Romanzo storico

La biblioteca segreta di Leonardo

Fioretti Francesco

Descrizione: 1498, Milano. Leonardo da Vinci aveva atteso con ansia quel primo incontro con Frate Luca Pacioli, allievo di Piero della Francesca e illustre matematico. Entrato nella cella del frate nel monastero francescano, nell’attesa che questi arrivi, Leonardo si sofferma su un dipinto che ritrae lo studioso. Un insieme di allegorie e di richiami alla geometria euclidea che lo colpisce infinitamente, di certo era stato il frate a scegliere ogni dettaglio. Per Leonardo, da sempre interessato a ogni branca del sapere, la matematica, il cui studio gli è stato precluso, rimaneva la regina di ogni scienza. Dal francescano avrebbe finalmente potuto apprendere quel sapere. L’incontro tra i due uomini, però, è funestato dalla morte del vicino di cella di Pacioli, un sedicente frate, in realtà un ladro, reo di aver trafugato degli antichi testi bizantini giunti in Italia in seguito alla rovinosa crociata condotta da Sigismondo Malatesta. Quei volumi sono di grandissimo interesse anche per Leonardo e Pacioli. Insieme, da Milano a Mantova, da Firenze a Urbino, attraversando un’Italia ormai al tramonto della felice epoca pacifica e indipendente, i due si metteranno sulle tracce dell’assassino e Leonardo scoprirà il misterioso enigma nascosto nel quadro che raffigura Pacioli.

Categoria: Romanzo storico

Editore: Piemme

Collana:

Anno: 2018

ISBN: 9788856665833

Recensito da Elpis Bruno

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La biblioteca segreta di Leonardo di Francesco Fioretti è un romanzo che trae spunto dalla filosofia del grande artista fiorentino (“La quinta essenza… desidera sempre ritornare al suo mandatario… E l’omo è modello del mondo”) e dalla sua attitudine a cifrare le sue opere attraverso simboli (“Lo chiamano eicosiexaedron, che vuol dire di ventisei facce… 18 quadrati e 8 triangoli equilateri, le tre sezioni mediane… sono ottagonali. L’otto e l’ottagono… sono simboli d’eternità, di resurrezione o di nuova creazione…”) e scrittura speculare.

Leonardo si trova a Milano, alla corte di Ludovico il Moro (“Doveva produrre il più gigantesco monumento equestre che fosse mai stato realizzato”). Nel suo laboratorio ha un garzone ladro e bugiardo (“Gian Giacomo, il suo garzone di quindici anni, che però lui chiamava Salaì, col nome di un diavolo del Morgante di Pulci”), che ben conosce le caratteristiche del maestro (“Quella mania del suo maestro di smontare le cose, di aprirle, persino i morti… per capirne – o carpirne – il funzionamento) e il suo interesse per le scienze matematiche (“La divina proporzione… è quella che oggi chiamiamo sezione aurea”).

Mentre Leonardo attende ad affrescare l’Ultima cena ed è alla ricerca di modelli involontari (“Il volto del giovane soldato al seguito del capitano Giovanni Conte… aveva trovato finalmente il viso del Cristo per il suo Cenacolo!”), l’incontro con Fra Luca Pacioli, l’enigmatico omicidio di un presunto frate e l’anelito alla  conoscenza inducono l’artista a rintracciare preziosi libri antichi (“Devo ritrovare quei libri. Vi sono racchiusi i segreti della meccanica, i disegni delle macchine più sofisticate degli antichi alessandrini, gli ingegni e la teoria per costruirli, di cui dobbiamo di nuovo impadronirci”).

Su Milano incombe la minaccia francese (“Che Francesco Sforza, padre del Moro, per legittimare la propria ascesa al potere avesse sposato la figli dell’ultimo Visconti non cambiava le carte in tavola”): Leonardo saluta il Moro e Beatrice d’Este, lascia la premessa di un amore (“Era Cecilia Gallerani, la donna per cui il Moro aveva nutrito … una passione divorante. Era la dama che Leonardo aveva raffigurato… con un ermellino sul braccio, che in verità era un furetto”), decide di riparare a Mantova presso Isabella d’Este, poi a Venezia, Firenze e infine a Urbino, dove imperversa Cesare Borgia detto il Valentino e si nasconde la soluzione del mistero dei libri trafugati (“È certo che la combinazione per aprire il passaggio in biblioteca sia contenuta nel ritratto di frate Luca”).

Il romanzo s’impernia sul fascino della personalità e dell’arte di Leonardo. La trama è piuttosto macchinosa, dunque l’energia del giallo storico viene attenuata dall’intrico e dall’erudizione che caratterizzano la storia.

Bruno Elpis

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