Saggi

La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg

Petrignani Sandra

Descrizione: Dalla nascita palermitana alla formazione torinese, fino al definitivo trasferimento a Roma, Sandra Petrignani ripercorre la vita di una grande protagonista del panorama culturale italiano. Ne segue le tracce visitando le case che abitò, da quella siciliana di nascita alla torinese di via Pallamaglio – la casa di Lessico famigliare – all’appartamento dell’esilio a quello romano in Campo Marzio, di fronte alle finestre di Italo Calvino. Incontra diversi testimoni, in alcuni casi ormai centenari, della sua avventura umana, letteraria, politica, e ne rilegge sistematicamente l’opera fin dai primi esercizi infantili. Un lavoro di studio e ricerca che restituisce una scrittrice complessa e per certi aspetti sconosciuta, cristallizzata com’è sempre stata nelle pagine autobiografiche, ma reticenti, dei suoi libri più famosi. Accanto a Natalia – così la chiamavano tutti, semplicemente per nome – si muovono prestigiosi intellettuali che furono suoi amici e compagni di lavoro: Calvino appunto, Giulio Einaudi e Cesare Pavese, Elsa Morante e Alberto Moravia, Adriano Olivetti e Cesare Garboli, Carlo Levi e Lalla Romano e tanti altri. Perché la Ginzburg non è solo l’autrice di un libro-mito o la voce – corsara quanto quella di Pasolini – di tanti appassionati articoli che facevano opinione e suscitavano furibonde polemiche. Narratrice, saggista, commediografa, infine parlamentare, Natalia è una “costellazione” e la sua vicenda s’intreccia alla storia del nostro paese (dalla grande Torino antifascista dove quasi per caso, in un sottotetto, nacque la casa editrice Einaudi, fino al progressivo sgretolarsi dei valori resistenziali e della sinistra). Un destino romanzesco e appassionante il suo: unica donna in un universo maschile a condividere un potere editoriale e culturale che in Italia escludeva completamente la parte femminile. E donna vulnerabile, e innamorata di uomini problematici. A cominciare dai due mariti: l’eroe e cofondatore della Einaudi, Leone Ginzburg, che sacrificò la vita per la patria, lasciandola vedova con tre figli in una Roma ancora invasa dai tedeschi, e l’affascinante, spiritoso anglista e melomane Gabriele Baldini che la traghettò verso una brillante mondanità: uomini fuori dall’ordinario ai quali ha dedicato nei suoi libri indimenticabili ritratti.

Categoria: Saggi

Editore: Neri Pozza

Collana: I narratori delle tavole

Anno: 2018

ISBN: 9788854511187

Recensito da Luigi Bianco

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Sandra Petrignani, La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg

«Nella realtà esistono soltanto i libri belli e i libri brutti, i libri che durano e i libri che muoiono, i libri che torniamo a leggere e rileggere dopo anni e anni e i libri che non rileggeremo mai. Tutto il resto sono chiacchiere».

Il 14 luglio del 1916, a Palermo, in via Libertà 101, nasce da Giuseppe Levi e Lidia Tanzi una bambina chiamata Natalia su suggerimento del fratello Gino, «come la protagonista di Guerra e pace». Un po’ per caso, quasi fosse capitata d’improvviso, – e in parte è così che verrà considerata dalla famiglia – inizia la vita di una scrittrice (o scrittore, come lei voleva definirsi), traduttrice, intellettuale in grado di attraversare e segnare profondamente tutto il Novecento letterario e culturale: Natalia Ginzburg. Ed è proprio in questi termini, con la quasi casualità di una nascita, che prende avvio il volume di Sandra Petrignani, La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg, uscito nel 2018 per Neri Pozza editore. Una donna, la Ginzburg, complessa, amara, con una forte moderazione e discrezione, dura come i suoi tratti che possiamo ammirare dalle fotografie e dai video dell’epoca, con occhi leggermente infossati, profondi, misterici, un po’ cupi e contratti in uno sguardo severo e accorto, velato di una certa tristezza mista a una dolcezza impenetrabile. È del segno del Cancro, Natalia, con la Luna in Capricorno e Marte in Vergine che – come lei stessa analizzava, per la sua naturale inclinazione verso la lettura delle carte e l’oroscopo – contribuiscono forse alla formazione di una personalità contraddittoria e anomala, eppure, diremmo noi, destinata a segnare le sorti culturali dell’Italia post-bellica.

La vita, pur colma di eventi segnanti, passa velocemente, «la Storia le passa accanto, e la travolge» in un vortice a tratti obliante che la scrittrice vuole osservare, comprendere, e riportare nei testi, tenendo ben saldo il suo valore più forte, la «verità», sua ossessione dai diciassette anni in poi. Attraverserà gli anni della Seconda Guerra mondiale a Torino, dove la famiglia si trasferirà a due anni dalla sua nascita, dove incontrerà e poi sposerà Leone Ginzburg, intellettuale straordinario nello scenario culturale dell’epoca, torturato e ucciso per mano tedesca nel carcere di Regina Coeli. Conoscerà e si scontrerà col Fascismo e con l’Antifascismo, intraprenderà l’avventura affascinante e ricca della casa editrice Einaudi, che porterà avanti prima a Torino e poi a Roma, in toni non sempre distesi e scontrandosi spesso con i suoi compagni-colleghi, Calvino, Pavese e Giulio Einaudi stesso, ai quali pure era legata da un profondo e sincero affetto. Insomma, la Storia non solo «le passa accanto», ma la attraversa con segni evidenti, sebbene la sua natura fosse sempre placida e silenziosa. Tradurrà Proust in un primo momento, poi più avanti Flaubert, Szymusiak, Maupassant, scriverà saggi, romanzi, racconti, testi drammatici, sarà deputata del PCI e giornalista. Nel Secondo dopoguerra, ben prima che Pasolini iniziasse a produrre i suoi celebri Scritti corsari, inizia una collaborazione con il Corriere della Sera «in cui prende delle posizioni spesso sorprendenti, polemiche, faceva molto discutere: per questo mi è piaciuto metterla su un piedistallo guerriero e pugnace», ricorda Sandra Petrignani in un’intervista su TG5, spiegando il perché della scelta del titolo così evocativo, La corsara; «siccome era anche una donna dimessa, spesso questo aspetto passa in secondo piano».

