Giallo - thriller - noir

Il gioco del ragno

Perullo Donatella

Descrizione: Mizar, assistente capo, ha sempre desiderato far parte di una squadra investigativa. Fin da quando è entrata in Polizia, spinta da un evento terribile che le ha sconvolto la fanciullezza, ha sentito forte la passione per la giustizia, il desiderio di trovare sempre la verità. E così, quando ha la possibilità di lavorare con il vice ispettore Andrea Suarez, famoso per riunire gli uomini migliori del reparto, non può lasciarsela scappare: rischierà la vita ma dovrà andare sotto copertura in una missione molto pericolosa. Mizar conosce però un segreto di Andrea e questo la rende inquieta tanto da perdere il controllo delle cose. Ma nessuno può rischiare la vita dell'altro, ognuno si fida del proprio compagno e la regola numero uno è non farsi mai coinvolgere da sentimenti personali...

Categoria: Giallo - thriller - noir

Editore: Time Crime

Collana: Nero italiano

Anno: 2017

ISBN: 9788866883517

Recensito da Elpis Bruno

Le Vostre recensioni

Dai tempi di Aracne delle Metamorfosi di Ovidio, il ragno è animale che colpisce scrittori e lettori per potere immaginifico e di rappresentazione. La mente va – ad esempio – a Il bacio della donna ragno di Manuel Puig (chi si ricorda il film da premio Oscar?) o a  Spider di Patrick Mc Grath. Su questa scia, anche Donatella Perullo sfida aracnofobi e aracnofili e così propone Il gioco del ragno nel noir fresco di pubblicazione delle edizioni Fanucci.

La storia inizia con una scena molto forte: è “la strage di via Caravaggio”, alla quale sopravvive un giovane testimone, quell’Andrea Suarez, che – anni dopo l’antefatto –  ritroviamo a capo di una squadra di poliziotti: la bella Eva, il sovrintendente Carmine Rizzoli, l’ex hacker Felice Del Vecchio e i gemelli Martinelli (“L’Eremo si trovava all’ultimo piano del commissariato”). A loro si unisce Mizar Sorrento (“È il nome di una stella. La seconda del timone dell’Orsa Maggiore… Fu mia madre a scegliere questo nome… la notte di san Lorenzo…”), figlia di una delle vittime della strage, per un caso investigativo (“Gilda Robinson l’attrice?… Ha ricevuto una richiesta di denaro in cambio di alcune foto che la ritraevano nuda, in compagnia della sua guardia del corpo, nel bagno della sua camera dell’Hotel Superior”) che trova rapida conclusione, ma che consente ai tutori della legge di intercettare un altro reato ben più grave (“Ormai era lampante che si trovavano per le mani un caso ben più serio di quello del ricattatore di fedifraghe”): una sorta di ragnatela ordita da un terribile delinquente (“Lo soprannominarono Shutterstock, perché imprigionava le vittime nel suo gioco come fosse una ragnatela sottile e impietosa e, proprio come il ragno, è letale”), che sembra inafferrabile (“Lui arriva, compie i suoi crimini e svanisce”) e segue una logica spietata di morte (“Così come il ragno paziente e tenace tesse la sua tela, lui avrebbe stretto nella sua morsa quell’uomo”).

Nel corso delle indagini Andrea e Mizar hanno modo di affrontare la matrice comune della loro angoscia (“Non aveva voluto sapere nulla di lei, perché conoscerla avrebbe significato non riuscire più a scrollarsi di dosso il senso di colpa per essere sopravvissuto, per aver permesso che quella donna morisse per salvare lui”) e cercano così di liberare sentimenti intensi e pressanti, ma tenuti in ostaggio dal passato. Per ottenere il risultato, tuttavia, i due giovani devono risalire all’origine del dolore e guardare negli occhi chi l’ha causato.

Il romanzo è sostenuto da un ritmo vivace, a tratti incalzante, è ben congegnato, ma soprattutto è animato dalla straordinaria sensibilità di Donatella Perullo, che conduce un’importante riflessione sugli effetti devastanti del femminicidio e propone nel finale un’originale soluzione di resilienza, tramutando con una magia narrativa il registro noir della vicenda in considerazioni profonde sui complessi meccanismi del sentire umano e riformulando un quesito che spesso sgorga dagli episodi reali della cronaca nera: per l’offeso è davvero possibile perdonare chi è causa del suo male?

