi temi della letteratura di sempre: il difficile, spesso doloroso rapporto tra padri e figli.
LUNAR PARK
Easton Ellis Bret
James Purdy e la sua scrittura rimangono un rebus oggi come ieri. Amato da autori che non potrebbero essere più diversi - tra gli altri Jonathan Franzen, Gore Vidal e David Means che firma l'introduzione a questo libro -, non ha mai incontrato il favore del grande pubblico né lo ha mai ricercato. Forse proprio perché non l'abbiamo capito meriterebbe ancora un'altra chance per confonderci e sviarci, per mostrarci come la letteratura possa ancora essere un oggetto misterioso che prescinde da regole di scrittura fissate come fossero le tavole del tempio. La prosa di Purdy potrebbe suonare anacronistica, con le sue didascalie, il suo marchiano "tell don't show", questi personaggi che fulminano a bruciapelo gli interlocutori con domande sul senso delle cose, stridenti nella loro chiarezza e crudeli nel loro essere stralunate. I neon di un cinema notturno piuttosto equivoco squillano "uomini uomini uomini", e nella sala buia qualche marchettaro è intento a conoscere col tatto corpi e fremiti propri e altrui. Così come gli Holden efebici che perlustrano gli anfratti più bui di un parco sordido varcano quel territorio di confine che è l'omosessualità, allo stesso modo la lingua di Purdy sta e si misura fra ciò che dice e ciò che esclude dall'esser detto, ciò che rimane fuori ma soprattutto sotto l'abito di parole confezionato da questo formalissimo sarto letterario. Sotto una spessa patina di urbanità e manierismi, pulsa una voragine di desiderio e gli interpreti azzimati e ossequiosi di queste turpitudini mai esibite, ma solo ruminate e vissute, hanno un'onomastica e una "quirkin"...
Non chiamarmi col mio nome
Purdy James
Medea
Euripide
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