Racconti

La guerra privata di Samuele

Camilleri Andrea

Descrizione: Le storie di Vigàta non finiscono mai di sorprendere, nascono tutte da suggestioni letterarie, tracce del passato, cronache, molte attingono alla vita vera di Camilleri, attraversano la Storia. Sei racconti perfetti e compiuti tanto da costituire quasi un romanzo. «La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità e il talento umoristico consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d'incanti emotivi.» - Salvatore Silvano Nigro

Categoria: Racconti

Editore: Sellerio Editore Palermo

Collana: La memoria

Anno: 2022

ISBN: 9788838944864

Recensito da Redazione i-LIBRI

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La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta di Andrea Camilleri

Questo volume comprende i racconti inediti “La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli”. Le altre storie sono state pubblicate in tempi diversi: “L’uomo è forte” in Articolo 1. “Racconti sul lavoro”, Sellerio, 2009; “I quattro Natali di Tridicino” in Storie di Natale, Sellerio, 2016; “La tripla vita di Michele Sparacino” in allegato al «Corriere della Sera», 2008 e Rizzoli, 2009; “La targa” in allegato al «Corriere della Sera», 2011 e Rizzoli, 2015. Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi, come nel racconto “I quattro Natali di Tridicino”. La raccolta si apre con una «commedia» di equivoci e tradimenti, dai guizzi sornionamente maliziosi. Si chiude con un racconto di mare di potente nervatura verghiana, calato in un mondo soffuso di antica e dolorosa saggezza: «La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia. […] Ora che aviva portato ‘sto gran rigalo, cosa si sarebbi ripigliata in cangio l’onda di risacca?». Nella montatura centrale, tra varie coloriture sarcastiche, si ingaglioffa nell’abnorme e nell’irragionevole. Ora è la vita da cane di un poveruomo, che si araldizza nel gesto finale, nella desolazione estrema di una autoironia catartica sorvegliata dalla moglie: «C’è luna piena, fa ‘na luci che pare jorno. E allura vidi a sò marito, ‘n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani. “Sfogati, marito mè, sfogati” pensa. E torna a corcarisi». Ora è la stolidità ilarotragica del fascismo, in due episodi: sull’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione; e sulla discriminazione razziale, in un ginnasio, nei confronti di uno studente ebreo che sa però come boicottare e sbeffeggiare, fino alla allegra e fracassosa rivalsa, la persecuzione quotidiana di professori istupiditi dal regime. Si arriva al grottesco di un eccesso di esistenza. All’ignaro Michele Sparacino vengono cucite addosso più vite fasulle. I giornali lo raccontano come «sovversivo», «sobillatore», «agitatore» e infine «disfattista» durante la guerra. È sempre «scangiato per un altro». Ed è ricercato da tutte le autorità. Il vero Michele Sparacino morirà al fronte. Gli verrà dedicata, con tanti onori, una tomba monumentale al milite ignoto. E verrà «scangiato» anche da morto. Un giornalista scriverà infatti: «Avremmo voluto avere oggi davanti a noi i traditori, i vili, i rinnegati, i disertori come Michele Sparacino, per costringerli a inginocchiarsi davanti al sacro sacello…».

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Da La Repubblica online:

Più che racconti, quelli che danno forma al volume “La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta” (Sellerio, 266 pagine, 15 euro) sono micro-romanzi, sapidi e irresistibili romanzi bonsai. Parola di Salvatore Silvano Nigro, che anche in questo caso ha firmato la bandella di copertina della “nuova” raccolta di Andrea Camilleri, da poco approdata in libreria. L’opera in questione allinea due testi assolutamente inediti, ossia “La prova” e “La guerra privata di Samuele”, e altri pubblicati dallo scrittore empedoclino in tempi diversi, tra il 2009 e il 2015. Ma ne viene fuori davvero uno zampillare di storie e vicende tutte quante caratterizzate dalla possibilità dell’intreccio multiplo.

