Narrativa

Quarantanove giorni

Ricciardi Jacopo

Descrizione: Le quarantanove prose di questo libro raccontano la graduale maturazione spirituale di un giovane uomo che, giorno dopo giorno, cerca di chiarire il proprio legame con se stesso, ma anche con la figura della madre e del padre, con la propria fidanzata, la città, il paese e lo Stato. In un periodo assai breve, ma come in un'illuminazione prolungata, egli tenta di radicarsi nella realtà in cui vive cercando di acquisire una solidità che nei tempi consumistici ed egotici di oggi sembra negata. È possibile rafforzare se stessi da se stessi? L'autore ci racconta quarantanove giorni della sua vita tentando di raggiungere ciò che il poeta Giorgio Caproni chiamava "quello stato profondo di sé che è di tutti", cercando di riportarlo alla realtà quotidiana, spingendo la poesia oltre il libro che la contiene.

Categoria: Narrativa

Editore: Il Nuovo Melangolo

Collana: Extra collana

Anno: 2018

ISBN: 978-88-6983-127-0

Recensito da Laura Monteleone

Le Vostre recensioni

Jacopo Ricciardi, che per anni ha misurato il suo mondo attraverso la poesia (ndr: leggi il nostro commento ai Sonetti reali di Jacopo Ricciardi, cliccando sul titolo dell’opera), si cimenta qui con una prosa a dir poco densa e riflessiva. I Quarantanove giorni rivelano una capacità inusuale di registrazione del pensiero meditativo, in una dimensione vissuta contemporaneamente dentro e fuori il tempo convenzionale

Caparbietà dettagliata dell’autore nel catturare i singoli fotogrammi del suo pensare filosofico, e determinazione a fissarli inesorabilmente sulla carta, laddove peraltro si radunano senza interrompere il loro inestinguibile movimento intrinseco; il loro fermento frenetico, un incalzare senza cedimenti, responsabile di quando in quando di una certa pressione nel lettore inconsapevolmente complice.

Durante la lettura si percepisce una dilatazione continua di ragionamenti e sensazioni, che scorre su una spirale nascosta dietro le apparenze del quotidiano, anche quelle più semplici o addirittura banali. Ma nulla può veramente essere semplice o banale in questo movimento in profondità intrapreso da Ricciardi.

Così capisco che devo cominciare dal giorno che entra dentro di me e io dentro il giorno, con un ordine in cui io lascio apparire questa esperienza di ora, e la vivo, aprendola e lasciandola parlare, nella sua forma completa, completamente visitata. Questo giorno è la mappa della mia vita che io devo visitare.

Lo scrittore coinvolge il lettore nella sua riflessione visionaria, dove la creatura umana si fonde con l’universo e altresì si staglia da esso, ricostruendolo con le sue parole più intime. La voce interiore è il filo conduttore di questo diario sui generis, veste di una realtà “altra”, capace di dissimulare se stessa mentre sfiora con le dita nude brandelli pulsanti di intuizioni cosmiche.

Tutto è agitato da un vento marino, ma che ha la portata dell’oceano, e del nord, tutto è intriso di questo vento, io rimango stordito, non ho voglia di soffermarmi sulla bellezza estrema e cangiante di tutte le cose, come se potessi accorgermi della rivoluzione del pianeta, e tutto viene raccolto proprio qui accanto a dove mi trovo, il cuore è una sorgente, non posso dimenticare il suono, non resisto, sono ancora troppo debole per la vita, ma dentro di me poggia l’enorme roccia dell’universo, la forza più va a fondo dentro di me più emerge, sensibile, fino allo sfinimento della natura tutta, e ancora di più, fino all’universo stesso…

Jacopo Ricciardi esplora e rincorre la consapevolezza delle cose, del gesto umano nella sua totalità, e nel ventaglio delle singole possibilità, come nella dimensione della scrittura.

…inaspettatamente sempre in fondo al mio sguardo si raccoglie tutto il mondo, il mondo di qualche istante è già tutto, formato, completato, tendo questa scrittura, credo, così può stare nella mano, questa scrittura è dentro quel preciso pensiero vòlto a concentrarsi su quella scrittura, ebbene, io sono pronto a srotolare pianissimo e con precisa attenzione la scrittura dal suo vortice che ci tiene dentro di lui, svelando piano il mondo, dal cuore, dal suo centro, fino alla fine della scrittura, fino all’esterno che ci lascia liberi nel mondo, questa scrittura è il percorso della nostra creazione, noi non siamo cose create ma possiamo esserlo, possiamo diventarlo, questa è la costruzione della nostra creazione, e mentre la nostra creazione si libera  mano a mano che si svolge questa scrittura io mi libero, nel mondo, con la mia creazione libera, bisogna solo seguire la scrittura, essa è cosa iniziata, ora bisogna semplicemente svolgerla, lasciarla fluire verso il cielo…

Lo scrittore ci descrive l’universo prendendo in prestito la realtà (o la metafora) della natura: la luce calda del sole, la potenza dei mari, la calma dei fiumi, il segreto del fogliame, la lente speciale di una boccia piena d’acqua, da cui getta il suo sguardo enigmatico un pesce silenzioso.

Un universo rivisitato dallo sguardo originale e sorprendente dell’arte, e di alcuni dei suoi protagonisti che l’autore ci tiene a nominare con affettuosa familiarità. Un pensiero artistico, che attinge all’arte in tutte le sue forme espressive, nutrendosi delle sue immagini e dei suoi colori. Una strada privilegiata per accostarsi al tempo infinito. Anche attraverso una fotografia.

…io vedo il durare della vita nell’eternità. Così, vedo dentro di me crescere il potere della vita, io in casa mia sposo questa foto che tu mamma hai voluto mettere in casa mia, io so che essa esiste oltre di sé, …..io visito qualcosa di più ampio della mente guardando e non guardando la foto, mi accorgo della vita che sta ancora fluendo fra noi e che non solo non ha smesso ma che forse proprio adesso, riappropriandosi di tutto….e se io la guardassi resterei bloccato in un infinito vivo, che cresce e si muove nella vita.

Un libro complesso, questo di Jacopo Ricciardi, un rincorrere sé stesso forse nello spasmodico tentativo di assolvere il dictat dei nostri antichi maestri, quel conosci te stesso che in ogni istante ti sembra di poter afferrare e immediatamente ti accorgi che si è già spostato, perché nulla è statico nel nostro universo in divenire.

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