Narrativa

Il bambino con il pigiama a righe

Boyne John

Descrizione: Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini. Età di lettura: da 12 anni.

Categoria: Narrativa

Editore: Rizzoli

Collana: BestBUR

Anno: 2013

ISBN: 9788817064071

Recensito da Maria Darida

Le Vostre recensioni

Berlino, 1940. Bruno, nove anni, è il figlio di un importante ufficiale al servizio del Fuhrer, incaricato del progetto di eliminazione degli ebrei d’Europa nei campi di sterminio. Per la buona riuscita della missione, nonostante il disappunto del ragazzo e della sorella Gretel, la famiglia è tenuta a trasferirsi ad “Auscit”, una piccola località tedesca nei pressi della capitale.

Nella novella dimora i berlinesi faticano ad ambientarsi: la casa è infatti ben diversa da quella a cinque piani lasciata nel cuore di Berlino; non solo, non ci sono bambini con cui giocare e con cui relazionarsi, gli unici uomini in abiti “civili” sono i servitori, ovvero gli ebrei. Ma con loro Bruno non può interloquire, il padre non vede di buon occhio la frequentazione; anzi, scambiare qualche parola è quanto di più grave ci sia, per tutta la famiglia. Nessuno escluso.

Ma, si sa, i più piccoli per definizione sono curiosi e, se si sentono soli, come possono resistere a rapportarsi con un loro coetaneo? Cosa importa se indossa un pigiama e a righe, cosa importa se a separarli vi è del filo spinato, che differenza fa se l’altro ha così tanta fame da essere disposto a mangiare qualsiasi cosa? Ė pur sempre un altro bambino con cui confrontarsi, parlare, ridere, scherzare e in qualche modo (provare a) giocare!

Nasce così la segreta amicizia tra Bruno e Shmuel, un legame coltivato per un anno e che si conclude nel più atroce dei modi, lasciando chi legge senza parole, profondamente turbato, inevitabilmente commosso.

Questa è anche la prospettiva con cui il tema dell’olocausto viene esaminato da Bruno-Boyne: con l’innocenza di un piccolo uomo, con l’intrinseca voglia di conoscere, scoprire ed esplorare in una situazione di duplice solitudine. Perché entrambi, sia il tedesco sia l’ebreo polacco, vengono strappati alla loro vita e catapultati in una serie di eventi concatenati dei quali i due ragazzi sono solo parzialmente consapevoli.

John Boyne, irlandese, classe 1971, si avvale di uno stile semplice, fluente, adatto a tutte le età, sostenuto da un ritmo narrativo quasi fiabesco grazie all’ingenuità degli occhi dei fanciulli, e ci trascina in una realtà che oggi risulta quasi impossibile immaginare, in un periodo storico che ha segnato indelebilmente l’umanità. Lo fa obbligando il lettore a calarsi nei panni della coppia di amici, tenendolo stretto in quella morsa che è il finale: un epilogo annunciato a chi legge sin dalla metà del romanzo e che lascia l’amaro in bocca, il cuore dolorante, e tante riflessioni nella mente. Per non dimenticare…

E non si ferma qui l’autore. A distanza di dieci anni dalla pubblicazione dell’opera che ne ha consacrato il valore, egli torna a parlare delle persecuzioni naziste con “Il bambino in cima alla montagna”, edito da Rizzoli e disponibile in libreria dal 14 gennaio 2016.

Buona lettura!

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