“Si tratta di un piccolo miracolo letterario – spiega Silvano Nigro – Camilleri ha dato forma a trame quasi combinatorie, a racconti che in realtà sono delle tracce di possibili romanzi. A leggerli si ha l’impressione di trovarsi di fronte a fotogrammi con la pellicola intera, non saprei come altro dire”. A cominciare dal racconto che apre il volume, “La prova”, una vera e propria commedia degli equivoci e dei tradimenti. È, questo, il Camilleri “sornionamente malizioso”, come lo definisce Nigro, che si diverte a fare del sesso un’irresistibile macchina narrativa, una sorta di straniante propulsore di casi bizzarri, sospesi tra il grottesco e il caricaturale. In questo caso a orchestrare una sorta di “beffa” alla Boccaccio troviamo tale Nenè, il quale prova a indurre l’amico Lollo a farsi valere tra le mura di un bordello per giusta causa, ossia al fine di non perdere l’amata Assuntina, che sulla prestanza del fidanzato ha le sue allarmanti remore: il sospetto infatti è “che Lollo non funziona giusto”. Mentre Nenè, è il caso di dire, pare che funzioni a meraviglia.

Ma se passiamo all’altro racconto inedito la temperie cambia, la farsa lascia spazio alla satira amara e impietosa, che si fa beffa del regime e dei suoi ridicoli accoliti, in questo caso interpretati da professori bigotti e lobotomizzati dalla propaganda. È il caso di Samuele Di Porto, ebreo, al centro del racconto più struggente e più acuminato, una sorta di romanzo di formazione in sedicesimi, storia di un’amicizia che nasce tra i banchi di scuola. Laddove uno come don Ramazzo ce l’ha a morte con gli ebrei non solo perché hanno ammazzato Gesù Cristo, ma anche perché tramano contro il Duce. Per non dire della signorina Ersilia Zarcuto, la quale in classe si presenta “vistuta in sahariana, e con la M di Mussolini che le abballava ‘n mezzo alle minne”. La Zarcuto fa sedere Samuele l’ebreo in fondo alla classe, con la faccia al muro e lo schienale rivolto verso di lei. Nenè si sente di solidarizzare immediatamente col malcapitato e chiede spiegazioni al padre, rigorosamente fascista, che però gli spiega che “ci stanno ebrei boni ed ebrei tinti”.

A questa storia si lega quella dedicata al falso eroe patriottico, laddove l’autore mette in scena la “stolidità ilarotragica del fascismo” (già al centro di due romanzi come “La presa di Macallè” e “Il nipote del Negus”) per dirla ancora con Nigro: si fa presto, infatti, a intitolare la via di un paese fascistissimo a Manueli Persico. Non ci vuol tanto del resto per scoprire che si sa poco e male del fascista presunto eccellente. Dalle macerie del suo passato emergono, infatti, particolari imbarazzanti che inquinano la fama del repubblichino: “Ma come minchia lo possiamo definiri a ‘sto c… di Manueli Persico?”, sbotta, fuori di sé, il Podestà. Ne viene fuori, in un clima di tragica ilarità, la sagoma di un Ser Ciappelletto in camicia nera. C’è poi la storia tremenda di Tano, al centro del racconto dal titolo “L’uomo è forte” (un omaggio a Corrado Alvaro?): a torreggiare è la vita da cane di un poveruomo, che si concretizza nel pirandelliano gesto finale (il Pirandello del “mal di luna”): “C’è luna piena, fa ‘na luci che pare jorno. E allura vidi a so marito, ‘n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani”. “Sfogati, marito mè, sfogati” è il pensiero tetro della moglie.

“I quattro Natali di Tridicino” è di certo il racconto più sorprendente, scritto da Camilleri con un occhio guardando a Verga e con uno rivolto a Manzoni, come precisa Silvano Nigro: “Quando descrive la dragunara e fa cenno al mare che si ferma e all’acqua sempre più immobile – racconta il critico – Camilleri non fa che riferirsi al lago di Como nell’addio ai monti manzoniano. Aveva una prodigiosa memoria letteraria, riusciva a dare del tu ai grandi classici, che sovente innestava con leggerezza e sapienza nelle sue pagine”.

Ma la tramatura è fortemente verghiana: “La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia”.

A proposito di classici, l’autore de “Il re di Girgenti” è destinato a posizionarsi in mezzo a loro? “Camilleri oramai è un classico – sentenzia Nigro – la sua è una voce inconfondibile. Sta per uscire, oltretutto, il terzo volume dei Meridiani Mondadori e, grazie all’Archivio, potremo consultare chissà quante carte. Adesso, dunque, potrà veramente cominciare lo studio di questo grande scrittore che è riuscito a portare il suo gioco linguistico a risultati notevolissimi”.

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