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Jezabel

Némirovsky Irene

Descrizione: Quando fa il suo ingresso nell’aula di tribunale in cui verrà giudicata per l’omicidio del suo giovanissimo amante, Gladys Eysenach viene accolta dai mormorii di un pubblico sovreccitato, impaziente di conoscere ogni più sordido dettaglio di quello che promette di essere l’affaire più succulento di quanti il bel mondo parigino abbia visto da anni. Nel suo pallore, Gladys evoca davvero l’ombra di Jezabel, quell’ombra che nell’Athalie di Racine compare in sogno alla figlia, che così la descrive: «Non ne aveva, il dolore, smorzato la fierezza; / aveva anzi, ancora, quella finta bellezza / mantenuta con cure, con espedienti labili, / per riparar degli anni le sfide irreparabili». Sì, è ancora molto, molto bella, Gladys Eysenach: il tempo sembra averla «sfiorata come a malincuore, con mano cauta e gentile», quasi si fosse limitato ad accarezzarla teneramente, e le donne presenti nell’aula si sussurrano con invidia i nomi dei suoi innumerevoli amanti. Ma pochi giorni dopo, allorché vengono pronunciate le arringhe, tutta la sua bellezza pare averla abbandonata, e Gladys è ormai soltanto una donna vecchia e sfinita, che a mani giunte supplica i giudici di infliggerle la pena che merita. La condanna sarà lieve, invece, solo cinque anni: il movente passionale ha fatto sì che le venissero concesse le attenuanti previste dalla legge. Ma qual è la verità – quella verità che Gladys Eysenach ha cercato ad ogni costo di occultare? Qual è il vero movente dell’omicidio da lei commesso? Capace come pochi altri scrittori di scavare nel cuore femminile con implacabile, chirurgica precisione, Irène Némirovsky ci svela a poco a poco il segreto di questa donna che ha desiderato più di ogni altra cosa di sconfiggere il tempo, di rimanere immutabilmente bella, di essere amata per sempre – e che per questo è arrivata a uccidere.

Categoria: Recensioni

Editore: Adelphi

Collana: Biblioteca

Anno: 2007 8a edizione

Traduttore: Laura Frausin Guarino

ISBN: 9788845921476

Recensito da Gabriele Lanzi

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La ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza e il desiderio di apparire sempre giovani ed attraenti agli occhi di un uomo rappresentano aspetti ben noti nella società dell’apparenza in cui viviamo. Si tratta di “miti” che non ci sorprendono più, spesso incarnati da donne di mezza età che non riescono ad accettare l’inesorabile regola del tempo che passa e che consuma. Quello che – forse – ci può stupire è constatare questi medesimi comportamenti in una donna vissuta in un altro periodo storico, come quello degli anni trenta del novecento.

In Jezabel la Némirovsky ci conduce per mano facendoci conoscere Gladys Eysenach, ricca ed inquieta ereditiera che ha sorpassato il mezzo secolo di vita, perennemente alla ricerca di emozioni e di passioni spesso consumate con amanti più giovani che rimangono sedotti dal suo fascino (e dai suoi soldi). Grazie a queste esperienze Gladys trova quel conforto che le permette di illudersi di godere dei benefici di una giovinezza eterna. Acquisisce la consapevolezza della sua bellezza e della sua influenza sugli uomini fin dalla giovane età, durante le prime feste da ballo che testimoniano inesorabilmente la sua entrata in scena nella società dell’epoca: “ … Che delizia vedere un uomo ai propri piedi… Che cosa c’era di più bello al mondo di quel nascente potere femminile…?”. Gli anni però pian piano cominciano a passare ed arriva il momento in cui occorre rendersi conto che la propria figlia è cresciuta, è diventata una donna che ha il diritto di scegliere liberamente cosa fare nella vita, compresa la possibilità di avere un figlio e diventare a sua volta madre. Per Gladys tutto questo è inconcepibile: è cosciente di dovere voltare pagina, ma il suo egoismo assoluto non le permette di farsi da parte, di rinunciare al proprio piacere sacrificandosi per una figlia ed accettando, ad esempio, il ruolo di nonna. “… E’ spaventoso avere fatto del piacere l’unica ragione di vita e vedere il piacere allontanarsi, ma cos’altro c’è al mondo? Sono solo una donna, una fragile donna…”. Ma dove potrà mai condurre questo egoismo esasperato, questa incapacità di rendersi conto che l’età dell’oro è ormai finita? Prima o poi i nodi verranno al pettine, si dovrà fare i conti con le scelte compiute e non sarà più possibile nascondere i propri scheletri nell’armadio.

La Némirovsky tratteggia piuttosto spietatamente il personaggio di Gladys Eysenach, le sue debolezze, i suoi futili entusiasmi. Sembra quasi che il suo intento sia quello di raccontarci la vita di questa donna con l’intenzione di metterla alla berlina, spogliandola da qualsiasi alibi. Forse in tutto questo vi è un qualcosa di liberatorio, di terapeutico, considerando il fatto che le peculiarità della protagonista ben si adattano a quella che era la madre della stessa autrice.

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