Giallo - thriller - noir

Il giorno dei morti

De Giovanni Maurizio

Descrizione: Il commissario Ricciardi è il protagonista indiscutibile della scena criminale della Napoli anni Trenta. I casi che prende in consegna vengono risolti con abilità e precisione che lascia sconcertati i suoi colleghi e le istituzioni. A non tutti piace questa sua capacità che si dice sia innaturale, dettata addirittura dal demonio. Certo Ricciardi ha dalla sua un dono, quello di ascoltare le ultime parole del morto assassinato nel luogo del delitto. Un’abilità divinatoria che lo inserisce quasi in una categoria stregonesca. Eppure a volte neanche questi mezzi sembrano bastare di fronte ai misteri di certi crimini. Il Giorno dei Morti viene rinvenuto il cadavere di un bambino. Ricciardi è allertato e parte subito con la ricerca degli indizi. È un’indagine che però nasce in nefaste condizioni. Le autorità fermano ogni tipo di inchiesta perché sta per arrivare in città Benito Mussolini. Non è il caso di distogliere l’attenzione e a Ricciardi viene sottratta la pratica. Al giovane e coraggioso commissario toccherà indagare in modo clandestino, ma soprattutto dovrà indagare senza alcun indizio perché nel luogo del delitto, per la prima volta non viene avvertita alcuna voce. A questo punto un interrogativo: ha esaurito il suo dono oppure quel bambino non è stato ucciso lì? Maurizio De Giovanni torna con la sua voce inconfondibile e le atmosfere di una Napoli ipnotica e affascinante al quarto romanzo sul commissario che di storia in storia conquista e avvince sempre più lettori.

Categoria: Giallo - thriller - noir

Editore: Fandango

Collana:

Anno: 2011

ISBN: 9788860441676

Recensito da vanloon12

Le Vostre recensioni

Commissario Luigi Alfredo Ricciardi, inizio esprimendole il mio dispiacere per averla conosciuta solo a partire da questo suo piovoso autunno. Perché, davvero, mi sono divertito in sua compagnia.

Ma veniamo a una recensione più seria. L’ambientazione è quella di una insolita Napoli degli anni ‘30. Insolita  perché manca il sole, insolita perché si sta tirando a lucido per la visita di Benito Mussolini. Quindi bisogna che tutto funzioni, che non ci siano ombre. Nella settimana dei morti, però, ai piedi dello scalone di Capodimonte viene trovato il cadavere di uno scugnizzo. Uno dei tanti “bambini di strada”, talmente magro e malconcio che è difficile stabilire la sua età. Singolarmente, il “Fatto”, ovvero la misteriosa dote di Ricciardi di vedere le vittime di omicidio nell’attimo prima dell’assassinio (e Napoli ne era piena in quegli anni…) , tace. Apparentemente, quindi, il bambino non ha subito una morte violenta, l’unica che Ricciardi riesce a visualizzare. E’ proprio questo aspetto che tocca particolarmente il commissario. Il sospetto per questa morte apparentemente pulita, lineare. Una delle tante morti per miseria.

Però quel corpicino, un mucchio d’ossa buttato per strada, stride con la venuta del Duce e con quella simulazione di normalità che i vertici della Regia Questura di Napoli vorrebbero imporre alla città. Perché di normale, nell’esistenza del bambino, non c’è stato nulla. E Ricciardi deve arrivarci da solo, di nascosto, indagando in modo non ufficiale. Minuto, balbuziente al punto di meritarsi il soprannome Tetté, il piccolo Matteo era stato abbandonato alla nascita. Di istituto in istituto, la sua vita di stenti l’aveva portato a vivere in una parrocchia, sottostando alle angherie dei ragazzi più grandi, all’ambiguità del sagrestano e all’avidità di Don Antonio, un parroco che vedeva in lui una fonte di guadagno a causa dell’affetto che una ricca e sterile ereditiera, Carmen, portava al bambino.

Attorno a un Ricciardi sempre più febbricitante, si muovono figure di varia umanità. Luisa Lucani, vedova Vezzi, spasimante, a sua volta ammirata da tutta la città. Il fido Maione, collaboratore che forse passa troppo bruscamente dalla tenerezza alla violenza. Il bel personaggio del medico legale Modo, antifascista e fuori dagli schemi. E la dolce e timida Elvira, con cui sboccia una simpatia profonda fatta di sguardi dalla finestra.

Sullo sfondo, una Napoli diversa, piovosa, grigia, claustrofobica. Un ottimo affresco. Un romanzo che mi ha fatto venire voglia di tornare indietro per leggere le altre stagioni della quadrilogia del commissario. Complimenti alla voce sicura di Maurizio De Giovanni!

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