
Memorie di una geisha
Descrizione: Un sabato sera come tanti in una cittadina della provincia italiana. La tv sintonizzata su uno show televisivo, nel lavandino i piatti della cena da lavare. Un infarto fulminante uccide il settantenne Pietro Polizzi, ma Ines Banchero, sua moglie da quasi quarant’anni, se ne accorge solo alla fine della serata. E non chiede aiuto a nessuno, neppure ai due figli, Vittorio e Riccarda. Comincia così, con un decesso di cui tutti sono tenuti all’oscuro, un viaggio di quattro giorni dentro l’inferno domestico di una coppia all’apparenza normale, ma di fatto marchiata a fuoco da un trauma inconfessato. E mentre giorno dopo giorno la morte si impadronisce della scena, il confine fra normalità e follia si fa labile. Il talento è la condanna e l’ossessione di Ines. Eccellente disegnatrice da ragazza, rinuncia a seguire la propria vocazione per una vita «al sicuro»: quella di moglie e madre modello. Ma Ines non riconosce neppure il talento e le più genuine aspirazioni dell’amatissimo figlio Vittorio, campione di nuoto. Né accetta il talento della libera e tenace Riccarda, attrice di successo, sua grande delusione. Ines vive tra i fantasmi - i demoni - del passato. E in questo limbo vaga da sola, cercando qualche frammento di senso e una luce di riscatto.
Categoria: Narrativa
Editore: Frassinelli
Collana:
Anno: 2016
ISBN: 9788888320755
Un romanzo, attentamente documentato, che conserva l'immediatezza e l'emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una geisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l'infanzia, il rapimento, l'addestramento, la disciplina, tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del '900, l'hanno condotta a diventare la geisha più famosa e ricercata.
Memorie di una geisha
"Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal', è l'incipit del romanzo più noto di Luigi Pirandello: Il fu Mattia Pascal (1904). In esso è contenuta la cellula generativa dell'intero libro. Quando lo scrisse, lo scrittore siciliano ne sapeva quanto chi, scorse queste prime righe, si predispone alla lettura. Scelti nome e cognome, cominciano le peripezie del personaggio, il quale presto si trova in una situazione simile a quella dell'autore: deve lui stesso dare vita a "un uomo inventato". Durante questa vera e propria avventura dei nomi, il libro assume la sua forma pienamente novecentesca, nella quale autobiografia e biografia immaginaria si confondono. Consanguineo di quelli che saranno i sei personaggi in cerca d'autore, Mattia Pascal sembra a tratti lanciare messaggi al lettore perché lo liberi dal vincolo cartaceo e dunque dalla sua muta solitudine.
Il fu Mattia Pascal
Pirandello Luigi
In quel fine ottobre del 1929 sferzato dal vento e da una pioggerella fastidiosa e insistente, a Bellano non succede nulla di che. Ma se potessero, tra le contrade volerebbero sberle, eccome. Le stamperebbe volentieri il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò sul muso di tutti quelli che si credono indovini e vaticinano sul sesso del suo primogenito in arrivo, aumentando il tormento invece di sciogliere l'enigma, perché uno predice una cosa e l'altro l'esatto contrario. Se le sventolerebbero a vicenda, e di santa ragione, il brigadiere Efìsio Mannu, sardo, e l'appuntato Misfatti, siciliano, che non si possono sopportare e studiano notte e giorno il modo di rovinarsi la vita l'un l'altro. E forse c'è chi, pur col dovuto rispetto, ne mollerebbe almeno una al giovane don Sisto Secchia, coadiutore del parroco arrivato in paese l'anno prima. Mutacico, spento, sfuggente, con un naso ben più che aquilino, don Sisto sembra un pesce di mare aperto costretto a boccheggiare nell'acqua ristretta e insipida del lago. Malmostoso, è inviso all'intero paese, perfino al mite presidente dei Fabbriceri, Mistico Lepore, che tormenta il prevosto in continuazione perché, contro ogni buon senso, vorrebbe che lo mandasse via. E poi ci sono sberle più metaforiche, ma non meno sonore, che arrivano in caserma nero su bianco. Sono quelle che qualcuno ha deciso di mettere in rima e spedire in forma anonima ai carabinieri, forse per spingerli a indagare sul fatto...
Quattro sberle benedette
Vitali Andrea
In quarant’anni è cambiato tutto. Se una volta nelle audizioni discografiche era bandita la cover di un brano famoso, oggi nei pre-casting dei talent show è proibito eseguire un inedito. Negli anni Settanta gli aspiranti talenti erano musicisti, gruppi e cantautori che si esibivano cantando e suonando brani originali. Nei talent show di oggi si è scelti cantando a cappella, a voce nuda, senza l’utilizzo di strumenti musicali di accompagnamento. Le cover di brani noti sono obbligatorie. Il pop televisivo è ormai l’unico codice riconosciuto dai network generalisti. Attraverso le molteplici esperienze dirette dell’autore, “Talent Shop” racconta la storia dei giovani talenti di ieri e di oggi e le diverse quanto opposte modalità di scouting: dalle audizioni negli uffici discografici negli anni Settanta e Ottanta ai “Karaoke casting” televisivi degli anni Novanta, fino ai grandi raduni di massa dei pre-casting dei talent show odierni. Tra romanzo, autobiografia e saggio, il libro si avvale di numerose testimonianze di autorevoli personaggi del mondo discografico e televisivo come Alberto Fortis, Morgan, Mara Maionchi, Ivan Cattaneo, Karima, Marco Mengoni e tanti altri.
Talent shop
Manfredi Roberto
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