Letteratura americana

Il teatro di Sabbath

Roth Philip

Descrizione: «Straordinario, questo romanzo di Roth; è stupefacente, sferzante, uno dei capolavori narrativi piú insoliti che mi sia capitato di leggere... Una vera delizia». James Wood, «New Republic» Il teatro di Sabbath è una creazione comica di proporzioni epiche, e Mickey Sabbath ne è lo smisurato eroe. Un tempo burattinaio scandalosamente creativo, a sessantaquattro anni Sabbath conserva il suo sprezzante antagonismo e la sua sfrenata libidine. Ma dopo la morte della sua amante di vecchia data - uno spirito libero in fatto di erotismo, la cui audacia nell'adulterio supera perfino quella dello stesso Sabbath - egli s'imbarca in un viaggio turbolento nel proprio passato. Nudo e dolente, perseguitato dai fantasmi di coloro che piú l'hanno amato e odiato, ordirà una sequela di disastri farseschi che lo condurranno sull'orlo della follia e dell'estinzione.

Categoria: Letteratura americana

Editore:

Collana: Super ET

Anno: 1996

ISBN: 9788806225360

Recensito da Lucilla Parisi

Le Vostre recensioni

Questo anche degli attori alla fine lo indusse a tornare ai burattini, che non dovevano mai fingere, che non recitavano mai. Il fatto che fosse lui a creare i loro movimenti e a dare a ciascuno di loro la voce non metteva a repentaglio il loro essere reali, mentre Nikki, così fresca e attenta e così dotata, non lo convinceva mai fino in fondo proprio perché era una persona vera. Con i burattini non devi mai estromettere l’attore dal personaggio. I burattini non hanno niente di falso, di artificiale, non sono metafore degli essere umani. Erano quello che erano, e non bisognava mai preoccuparsi che uno di loro sparisse dalla faccia della terra, proprio come aveva fatto Nikki.

Niki era un’attrice, tanto abile e credibile nei panni di altri, quanto incapace a vestire i propri, quelli della figlia e quelli, ancora giovanissima, della prima moglie di Morris Sabbath, conosciuto da tutti come Mickey. E’ lui il burattinaio ebreo nato nel New Jersey, fratello di Morty Sabbath, pilota dell’Aeronautica americana, abbattuto in volo nel cielo delle Filippine il 12 dicembre 1944. E’ lui il secondogenito Sabbath arruolatosi in Marina, frequentatore dei migliori ma anche dei peggiori bordelli del Centro e del Sudamerica. E’ sempre Sabbath l’artista di strada di New York, denunciato e condannato per turbamento della quiete pubblica e oscenità nel 1956. E’ sempre lui il giovane e controverso regista teatrale sovvenzionato dai ricchi produttori progressisti Norman e Linc. E’ lui il seduttore e “distruttore della morale, corruttore della gioventù” a Madamaska Falls, marito dell’alcolizzata e imprevedibile Roseanna e, ormai sessantenne, amante della focosa Drenka, moglie dell’albergatore Matija Balich.
Niente nella vita di Mickey Sabbath è andato davvero come doveva andare e niente riesce a concludersi come lui vorrebbe. Una cosa è certa, però, neppure Sabbath sa come sarebbe dovuta andare.
Tanto i vestiti sono comunque una maschera. Quando si va in giro e si vede tutta la gente vestita si comprende con certezza che nessuno ha la minima idea del perché sia nato e che, se ne rendano conto o no, le persone sono perennemente impegnate a recitare un sogno.

Il corpo femminile, l’amplesso, l’eiaculazione e la perversione sono per l’impopolare Mickey Sabbath l’unica ragione per cui affannarsi in questa vita. Il sesso è l’unico strumento di redenzione e fonte di felicità immediata a cui immolarsi. Ogni donna, qualunque siano l’estrazione sociale o l’età, è per lui oggetto di conquista. Di più: è un luogo accogliente da scoprire e in cui lasciarsi andare senza freni. L’erotismo permea ogni aspetto della realtà: è la forza motrice di ogni azione o omissione. Basta guardare bene, a fondo, e lo si trova ovunque.

E’ difficile sfuggire alla malia di Sabbath, nonostante sia fisicamente repellente. Il suo corpo tarchiato, le mani segnate dall’artrite e una lunga barbetta imbiancata dagli anni, il tutto condito da un insopportabile cinismo e un impareggiabile sarcasmo, sono le sue uniche armi di conquista.
Capace di demolire pregiudizi e certezze, smascherare moralismi e ipocrisie, Mickey Sabbath è una macchina da guerra, è un’arma di distruzione di massa: famiglie a pezzi, individui irrimediabilmente perduti, tombe profanate. Non c’è nulla di cui Mickey Sabbath abbia pietà.
Nonostante l’artrite che gli deformava le dita, in fondo al cuore era sempre il burattinaio, amante e maestro di inganni, di artifici e di irrealtà: questo ancora non se l’era strappato di dosso. Quando avesse perduto anche quello, allora sarebbe davvero morto.

Fa tutto parte del suo riuscitissimo spettacolo: le persone si muovono nelle mani del vecchio burattinaio come oggetti inanimati, completamente assoggettate, disincantate.
Quando tutto è distrutto, però, l’unico luogo in cui tornare è il passato. E’ lì che si è irrimediabilmente creato il personaggio del burattinaio crudele. E’ nei silenzi di Yetta, suo madre, l’origine della sua infelicità ed è lì che, in qualche modo, Mickey Sabbath cercherà di tornare.
Avevano l’infinità. E lui era cresciuto a infinità, e mamma…all’inizio erano una cosa sola. Sua madre, sua madre, sua madre, sua madre…e poi erano sua madre e suo padre e la nonna e Morty e l’Atlantico in fondo alla strada. L’oceano, la spiaggia, e le prime due strade dell’America, poi la casa, e nella casa una mamma che non aveva mai smesso di fischiettare fino al dicembre del 1944.

Il teatro di Sabbath è un romanzo spietato: Philip Roth, lo sappiamo, non usa mezza misure. Va dritto al punto e lo fa con quell’ironia pungente di cui è maestro.
Il suo protagonista compie le peggiori nefandezze: è crudele, infedele e implacabile e il suo fisico sembra proiettare all’esterno tutto il marcio che ha dentro. Non ci sono contraddizioni in Mickey: è esattamente quello che appare. Malefico e ributtante, ha la capacità di svelare le peggiori falsità, nelle migliori famiglie come nei più riusciti e insospettabili individui.
Le contraddizioni, i fallimenti e le miserie dei personaggi sono quelli di un’intera società, ma non solo quella americana. Ce n’è per tutti: umani, santi e… burattini.

Divertente e dissacrante e, soprattutto, scritto magnificamente, Il teatro di Sabbath è un romanzo riuscitissimo.
Uscito nel 1995, è stato ripubblicato quest’anno da Einaudi, con una nuova veste, nella collana Super ET.
I burattini possono volare, levitare, roteare, ma soltanto le persone e le marionette si limitano a correre e a camminare. Ecco perché le marionette lo avevano sempre annoiato […] E quei fili troppo, troppo visibili, troppo spavaldamente metaforici. E quella servile imitazione del teatro umano. Mentre i burattini…infilare la mano in un burattino e nascondere il viso dietro al fondale! Non esiste niente di paragonabile nel regno animale! […] L’errore è di pensare che agire e parlare sia l’espressione naturale di altri, invece che dei burattini. La felicità è essere mani e voce, tentare di essere altro, cari allievi, è follia. Se Niki fosse stata un burattinaio, forse sarebbe ancora viva.

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