
Un pastis al bar Marco
Fellegara Morena
Descrizione: Marta ha solo sedici anni, ma dietro i suoi begli occhi si nascondono le incisioni di segreti inconfessati, orribili ferite dall'odore nauseabondo. Gli uomini sono delle bestie, Marta è costretta a ripeterselo. L'ha imparato a sue spese, sulla sua pelle, e pagherà fino in fondo. Eppure, gli uomini sono l'unico approdo che resta, quando tutti i sogni si spengono nelle ristrettezze di una vita che offre solo la copia sbiadita di ciò che sembra luccicare nell'Occidente, così lontano eppure appena dietro l'angolo. Salvo avere la fortuna di scovarlo, l'uomo giusto. Un uomo da amare. Sempre che l'amore esista davvero. Chisinau, Moldavia... La gioventù finisce presto, da quelle parti. La spensieratezza non c'è. La vita è dura, violenta, i miti si schiantano nella realtà di tutti i giorni. Si vive border line, e si finisce sopraffatti, se si è donne, giovani, carine. Come Marta, violabile e violata, colpevole senza colpe, eroina al contrario di una storia senza speranza. E in cambio c'è solo vendetta, morte, e altra sopraffazione. Esiste una giustizia? Se esiste, è la giustizia più ingiusta che si possa meritare. La "Frivolezza" è quella dei sogni rincorsi. Ma la storia è densa, proprio come "il cristallo liquido" che nel titolo annulla e trasforma gli anni teneri di una gioventù bruciata dagli altri. Irina Turcanu scrive questa sua cronaca dell'infanzia con mano intenerita e partecipe, eppure senza fronzoli, senza mediare con l'asprezza delle tematiche scelte, con mano dura laddove la storia si fa dura. Il romanzo di una giovanissima scrittrice rumena, oggi italiana. Tenetelo di conto, ne sentirete ancora parlare.
Categoria: Narrativa
Editore: Absolutely Free
Collana: Penelope
Anno: 2011
ISBN: 9788897057130
Recensito da Marika Piscitelli
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È domenica pomeriggio 22 marzo 1981 e al Bar Marco tra i tavoli da carte e il rumore dei flipper riecheggiano le partite di calcio. Tutti seguono la radiocronaca e controllano la schedina. A Sanremo, a pochi passi dai lustrini luccicanti del Casinò, dall'aristocratica clientela degli hotel dell'Imperatrice e dagli splendori delle ville liberty, il Bar illumina un quartiere sorto rapidamente, senza anima apparente ma stracolmo di umanità parallele. Qui sui tavoli del biliardo si sfiorano senza incontrarsi, destini impegnati a sopravvivere alla vita e vite impegnate a sopravvivere ad un destino. Vite in movimento apparente, vacuamente oscillanti al caso come la pallina della roulette, e destini sfilacciati, duri da mordere, incatenati ad un filo di necessità. Destini appesi al bancone del Bar Marco, fra un bicchiere di troppo e una sigaretta mai spenta, in attesa del tredici che ne cambierà per sempre segno e direzione. Una vincita milionaria, il furto della schedina, un mistero da risolvere in un intreccio di emozioni e traiettorie. Un ingorgo di miserie, furbizie, espedienti e sudore che trova la sua perfezione provvisoria nella geometria euclidea del biliardo, nella esatta corrispondenza della sponda, nella fredda pazienza del ragno che tesse l'ineludibile disegno della tela. Una melodia distillata in infinite modulazioni fra tonalità maggiori e minori, scale ascendenti e discendenti, alla ricerca di una cifra armonica che riempia e sazi gli spazi dell'anima ruota intorno a Mario, il barista-investigatore dalla debordante umanità.
Un pastis al bar Marco
Fellegara Morena
A Fercolo, piccolo centro dell’entroterra calabrese, vive l’umanità del romanzo. Un’umanità complessa e dolorosa, caratterizzata da situazioni irrisolte e trasversali nell’incertezza dei rapporti. Un professore precario, un politico navigato, una prostituta, un ragazzino alla ricerca del vero padre, due studenti dagli opposti destini, un maresciallo a caccia di un omicida. Un viaggio in pulmino, tra strade e paesi di Calabria, una terra con le sue smemoratezze, “i suoi caratteri, il rammarico profondo per tutto quello che potrebbe essere e non è.” Un viaggio che, seppur breve, rimescola le carte e i rapporti, rimette in discussione le singole vite, stravolgendole: dopo non sarà più come prima. Vicende umane, tra derive e riscatti, paesaggi del cuore e di una regione che, aspra e dura, cerca tenerezza. Prefazione di Pino Aprile.
L’assenza che volevo
Talarico Olimpio
La biografia, la carriera, il mito di Humphrey Bogart attraverso la scrittura innamorata di un grande romanziere. Jonathan Coe cinefilo è ben noto ai suoi lettori. In ogni suo romanzo il cinema è ampiamente presente. Qui lo vediamo al suo meglio scandagliare la profondità di un volto, di un uomo, di un attore che ha lasciato un'eredità incalcolabile nell'arte e nell'immaginario.
Caro Bogart
Coe Jonathan
La notte in cui in Sudafrica muore Mandela, Massimo Cruz è uno dei centoventi milioni di europei caduti in povertà. Dopo un passato come stella del varietà televisivo ha perso tutto. Ora è solo, in un casale nel bosco, con l’unica compagnia di due cani lupo e una pecora domestica, a aspettare che, all’alba, il padrone di casa e l’ufficiale giudiziario arrivino a rendere esecutivo lo sfratto. Scende le scale e trova un piccolo intruso. Sulle prime pensa a un ladruncolo. Ma chi è davvero quel bimbo che dice di chiamarsi come lui e sembra possedere una saggezza fuori dal comune? E quella del piccolo sosia non è che la prima delle imprevedibili visite che Massimo Cruz riceverà quella notte... Sospeso tra il Canto di Natale di Dickens e la magia del Piccolo Principe, Cugia scrive un libro meraviglioso e inatteso come il più bello dei regali. Una favola incantata che contiene una parte di confessione autobiografica e una riflessione sul destino.
Nessuno può sfrattarci dalle stelle
Cugia Diego
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