
LA GENTE CHE STA BENE
Baccomo Federico
Descrizione: Giuseppe Berto è stato il primo scrittore italiano ad avere il coraggio di uscire allo scoperto parlando della propria esperienza di depresso cronico. La grandezza de Il male oscuro, tuttavia, non risiede soltanto nel tentativo dell’autore di liberarsi terapeuticamente di un peso e di andare alle radici di un problema medico, ma sta soprattutto nella volontà di rompere il muro di ipocrisia e di indifferenza dietro il quale si era trincerata la società degli anni Sessanta. Attraverso un flusso di coscienza che ricorda La coscienza di Zeno di Italo Svevo, Giuseppe Berto intraprende la ricerca delle cause del "male oscuro" che lo attanaglia, partendo dalla cronaca di alcuni avvenimenti della propria infanzia: dal difficile rapporto con il padre (la cui morte sarà il motivo scatenante della depressione) al complesso di Edipo; dall’ambigua e latente conflittualità sessuale allo smodato desiderio di gloria del protagonista, che gli provocò sempre un forte senso di colpa. Quella di Berto è un’indagine lunga, profonda, non priva di momenti ironici e grotteschi che, dopo aver messo a fuoco gli anni del matrimonio, quelli della nascita della figlia Augusta e della fuga in Calabria a seguito del tradimento della moglie, si soffermano meticolosamente sullo snodo centrale della vita di Berto: la scoperta della psicanalisi e di un terapista che lo aiuterà a guarire da alcuni dei suoi sintomi più dolorosi. Un sapiente miscuglio di comicità e tragicità che ne fa, ancora oggi, un romanzo che per la sua attualità tematica, e la sua umanità, può essere apprezzato in qualsiasi epoca.
Categoria: Narrativa
Editore: Neri Pozza
Collana: Bloom
Anno: 2016
ISBN: 9788854514065
Chiedete a un uomo qualunque il segreto del suo successo. Molto probabilmente vi risponderà: quale successo? Non l'avvocato Giuseppe Ilario Sobreroni. Nessuna crisi, nessuna precarietà per lui, Giuseppe ce l'ha fatta: ha una famiglia ideale, un solido conto in banca, una carriera in ascesa. Ma proprio quando un'intervista in uscita sulla principale rivista di settore e l'invito al più esclusivo dei ricevimenti sono lì a decretare il suo trionfo, quel mondo così perfetto mostra tutte le sue crepe e, pezzo dopo pezzo, comincia a franare. Sprezzante e narcisista, Giuseppe non ha intenzione di rinunciare alla sua fetta di paradiso. A volte però, tenersi stretto il proprio posto sulla vetta può richiedere molto più di un po' di ambizione e qualche riga sul curriculum. In una Milano canicolare, popolata da un'umanità alla ricerca disperata di un modo per stare a galla o quantomeno di un parcheggio vicino al ristorante, Federico Baccomo allestisce una commedia caustica e brillante, per raccontare con spietata ironia il ghigno di un uomo che, pagina dopo pagina, ha sempre meno motivi per ridere.
LA GENTE CHE STA BENE
Baccomo Federico
Gialla, veloce, imprendibile: un’Audi rubata semina il panico nelle strade del Nord Est. L’ispettore Stucky e la sua squadra le danno la caccia, ma il bolide sfreccia nella notte, sguscia tra le dita. Tra un inseguimento e l’altro Stucky frequenta (per ragioni di servizio!) bordelli cinesi e aiuta un’amica poliziotta in un’indagine spinosa: un collega ha ucciso la moglie e si è suicidato. Dietro questo gesto disperato, l’ombra di un uomo misterioso: colto, elegante, cinese. Ha un attico con vista su Porto Marghera, e conquista il Nord Est, pezzetto dopo pezzetto, come un giocatore di go. Quando siamo diventati così facili prede? si chiede Stucky. E si addentra pericolosamente nella rete. Sul filo della cronaca recente, l’avventura più ‘gialla’ con l’ispettore Stucky. Con contorno di vicine di casa belle e smaliziate, giovani colleghi di variegata simpatia, poliziotte notevoli in molti sensi, cani perfettamente all’altezza, uno zio persiano in crisi, alle prese con un innamoramento tardivo. Mentre il crimine finisce per porre le domande giuste, la vita si svela nelle chiacchiere notturne su un pavimento di legno, con l’odore di un alcolico pregiato che dura a lungo nelle narici. Un romanzo pieno di azione, di atmosfera, di spunti stimolanti sulla fragile realtà che ci circonda. Una lettura di piacere e di sostanza, tutta da gustare.
Pericolo giallo
Ervas Fulvio
Dopo anni di lavoro totalizzante in un’importante società di eventi, Nina viene lasciata a casa. Disoccupata, cinica e piena di pregiudizi, circoscrive la vita entro i confini del suo condominio a ringhiera, mantenendo però una florida e fittizia routine tra chat e social network: più del senso di vuoto, è l'onta della disoccupazione a toglierle il sonno. Indolente, trascorre le giornate a osservare i condomini, punti di riferimento di un mondo intimo ma che sente lontano. Fin quando la sua attenzione si concentra su una vicina da sempre scostante, diventata improvvisamente perno silente e misterioso di un gineceo di tre anziane: la smilza, la leopardata e la forzuta.
Le affacciate
Perali Caterina
In quel fine ottobre del 1929 sferzato dal vento e da una pioggerella fastidiosa e insistente, a Bellano non succede nulla di che. Ma se potessero, tra le contrade volerebbero sberle, eccome. Le stamperebbe volentieri il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò sul muso di tutti quelli che si credono indovini e vaticinano sul sesso del suo primogenito in arrivo, aumentando il tormento invece di sciogliere l'enigma, perché uno predice una cosa e l'altro l'esatto contrario. Se le sventolerebbero a vicenda, e di santa ragione, il brigadiere Efìsio Mannu, sardo, e l'appuntato Misfatti, siciliano, che non si possono sopportare e studiano notte e giorno il modo di rovinarsi la vita l'un l'altro. E forse c'è chi, pur col dovuto rispetto, ne mollerebbe almeno una al giovane don Sisto Secchia, coadiutore del parroco arrivato in paese l'anno prima. Mutacico, spento, sfuggente, con un naso ben più che aquilino, don Sisto sembra un pesce di mare aperto costretto a boccheggiare nell'acqua ristretta e insipida del lago. Malmostoso, è inviso all'intero paese, perfino al mite presidente dei Fabbriceri, Mistico Lepore, che tormenta il prevosto in continuazione perché, contro ogni buon senso, vorrebbe che lo mandasse via. E poi ci sono sberle più metaforiche, ma non meno sonore, che arrivano in caserma nero su bianco. Sono quelle che qualcuno ha deciso di mettere in rima e spedire in forma anonima ai carabinieri, forse per spingerli a indagare sul fatto...
Quattro sberle benedette
Vitali Andrea
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