Narrativa

Istituto di bella morte

Ely David

Descrizione: Il libro - uscito per la prima volta nel 1964, quando gli Stati Uniti avevano appena perso Kennedy - è stato ripubblicato da Cliquot

Categoria: Narrativa

Editore: Cliquot

Collana:

Anno: 2022

ISBN: 9788899729530

Recensito da Redazione i-LIBRI

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Istituto di bella morte

Una moglie inappuntabile, una bella casa, un’ottima posizione da dirigente di banca, ma all’improvviso arriva l’occasione della vita: quella di cambiare tutto. C’è un misterioso istituto, con cui Wilson entra clandestinamente in contatto, che mette in scena la morte o la scomparsa dei suoi clienti e costruisce per loro una nuova identità, un nuovo posto nel mondo più affine all’indole e ai desideri profondi del rinato. Il prezzo da pagare è che non si può tornare indietro; e Wilson, come molti altri, dovrà fare i conti con un istituto che non perdona chi prova a venire meno al contratto stipulato, ma ancora di più con un passato impossibile da cancellare con un colpo di spugna. “Istituto di bella morte”, pubblicato per la prima volta nel 1964, è un romanzo dai toni del thriller psicologico, dove gli ingredienti fondamentali sono l’intrattenimento, la suspense e, non ultima, una profonda riflessione su temi di importanza sempre più attuale come l’insoddisfazione strisciante nelle nostre vite e il senso della società moderna e del posto che ne occupiamo.

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Letta l’ultima pagina, si chiude Istituto di bella morte di David Ely con un senso di autentico orrore. La storia di un uomo di mezza età che cambia volto e anagrafe procede inesorabile e attraente per duecento pagine immergendoci nel più allarmante degli incubi, la perdita dell’identità e della volontà.

Il protagonista del romanzo, appena ripubblicato da Cliquot, è Antiochus Wilson, dirigente bancario di Chicago, una barca, due auto, una villetta per le vacanze, una moglie sfiorita e una figlia che sente di rado. Un vecchio amico dei tempi del college, Charley, si è fatto vivo con un progetto ardito: rinascere una seconda volta grazie a una nuova identità. Lo stesso Charley, che tutti credono morto per suicidio, è stato cliente di questo programma. Wilson sa che, una volta entrato in questa misteriosa agenzia, il processo sarà irreversibile; accetta comunque di seguire le istruzioni che lo portano nella clinica dove, per la modica cifra di trentamila dollari (del 1964), gli modellano un volto più giovane e attraente, gli donano una nuova esistenza (completa di casa in California, curriculum finto, maggiordomo e amici “rinati” come lui) e spacciano per il suo cadavere un morto recuperato chissà come. Abituarsi alla nuova identità (un pittore di discreto successo abituato a trastullarsi con le modelle) non è però per nulla facile, e intanto l’organizzazione lo tiene d’occhio temendo che parli troppo..

Il tema del libro non era nuovo neanche nel 1964. Per rimanere nella letteratura di genere, nel 1952 era uscito Dark Passage di David Goodis, in cui un galeotto innocente si fa rifare il volto da un chirurgo per indagare sul vero colpevole di omicidio; ma il capostipite è Il fu Mattia Pascal del nostro Pirandello, pubblicato addirittura nel 1904. Tutti questi romanzi hanno avuto trasposizioni sul grande schermo: Il fu Mattia Pascal tre volte (registi Marcel L’Herbier, Pierre Chenal e Mario Monicelli), Dark Passage con un pregevole noir di Delmer Davis interpretato da Humphrey Bogart, e Istituto di bella morte con un magnifico thriller di John Frankenheimer.

Uscito da noi come Operazione diabolica, il film di Frankenheimer gelò la platea di Cannes nel 1966, turbata dall’utilizzo inusuale di una star come Rock Hudson, dalla lunga scena di un festino bacchico e da un finale lacerante. Ma il libro non gli è da meno: se il film parte fin dai titoli di testa (del grande Saul Bass) in modalità lisergica, il romanzo di Ely è crudo e asciutto, e quindi ancora più agghiacciante e nichilista. Istituto di bella morte si nutre di una quieta disperazione, nella quale il protagonista sembra avere pochissime possibilità (e desiderio) di imporre la propria volontà.

In nome della “seconda chance”, o anche semplicemente del piacere, gli imprenditori della nuova vita s’impossessano faustianamente di corpo e anima, e l’americanissimo diritto alla felicità s’incrocia con una strisciante metafora dittatoriale. «La libertà», dice a Wilson suo genero, «è un’illusione. Nessuno sa farne buon uso. Mi riferisco alle masse, ovviamente. Hanno bisogno di essere protette da questa libertà, signor Wilson, e francamente, se a tal fine occorre una forma di governo che applichi controlli rigorosi e severi, bene, io per primo sarò lieto di vederlo nascere. A patto che lascino in pace le persone come lei e come me».

Nell’America disillusa del dopo Kennedy, risuonavano e risuonano ancora sinistre le parole che Charley dice all’antico amico, legittimando una lettura esplicitamente politica: «La maggior parte della gente può cambiare un sacco di cose — fede, partito politico, indirizzo di residenza — ma nessuno può cambiare la propria identità. Ecco, noi lo abbiamo fatto. È questa la differenza. \[…\] Non voglio star qui a farti la predica, ma penso che dovresti essere maledettamente d’accordo con l’idea che siamo l’America del futuro». Insomma, si parla di paranoia e scambi d’identità ma il vero tema è quello dell’individuo schiacciato da un potere che appare seducente e liberale ed è in realtà orrido e dispotico.

In quanto all’autore, David Ely, le notizie su di lui sono scarse e di difficile verifica. Istituto di bella morte è il libro più famoso di una carriera letteraria fatta più di racconti brevi che di romanzi. Il suo vero nome è David Eli Lilienthal ed è nato a Chicago. Oggi dovrebbe avere 95 anni. A meno che non sia già defunto da tempo e la sua identità sia stata presa da qualcuno che, come Antiochus Wilson, anelava ad avere una seconda possibilità.

David Ely – Istituto di bella morte – Cliquot – Traduzione Daniela Pezzella – pagg. 208 – euro 20

Fonte: Repubblica online

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