Guide

La webpolitica

Mosca Lorenzo

Descrizione: Il libro presenta una riflessione sulla politica online in Italia, interrogandosi sul se e sul come internet contribuisca a ridefinire i confini, i processi e gli attori dell'arena politica. Proponendo il termine webpolitica, ci si focalizza sull'uso di internet da parte di alcuni dei principali attori del sistema politico italiano, presentando i risultati di una serie di ricerche effettuate dall'autore nel corso degli ultimi anni. In particolare, si guarda a come internet influenza i rapporti fra cittadini e istituzioni nelle fasi di governo, a come interviene nelle relazioni fra candidati ed elettori durante le campagne elettorali, alle modalità con cui esso è utilizzato da soggetti esterni all'arena politica istituzionale, come i movimenti sociali.Questo volume è indirizzato a tutti coloro che si interessano di comunicazione politica online e intende proporsi come un'introduzione al tema per studenti e studiosi di scienze della comunicazione, sociologia e scienza politica.

Categoria: Guide

Editore: Le Lettere

Collana: Le Lettere università

Anno: 2013

ISBN: 9788860876812

Recensito da Giulia

Le Vostre recensioni

L’analisi che Lorenzo Mosca affronta nel suo libro è avvolta tutt’intorno al concetto di webpolitica, parola-chiave che lega tra loro i vari capitoli e che, non a caso, dà anche il titolo al testo.

In una società ipermediatizzata, quale la nostra, l’informazione circola istantaneamente da un angolo all’altro della Terra, e dunque la comunicazione diventa un elemento fondamentale dei processi politici. Con il termine webpolitica s’intende perciò la comunicazione politica online.

Internet e l’utilizzo degli strumenti di pubblicazione in Rete costituiscono un atto di ribellione nei confronti dei media mainstream non sempre ritenuti all’altezza del loro compito di distinguere la realtà dalla manipolazione, e quindi di fare informazione (con la i maiuscola) perché assoggettati alle logiche del potere. La fiducia nel governo e nelle istituzioni politiche è calata in misura sostanziale negli ultimi trent’anni; la maggioranza dei cittadini del mondo non si fida più né dei politici né dei partiti. Tuttavia, dalle ricerche degli ultimi anni sembra proprio che il Web sia diventato lo strumento capace di riavvicinare cittadini disillusi e apatici nuovamente alla politica, in quanto i nuovi media consentono di organizzarsi senza organizzazioni e di poter esprimersi in modi che prima erano del tutto inimmaginabili.

Questo fenomeno è nato – come si può credere – inizialmente negli Stati Uniti, mentre in Italia è arrivato con netto ritardo. Attualmente i social network più utilizzati dai candidati politici sono Facebook e Youtube. In particolare il successo della piattaforma di Zuckerberg si spiega con la facilità d’uso e il feedback che s’instaura con gli altri utenti, oltre che per l’economicità dello strumento rispetto ad un sito web che richiede sicuramente maggiori risorse.

Analizzando più attentamente la situazione italiana, è facile rendersi conto del ruolo egemone che continua ad avere il mezzo televisivo, soprattutto per quanto riguarda i politici “vecchio stampo”: «in Italia la principale fonte di informazione è rappresentata dalla televisione che, anche in prospettiva comparata, ha una penetrazione sociale elevatissima rispetto ad altre fonti di informazione».

Le regioni italiane, infatti, sono tutte accomunate da una sostanziale lentezza nell’adottare le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e in particolare le regioni del Centro e del Sud risultano essere in una posizione di maggior svantaggio rispetto a quelle del Nord.

È importante notare, tra l’altro, che l’Emilia Romagna detiene il primato numerico delle città digitali e degli Enti locali in rete.

Il Web appare quindi una risorsa preziosa soprattutto per quei gruppi sociali e politici che altrimenti non avrebbero la possibilità di farsi conoscere; si parla a tal proposito di mediattivisti. Un esempio lampante, per quanto riguarda gruppi politici debolmente strutturati, è il Partito Pirata. Si tratta di un movimento politico internazionale nato in Svezia nel 2006, ma diffusosi in numerosi altri paesi, si batte per la libertà di espressione su Internet, per la riforma del diritto d’autore (copyright) e dei brevetti, per la protezione dei dati personali e per una maggior trasparenza dei governi.

Esprimersi in Rete attraverso forum, social network, blog, e così via, però non significa poter cambiare realmente le cose, come difatti lo stesso autore afferma: «il fatto che oggi molte più persone esprimano il proprio punto di vista su fatti di attualità politica non significa che siano ascoltati e che le loro opinioni influenzano effettivamente la politica».

In conclusione risulta che nel sistema mediale italiano, caratterizzato da un modello di pluralismo polarizzato, la penetrazione di Internet si colloca comunque su tassi medio-bassi. A ciò bisogna aggiungere poi che questo medium più che neutrale rischia di essere auto-referenziale, in grado cioè di intercettare complessivamente persone già attive ed informate.

Soltanto con lo sviluppo delle nuove realtà politiche si potranno formulare ulteriori ed interessanti punti di vista. A tal proposito mi sembra opportuno prestare attenzione al Partito Pirata; in Italia, ma anche altrove, è ancora all’inizio dell’avventura, tuttavia in un futuro non troppo lontano potrebbe rivelarsi il movimento iniziatore di una nuova politica nata in Rete, ma sviluppatasi anche offline.

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