Saggi

I tabù del mondo

Recalcati Massimo

Descrizione: Il nostro tempo sembra aver dissolto ogni confine, compresi quelli stabiliti dai tabú. Non esiste piú un limite che non sia possibile valicare. La trasgressione è divenuta un obbligo che non implica alcun sentimento di violazione. La disinibizione diffusa ha preso il posto della reverenza passiva e sacrificale di fronte alle nostre vecchie credenze. Ma i tabú devono semplicemente essere smantellati dalla nuova ragione libertina che caratterizza il nostro tempo oppure conviene provare a ripensarli criticamente senza nutrire alcuna nostalgia per il passato? Ci sono parole chiave come preghiera, lavoro, desiderio, colpa, eutanasia, famiglia, che sono state in modi diversi associate ai tabú e che esigono oggi di essere riattraversate criticamente. Vi sono anche figure mitologiche, storiche o letterarie che sono divenute crocevia essenziali della nostra storia individuale e collettiva e che ci spingono a incontrare in modo nuovo lo spigolo duro del tabú: Ulisse, Antigone, Edipo, Medea, Amleto, Isacco, Don Giovanni, Caino. Dal riferimento a grandi autori dell'Occidente - da Platone a Hegel, da Dostoevskij a Sartre, da Freud a Lacan, da Marx a Calvino, da Molière a Beckett - cosí come nelle miserie della nostra vita quotidiana, Recalcati rintraccia la sparizione del tabú e l'apparizione delle sue nuove maschere.

Categoria: Saggi

Editore: Einaudi

Collana: Frontiere Einaudi

Anno: 2017

ISBN: 9788806232245

Recensito da Elpis Bruno

Le Vostre recensioni

È un percorso attraverso I tabù del mondo quello che  Massimo Recalcati percorre in questa opera dedicata – e non c’è bisogno di esplicitare il perché – a Pier Paolo Pasolini corsaro.
“Il tabù non segnala forse un luogo inaccessibile, inviolabile, dove non è possibile per nessun essere umano, transitare e, al tempo stesso, la passione irresistibile per la sua violazione?”
Secondo la migliore tradizione della psicoterapia il viaggio si svolge attraverso le figure dell’antichità, della mitologia e della classicità (“Ecco allora apparire le sagome di Caino, Edipo, Ulisse, Antigone, Medea, Priapo, Don Giovanni e tante altre ancora”).

Scorrono così Edipo (“Infrangerà i tabù più grandi…: ucciderà suo padre e si unirà sessualmente con sua madre”), Narciso (“Caravaggio… ci presenta il giovane Narciso… L’anestesia affettiva è un tratto anche clinico della personalità narcisistica che segnala la sua impossibilità di entrare in una forma di legame con l’altro in quanto tutta la sua libido appare sequestrata dal proprio Io”), Antigone (“Donare la morte a chi più si ama al mondo non evoca forse il carattere estremo del gesto di Antigone?”) e tanti altri.

Il tabù è una chiave di lettura di patologie fisiche (come l’anoressia: “Nella letteratura psicoanalitica la figura inquietante dell’anoressia è stata più volte accostata a quella di Antigone … il nutrimento del desiderio. È a questo nutrimento che aspira l’anoressica di fronte a un Altro che sembra interessarsi solo dei suoi bisogni primari”), sociali come il terrorismo e individuali come il feticismo (che rappresenta la mercificazione dell’altro:“La presenza del feticcio serve a scongiurare l’angoscia di castrazione”) e la perversione (“La sola legge che conta è quella del proprio godimento”).

Naturalmente campeggiano i tabù genitoriali – Telemaco e il tabù del padre (“Per oltrepassare davvero il padre bisogna riconoscere la sua alterità”) e Amleto e  il tabù della madre – e il tabù della famiglia (“Non è certo l’eterosessualità anatomica… ad assicurare la presenza dell’amore per l’eteros”). Con le figure di Medea e Isacco (“Si tratta di slegare il figlio dai lacci che lo vincolano alla sua famiglia e al desiderio dei suoi genitori. Il coltello di Abramo non colpisce infatti la carne del figlio, ma, guidato dalla mano dell’angelo, lo libera dai lacci, permettendogli di divaricare la sua strada da quella dei suoi genitori”) a incarnare i conflitti in atto.

Particolarmente interessanti i capitoli dedicati all’arte.

Alla domanda “La pittura è diventata un tabù?, Recalcati risponde affermativamente  (“La pittura non ha più posto nelle tendenze egemoni dell’arte contemporanea, è diventata un tabù”) sia per l’evoluzione in atto (“Tendenze che considerano la pittura orfana di uno spazio bidimensionale”), sia per l’essenza dell’arte: “Non è forse diventato un vero e proprio tabù ricordare che l’opera d’arte… intrattiene sempre un rapporto con l’assoluto, con l’irraffigurabile, con l’impossibile, con tutto ciò con cui non è possibile stabilire alcun rapporto?
Il tabù del quadro si riassume in tre gesti, che hanno interessato la storia dell’arte contempoarnea:
Alberto Burri… una serie di materiali… fa irruzione nello spazio del quadro dilatandolo verso l’esterno.”
“Jackson Pollock… Il suo gesto è quello di togliere il quadro dal cavalletto e di situarlo a terra dipingendo mentre muove il proprio corpo attorno al quadro.”
“Lucio Fontana… viola a suo modo lo spazio tabù del quadro lacerando con un coltello la sua superficie immacolata.”

Parimenti, il complesso che affligge lo scrittore incapace di superare le colonne d’Ercole della pagina bianca viene ricondotto alla fase anale (“Perdere tutto quel potere che il trattenerle gli attribuisce”).

Bruno Elpis

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