Narrativa

INSEPARABILI

Piperno Alessandro

Descrizione: Inseparabili. Questo sono sempre stati l'uno per l'altro i fratelli Pontecorvo, Filippo e Samuel. Come i pappagallini che non sanno vivere se non sono insieme. Come i buffi e pennuti supereroi ritratti nel primo fumetto che Filippo ha disegnato con la sua matita destinata a diventare famosa. A nulla valgono le differenze: l'indolenza di Filippo - refrattario a qualsiasi attività non riguardi donne, cibo e fumetti - opposta alla determinazione di Samuel, brillante negli studi, impacciato nell'arte amatoria, avviato a un'ambiziosa carriera nel mondo della finanza. Ma ecco che i loro destini sembrano invertirsi e qualcosa per la prima volta si incrina. In un breve volgere di mesi, Filippo diventa molto più che famoso: il suo cartoon di denuncia sull'infanzia violata, acclamato da pubblico e critica dopo un trionfale passaggio a Cannes, fa di lui il simbolo, l'icona in cui tutti hanno bisogno di riconoscersi. Contemporaneamente Samuel vive giorni di crisi, tra un investimento a rischio e un'impasse sentimentale sempre più catastrofica: alla vigilia delle nozze ha perso la testa per Ludovica, introversa rampolla della Milano più elegante con un debole per l'autoerotismo. Nemmeno l'eccezionale, incrollabile Rachel, la mame che veglia su di loro da quando li ha messi al mondo, può fermare la corsa vertiginosa dei suoi ragazzi lungo il piano inclinato dell'esistenza. Forse, però, potrà difendere fino all'ultimo il segreto impronunciabile che li riguarda tutti... Alessandro Piperno ritrova la famiglia Pontecorvo - già protagonista di Persecuzione - e chiude il dittico del Fuoco amico dei ricordi con un'opera del tutto autonoma che, al tempo stesso, scioglie ogni nodo lasciato in sospeso dal primo libro. Inseparabiliè la storia di una famiglia che deve lottare con l'amore e il rancore, il lutto e la solitudine, fino alla resa dei conti. È il racconto verosimile fino al dettaglio di quanto fortuito e inarrestabile sia il meccanismo che genera un grande successo mediatico e insieme il "referto" implacabile, scioccante, degli effetti che una pubblica glorificazione può sortire su chi ne è oggetto: sui suoi desideri, sul suo carattere, sulle relazioni con coloro che ama. È un libro splendente, ironico, emozionante, percorso da una felicità narrativa che ricorda l'euforia di Con le peggiori intenzioni - la cui protagonista, Gaia, fa da guest-star in un velenoso cammeo. Un grande romanzo di oggi, veloce, crudele ma cadenzato dal passo classico di una Commedia umana che senza tempo si ripete.

Categoria: Narrativa

Editore: Mondadori

Collana: Scrittori Italiani e Stranieri

Anno:

ISBN: 9788804608806

Trama

Le Vostre recensioni

Anno 1929: un giovane Albero Moravia pubblica la prima edizione de “Gli indifferenti”, romanzo scandalo che impietosamente ritrae la noia e la falsità della classe borghese all’epoca del fascismo.
Anno 2012. Il romanzo “Inseparabili – Il fuoco amico dei ricordi” di Alessandro Piperno vince il premio Strega, narrando e ritraendo la borghesia dell’anno 2010.
Sono passati ottant’anni e mi viene naturale chiedermi: cos’è cambiato – in quasi un secolo – in questa classe sociale?
Qual è stata l’evoluzione dei fratelli Michele e Carla, della madre Mariagrazia e del suo viscido amante Leo, protagonisti de “Gli indifferenti”?
La risposta la dobbiamo cercare nei personaggi degli “Inseparabili”: in Filippo e Samuel (o Semi) Pontecorvo, due fratelli romani di origine ebrea dei quali Piperno celebra vita, morte e miracoli (soprattutto, ma non esclusivamente, sessuali). E nei loro genitori: la madre Rachel e – coincidenza imbarazzante di nomi! – nel defunto padre Leo.
Filippo è autore di comics di successo (“Erode e i suoi pargoli”): è sposato ad Anna, ricca di famiglia, “un’attricetta … che solca lo show business dall’età di quindici anni … una revanscista di prim’ordine che ogni sera, prima di addormentarsi, fantastica su una ribalta che le consenta di superare di slancio qualsiasi successo il padre abbia mai ottenuto …”. Con queste premesse, ‘Fili’ conduce “una vita equamente spartita tra lassismo ipocondria e disincanto”, da fedifrago impenitente.
Samuel è “il fratello inessenziale, … il cadetto in tutti i sensi”: un bocconiano che dopo un’esperienza manageriale in banca si lancia in un’avventura imprenditoriale spericolata. Le ansie sedate a colpi di Pasaden e il senso di colpa per la morte del padre sono le probabili cause della sua disfunzione sessuale.
I due fratelli si muovono in un mondo ove trionfano volubilità, superficialità, noia, maldicenze, tra “feste estive in terrazzo in occasione delle quali … circondarsi di … amici eccentrici e di … nemici prestigiosi”. In una generazione nella quale “l’interesse dei ragazzi per la marca degli zainetti e l’ossessione delle ragazze per la lacca e il mascara” hanno “soppiantato in modo così radicale qualsiasi utopia rivoluzionaria.”
Ma è soprattutto il diaframma che separa le persone, lo stesso che fa vivere agli eroi di Moravia una vita esteriore falsa e scollata da quella interiore, il vero dramma della vita familiare: “l’atmosfera di grottesca, insensata omertà in cui l’intera famigliola è precipitata” al punto da asserire che “l’ipocrisia è una preziosa risorsa sociale” e “il miglior antidoto contro il caos.”
Le cose più interessanti del romanzo?
Innanzitutto l’abilità descrittiva e la ricchezza del linguaggio. Volutamente contaminato dalle evoluzioni borghesi della lingua italiana.
Poi l’espediente di rivelare nelle ultime pagine l’identità del narratore onnisciente, che è anche l’autore delle illustrazioni.
Infine l’esplosione impietosa del fuoco amico dei ricordi, nel seminterrato (il “palcoscenico sommerso della loro ultraventennale ipocrisia”), ove il padre ha vissuto da recluso dopo l’infamante accusa di pedofilia. Quando, sotto i colpi dei ricordi che deflagrano, il fuoco amico divampa, lo spettro della festa ebraica, quel “Seder di Pesach” “occasione … di riunire attorno a sé parenti”, evoca – ancora una volta – la festa con la quale si conclude la resa degli “Indifferenti”.
E dunque torniamo alla domanda iniziale: cos’è cambiato in un secolo (seppure approssimato per eccesso)? La risposta è: nella sostanza poco o niente.
E allora mi faccio un’altra domanda: che senso ha attribuire un premio letterario a un romanzo che declina e proclama il fallimento umano, la vacuità esistenziale e l’ipocrisia dei rapporti sociali in tempi come quelli che stiamo vivendo? Probabilmente nessuno. Questa è la risposta che si è dato …
… Bruno Elpis

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