Donatella Perullo è stata redattrice di www.i-libri.com e tornerà a trovarci da queste pagine. Le dedichiamo una foto a tema di Ilaria Spes, per esprimere insieme a lei la comune convinzione che, in fondo, nelle loro perfette architetture, i ragni imbastiscono la sinfonia della natura…

Bruno Elpis

Foto di Ilaria Spes

 

...

Leggi tutto

LEGGI COMMENTI ( Nessun commento )

Aggiungi un tuo commento

Scrivi la tua recensione

Devi effettuare il login per aggiungere un commento oppure registrati

Donatella

Perullo

Libri dallo stesso autore

Intervista a Perullo Donatella

Quattro amiche di lunga data decidono di fare una vacanza insieme. Lontano dai mariti, dai figli, dal lavoro, circondate dal paesaggio del Cile del Sud, si raccontano, senza inibizioni, le proprie personali esperienze.

Noi che ci vogliamo così bene

Serrano Marcela

Maria Antonia, la madre, è padrona della storia nonostante la dannazione della guerra, è vicina al fermento del mondo. I suoi giorni combaciano con temi epici ma anche scabrosi: Maria Antonia affronterà lutti e miseria, fuggirà come profuga da Spalato, perderà il primo marito nelle foibe, vedrà i fratelli condannati ai campi di lavoro. Darà anche scandalo pur di assecondare la voglia disperata di continuare. Resta in una gioventù permanente, proprio perché ha affrontato la Storia Grande del mondo e l’ha vinta. Ena, sua figlia, è una donna vecchia costretta a letto dalla rottura del femore. La vita di Ena è stata sazia, pigra, non priva di danni. Ma già prima di giugno è un romanzo che accosta i toni della saga alla voce della contemporaneità. La narrazione procede a capitoli alternati. Le vicende di una madre da giovane, Maria Antonia, che vanno dal periodo che precede il secondo conflitto mondiale fino agli anni Sessanta, si affiancano al racconto-monologo di una figlia, Ena, giunta all’ultimo periodo della sua vita.

Ma già prima di giugno (con la partecipazione dell’autrice)

Rinaldi Patrizia

Arturo Bandini, immigrato, attaccabrighe, ribelle, megalomane, sprezzante, sempre in lite con tutti, è in cerca della donna giusta. "La strada per Los Angeles" è il primo capolavoro di Fante. Arturo Bandini è alle prese per la prima volta con quelli che poi i lettori si abitueranno a riconoscere come i suoi eterni problemi: essere amato dalle donne e diventare un grande scrittore. Ma una cosa è la realtà, un'altra i sogni, e il romanzo, nonostante il tono spassoso, è anche un bruciante documento autobiografico, il resoconto di una difficilissima gavetta artistica e sentimentale. Poco piú che adolescente, è costretto, per sopravvivere, a lavori umilianti e faticosi, Arturo è armato solo della forza dei suoi desideri. Rifiutato dagli editori per i contenuti sessuali che, a metà degli anni Trenta, rendevano rischiosa la pubblicazione, il romanzo rimase sepolto in un cassetto fin dopo la morte di Fante, e venne pubblicato solo nel 1985. Oggi "La strada per Los Angeles" è considerato, dai lettori e dai critici, uno dei vertici dell'arte comica di John Fante, e un tassello indispensabile della saga di Bandini.

La strada per Los Angeles

Fante John

Da Vladimir Majakovskij a David Foster Wallace, da Cesare Pavese a Virginia Woolf: le storie di venticinque scrittrici e scrittori che hanno posto fine alla loro vita. Persone molto diverse tra loro anche rispetto al tema della morte. C’è chi aveva perseguito razionalmente l’atto finale del suicidio passando il tempo a teorizzarlo; chi sembra non aver resistito a una serie di disgrazie terribili; chi portava in sé un dolore emotivo che temeva inguaribile. Elemento comune, una insopportabile sofferenza che troppo spesso e irrispettosamente è stata etichettata come “depressione”. Raccontare queste esistenze è un atto di riconoscenza per gli scritti che ci sono stati lasciati, e insieme un atto di riparazione per l’ipocrisia di una società che ritenendo il suicidio un gesto inaccettabile continua a operare intorno ad esso ogni sorta di manipolazione, dall’occultamento alla sottovalutazione, quando non arriva addirittura all’ostracismo riguardo alle opere e alle figure dei suicidi.

L’ultima pagina

Schimperna Susanna