Una donna in cui il dolore è stato forte, presente per tutta la vita. L’infanzia in una famiglia incurante, altezzosa, spocchiosa, ben lontana dal comprendere il suo sguardo indagatore al centro del viso sempre contratto e austero; la morte truce e precoce del primo marito, Leone, da cui prende il cognome che decide di portare per tutta la vita, come per farlo rivivere in un tempo artificialmente dilatato; il suicidio improvviso del collega e amico Cesare Pavese in una camera d’albergo a Torino, in una giornata torrida e solitaria dell’agosto del 1950; la morte del secondo marito Gabriele Baldini, dal quale ha avuto due figli, entrambi disabili (il secondogenito morirà ad un anno e mezzo). Non una vita semplice, eppure non priva di gioie piccole ma essenziali: la sua fitta rete di conoscenze più o meno strette, come Elsa Morante, storica amica-nemica di Natalia, poi Alberto Moravia, Dacia Maraini, Cesare Garboli, Goliarda Sapienza; i figli, cinque in tutto considerando i tre avuti da Leone, che amerà con tutta sé stessa e che tanto saranno importanti, nel bene e nel male, nella vita della Ginzburg; infine i libri, i suoi libri, quelli letti, quelli tradotti e soprattutto quelli scritti, come aveva ben capito Leone: «La mia aspirazione è che tu normalizzi, appena ti sia possibile, la tua esistenza; che tu lavori e scriva e sia utile agli altri. […] Ti bacio ancora e ancora e ancora. Sii coraggiosa», scrive nella sua ultima lettera prima di essere trucidato. La scrittura è dunque la sua unica costante, il suo modo per esorcizzare i demoni del passato o per riviverli, sicuramente per imprimerli per sempre sulla carta: «Un romanziere scrive per gli amici, per chi conosce», dirà la Ginzburg in un’intervista. «Mi piace molto questo suo affrontare diverse arti», ricorda la Petrignani, che ha conosciuto la Ginzburg personalmente, come riporta in un episodio in apertura del volume: «Il teatro, la narrativa, il saggismo, il giornalismo, sempre con un taglio personale e imprevisto». Una scrittrice che «resta attuale perché perfettamente novecentesca, che non si è mai ripetuta nella struttura».

La corsara non è una biografia tout court. La ricerca annosa, precisa, ricostruttiva, svolta fra le carte, i documenti, le lettere, le opere, ma anche fra i luoghi vissuti da Natalia e fra le persone che a più gradi l’hanno conosciuta, bene emerge in un libro che ricopre tutto l’arco della vita, umana e letteraria, della scrittrice torinese. Scorrendo le pagine, che attraversano il lettore come una narrazione profonda, precisa, coinvolgente, si scopre a poco a poco un altro ritratto, una storia di un’altra donna, celata dietro la perfetta costruzione del volume. È il ritratto di Sandra Petrignani, a sua volta scrittrice e giornalista. È esattamente questa la forza de La corsara: la vita, l’opera, e la poetica di Natalia Ginzburg sono mediate e presentate al lettore attraverso la lettura, profonda ed emozionante, dell’autrice, senza perdere la precisione scientifica e la corposità della bibliografia consultata. La storia di Natalia è proposta come un romanzo, un lungo racconto che tocca gli avvenimenti di una vita che si è imposta, fra dolore e successo, abbandoni e nuovi incontri. La protagonista, la Ginzburg, si muove, vive, conversa e si confida con il lettore solo perché è l’autrice stessa ad essere riuscita a trovare la propria chiave di lettura tutta personale, ad aver interrogato e conosciuto Natalia dal profondo del proprio animo, «la più grande scrittrice del Novecento», da donna a donna, da scrittrice a scrittrice. Leggere e scoprire Natalia Ginzburg significa leggere e scoprire sé stessi, è questo che Sandra Petrignani cerca di comunicarci nelle 436 pagine limpide, vere e vivide. Nel finale, poetico e malinconico, descrive un’immagine di un film di Tomaso Sherman tratto da È stato così, romanzo breve della Ginzburg. È solo un’immagine, ma forse c’è dentro tutta la Ginzburg, tutta Natalia, tutti i suoi libri, la sua infanzia, i suoi figli, la sua morte, i suoi ricordi: «A volte la musica è sostituita dal tic-tac inesorabile del tempo che passa oppure, nelle scene terribili della morte della bambina in un albergo anonimo, da un carillon martellante che rende inutile l’andirivieni degli adulti una danza meccanica di burattini intorno alla piccola che urla. […] Se dovessi indicare adesso un’introduzione per immagini alla poetica della Ginzburg indicherei questo film». Non c’è dubbio, se dovessimo indicare un volume in grado di addentrarsi nell’animo tanto irrequieto quanto misterioso, tanto discreto quanto affascinante di Natalia Ginzburg, indicheremmo La corsara di Sandra Petrignani.

Luigi Bianco

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