Letteratura araba

L’ALBERO DELLA MISERIA – di Taha Hussein

Descrizione:

Categoria: Letteratura araba

Editore:

Collana:

Anno:

ISBN:

Trama

Le Vostre recensioni

tree-of-miseryTitolo: L’albero della miseria
Autore: Taha Hussein
Anno: 1944



Ho sempre pensato che lo scrittore egiziano Taha Hussein fosse un memorialista e un critico, e non un autore di romanzi avvincenti. Infatti ero convinto che la narrativa di Hussein fosse istruita e “interessante”, ma non certo gradevole.

La traduttrice Mona El-Zayyat descrive L’albero della miseria, nella sua premessa, come “il primo tentativo di uno scrittore arabo di adottare lo stile occidentale di seguire la storia di una famiglia per più di una generazione”.

Il romanzo, scritto durante la seconda guerra mondiale, racconta i mutamenti sociali e nello stile di vita avvenuti in Egitto, mediante le storie di Abu Khaled, i suoi figli e i figli dei suoi figli. Condivide quindi l’impalcatura inter-generazionale del capolavoro di Naguib Mahfouz’s, La trilogia del Cairo, scritto 12 anni dopo L’albero della miseria di Hussein.

Nei libri de La trilogia del Cairo, Mahfouz segue El-Sayyid Ahmad Abdel Gawad e la sua famiglia attraverso tre generazioni. Mentre La trilogia del Cairo è maggiormente interessata alle vite dei personaggi maschi – e particolarmente a quella di Kamal – l’opera di Hussein è più interessata alle vite delle sue convincenti ed eclettiche donne.

I personaggi maschili sono quelli che sembrano darci di più nel libro: da Abu Khaled, il vecchio Sceicco, Abu Saleh, Khaled, e Selim. Ma il momento sorprendente, quello della rivelazione, è quando appaiono i personaggi femminili e siamo costretti a rivalutare ciò che abbiamo appreso dagli uomini.

Inizialmente crediamo che “l’albero della miseria” sia stato piantato nella casa di Abu Khaled per via della bruttezza di sua moglie Nefissa.  Simpatizziamo con Khaled per la sua brutta e mentalmente instabile moglie e ci fa piacere quando lo sceicco insiste affinchè divorzi e si sposi ancora.

Dopo tutto, Khaled è un uomo buono e si merita la bellezza e la felicità. La moglie di Selim, Zebeida, ci sorprende con questa sua fantasticheria, sgridandoci ad alta voce, chiedendo a suo marito (ed al lettore) quale sia il destino di Nefissa. Perchè Nefissa non merita di più?

La figlia di Nefissa deve affrontare le stesse tribolazioni della madre – anche se in contesto sociale diverso. Quando la bellissima matrigna incolpa la figlia di Nefissa di tutti i problemi della loro famiglia, del loro “albero della miseria”, la sua figlia maggiore risponde nervosamente:

“Ti giuro, madre, non lo so! Forse sono stata io a commettere un’ingiustizia a me stessa quando mi sono presa ciò che non era mio di diritto!”

L’albero della miseria non è in fin dei conti fertilizzato dalla bruttezza delle donne, ma dalle ingiustizie che noi (uomini e donne) infliggiamo loro. Il critico Raga’ al-Naqqash ha attribuito allo scrittore egiziano Nawal al Saadawi la scrittura del primo romanzo femminista in arabo oltre venti anni dopo “L’albero della miseria”. Personalmente però non esiterei a chiamare quest’ultimo un romanzo femminista.

*     *     *     *

Articolo tradotto dall’inglese, in collaborazione con il blog Arabic Literature: originale disponibile al link http://arablit.wordpress.com/2010/04/15/one-minute-review-taha-husseins-the-tree-of-misery/


...

Leggi tutto

LEGGI COMMENTI ( Nessun commento )

Aggiungi un tuo commento

Scrivi la tua recensione

Devi effettuare il login per aggiungere un commento oppure registrati

Viaggiatrice nel passato suo malgrado per un dono di famiglia, Gwen, giovane londinese che vorrebbe avere a che fare con i problemi tipici della sua età e dei suoi compagni di scuola, si trova catapultata da un secolo all'altro con una pericolosa missione da compiere. Peccato che non sappia di chi può fidarsi, dei Guardiani del Tempo o del terribile Conte di Saint Germain, dell'affascinante ma scostante Gideon o dell'invidiosa cugina Charlotte. A un certo punto l'unico vero amico sembra essere Xemerius... un gargoyle col muso di gatto.

BLUE

Gier Kerstin

Il ruolo economico dello stato

Stiglitz Joseph E.

Alessio è affascinante, intelligente e affidabile, ha un lavoro che ama nella casa editrice del padre e un appartamento con vista mozzafiato su Firenze. Ma per quanto si sforzi non riesce a trovare una donna a cui legarsi per più di una sera. Perché Alessio non riesce a fidarsi, e non riesce ad aprirsi, con nessun’altra eccetto Giulia. Giulia è l’amica da una vita, con lei condivide tutto: vacanze, confidenze, e s’intrufolano l’uno nella casa dell’altra per una pizza o una risata inattesa. Quando Alessio ha problemi con una donna ne parla a Giulia, e Giulia fa lo stesso con lui. Scherzano spesso dicendo che, sposarsi tra loro, è l’unica soluzione all’inevitabile vita da single. Fino al giorno in cui Alessio si accorge che qualcosa è cambiato, che qualcosa, o qualcuno, si è infilato nella loro amicizia. Riuscirà Alessio a trovare la strada per riavvicinarsi a Giulia e salvare il loro bellissimo rapporto?

E se perdo te?

“Asino chi legge” racconta delle difficoltà di portare la letteratura, scritta e letta, in luoghi dove la passione per la pagina non e mai nata o si scontra con difficoltà insormontabili: a Napoli e nella periferia napoletana, in Irpinia, in Trentino, in Puglia, in Sicilia e in altre zone d’Italia. L’autrice, scrittrice ed esperta esterna di scrittura creativa, eternamente in viaggio fra treni e periferie, raccoglie così un bagaglio di storie, divertenti, assurde, tristi, dalle vicende dei figli dei capoclan napoletani ai timidi ragazzi della Nusco di De Mita, ai giovani pakistani di Bolzano, ai ragazzi che hanno lasciato la scuola a Frattamaggiore, restituendo una fotografia disincantata della scuola italiana e della percezione dello scrittore nelle scuole, oltre che un ritratto del Paese e un'idea forte di letteratura e di impegno che i nostri tempi tendono a cancellare. I ragazzi e i loro insegnanti sono qui, insieme ai luoghi, i veri protagonisti, con le pagine che scrivono,le loro storie e l’eterna domanda, che passa di generazione in generazione: perché in Italia si legge così poco? E perché tutti vogliono scrivere?

Asino chi legge

Cilento Antonella