Narrativa

Il giro dell’oca

De Luca Erri

Descrizione: Dialogando con il figlio mai avuto, un uomo ripercorre la sua vita. Ma se a quel padre e a quel figlio dà la voce Erri De Luca, leparole nate dalla notte emanano luce. “Le parole, figlio, non inventano la realtà, che esiste comunque. Danno alla realtà la lucidità improvvisa, che le toglie la sua naturale opacità e così la rivela.” In una sera senza corrente elettrica, mentre rilegge Pinocchio, un uomo sente la presenza del figlio che non ha avuto, il figlio che la madre – la donna con cui in gioventù lo concepì – decise di abortire. Alla fiamma del camino, il figlio gli appare già adulto, e quella presenza basta “qui e stasera” a fare la sua paternità. Per tutta la notte al figlio “estratto da una cena d’inverno” lui racconta “un poco di vita scivolata”. E così ecco l’infanzia napoletana, la nostalgia della madre e del padre, il bisogno di andare via, di seguire la propria libertà – “lalibertà che ho conosciuto è stata andare e stare dove non potevo fare a meno” –, le guerre trascorse ma anche i baci che ha dato… e, a poco a poco che racconta, immagina le reazioni di questo figlio adulto, ciò che potrebbe dire, fino a che il figlio, da muto che era, prende la parola e inizia a dare voce alla propria curiosità (“a proposito di maschere, di che ti vestivi a Carnevale?”), punteggia il racconto del padre con domande e osservazioni, lo guida, aiuta a mettere i dettagli a fuoco, e si fa guidare. Il monologo iniziale diventa così un dialogo a due voci, che indaga su una vita, sugli affetti, sulle scelte fatte, sui libri letti e su quelli scritti, sull’importanza delle parole e delle storie. Un’indagine che, più che tracciare un bilancio, vuol essere scandaglio, ricerca intima – quasi una rivelazione –, che accoglie l’obiezione, è aperta all’errore, si china sull’inevitabilità di ciò che è stato e salva, tramanda le qualità emerse dai ricordi (“questa potrebbe essere una dote per me: imparare da qualunque esempio”)...

Categoria: Narrativa

Editore: Feltrinelli

Collana: I Narratori

Anno: 2018

ISBN: 9788807033216

Recensito da Elpis Bruno

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Il giro dell’oca di Erri De Luca è un romanzo ricco di spunti, con riflessioni e inflessioni interessanti.

Lo sviluppo dell’opera è in crescendo: lo scrittore si rapporta a un figlio mai avuto (“Una donna in gioventù mi disse di avere abortito. Stetti zitto, non contavo niente nella sua decisione presa e fatta”). Inizialmente è quasi un soliloquio (“A noi del maschile non spetta il governo delle nascite”) che prende spunto da una mancanza (“Interrotta la serie delle nascite, ero un ramo senza gemma, o come dice un pescatore amico: uno scoglio che non fa patelle”), poi il racconto si trasforma in dialogo e il confronto, sempre più serrato, si sposta sul piano esistenziale.

Nella fase del soliloquio Erri De Luca affonda nel ricordo: quando marinava la scuola e si nascondeva allo zoo, l’esperienza della guerra dei Balcani, i genitori, e riflessioni su vari temi.

La morte: “Quando mi si è fermato il cuore sulla barella del pronto soccorso, ho sentito il nero, non un colore, era una densità”.

La fede: “La fede non è una delle varie intimità che ti mancano, è una tua rinuncia a riceverla”.

La verità: “Ma è proprio questa la manifestazione abituale della verità: è inverosimile”.

Il lettore viene sospinto poi nel dialogo (“E ora basta con questi argomenti smisurati”). Il figlio mai nato provoca lo scrittore sulle sue esperienze di vita (“Sono stato militante rivoluzionario finché c’è stata una folla che agiva così. Dopo di quella, non posso usare il termine rivoluzionario per una condotta individuale”) e autoriali (“Non sai raccontare il ridicolo, un deficit per un narratore”). Lo costringe a confessare la superiorità della lettura (“Chi legge o ascolta non è un recipiente vuoto da riempire, ma un moltiplicatore di quello che riceve. Aggiunge di suo immagini, ricordi, obiezioni”) sulla scrittura (“Se riduciamo questo scambio a quello tra personaggio e autore, allora è certo che prevali tu… da lettore, vorrei incontrare Achab, non il suo autore”) e alcuni limiti (“Lo ammetto. Io posso raccontare solo storie mie. Se qualcuno mi racconta la sua e mi chiede di scriverla, non lo so fare”).

Non mancano aneddoti montanari (“Ero su una parete delle Dolomiti, mi è arrivato addosso il temporale… Vicino a me è spuntata una camoscia con un cucciolo dietro. In mezzo a quel baccano tormentato, scalava tranquilla e misurata con il piccolo… Un coraggio può venire dall’imitazione… Ho seguito l’ordine di una capitana camoscia”), riferimenti all’amata Napoli (“In un quadro di Velasquez c’è la fucina di Vulcano, cavernosa, che riceve la visita di apollo. Questo è la città: scambio di cortesie tra dio del fuoco e quello a capo delle Muse”) e incursioni nell’etimologia (“L’origine della parola mariuolo. Nelle processioni dedicate alla Madonna s’infiltravano i borseggiatori approfittando della folla e della devozione. Mariuolo viene da Maria, il ladro delle sue cerimonie religiose”).

Il finale è di stampo esistenziale (“Senza di me tu esisti lo stesso. Io senza di te sarei neanche un’ipotesi. Ma qui stiamo facendo a gara a chi esiste meno” dice il figlio; “Figlio… stasera tu puoi dire: io sono. Sei presente e hai più futuro di me”, replicherà il padre) e ha un epilogo introiettivo:
Prendi il mio posto… nessuno si accorgerà della sostituzione… questo corpo. Te lo cedo…”
“Non me la sento, troppo impegno esistere… preferisco la libertà di dileguarmi.

Erri De Luca si fa amare per il suo modo un po’ sconnesso di narrare (“I bambini sono i più ghiotti, nascono con una sarabanda di terrori da ammansire con i racconti”) e per gli immancabili aforismi (“Il denaro è un terribile padrone, ma un servo eccellente”).

Bruno Elpis

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