Narrativa

Le streghe di Lenzavacche

Lo Iacono Simona

Descrizione: Le streghe di Lenzavacche vennero chiamate nel 1600 in Sicilia un gruppo di mogli abbandonate, spose gravide, figlie reiette o semplicemente sfuggite a situazioni di emarginazione, che si riunirono in una casa ai margini dell' abitato e iniziarono a condividere una vera esperienza comunitaria e anche letteraria. Furono però fraintese, bollate come folli, viste come corruttrici e istigatrici del demonio. Secoli dopo, durante il fascismo, una strana famiglia composta dal piccolo Felice, sua madre Rosalba e la nonna Tilde rivendica una misteriosa discendenza da quelle streghe perseguitate. Assieme al giovane maestro Mancuso si batteranno contro l'oscurantismo fascista per far valere i diritti di Felice, bambino sfortunato e vivacissimo.

Categoria: Narrativa

Editore: E/O

Collana:

Anno: 2016

ISBN: 9788866327233

Recensito da Elpis Bruno

Le Vostre recensioni

Con Le streghe di Lenzavacche Simona Lo Iacono scrive un romanzo sulla diversità (“La normalità è solo questione di postazione… varia a seconda della trincea dietro la quale ci acquattiamo”) e sceglie una rappresentazione mitologica per affrontare i temi della specialità e dell’anticonformismo.

Felice è un bambino particolare, sia perché è nato con problemi fisici (“Figlio mio… pur squadernato da un vento di sfortuna”), sia perché fin da subito dimostra di vivere in una dimensione peculiare. Del resto la nonna Tilde (“Ed è sparita per andare a seppellire la placenta sotto il vecchio noce”) e la mamma Rosalba vivono senza rispettare le regole sociali, anche perché – si favoleggia – discendono da una dinastia di streghe.
Nel paese giunge Alfredo Mancuso (“Il nuovo maestro era arrivato a Lenzavacche”), che non accetta le imposizioni didattiche del regime fascista (siamo nel 1938). Il suo metodo ribelle e democratico (“Poi spezzai in due la bacchetta e riposi i pezzi nell’armadio”) rischia di estrometterlo dalla scuola. Potrà restarvi soltanto se la sua classe, ridotta a nove alunni, raggiungerà il numero di dieci elementi.
Quando Felice esprime il desiderio di frequentare la scuola, Rosalba fa carte e quarantotto (“Era un regio decreto del 1925, il numero 653… prevedeva solo l’inserimento degli invalidi in classi differenziate, ma bastava”) pur di coronare il suo sogno…
Felice e Alfredo, per una stregoneria?, sono destinati a convergere: a uno piace raccontare storie, all’altro piace ascoltarle (“Se c’è un mondo del quale sei cittadino indiscusso, è quello delle storie”).

Il tema di Le streghe di Lenzavacche - in sé improbo, facile com’è a scivolare nei luoghi comuni e nelle banalizzazioni – viene affrontato in modo originale e stilisticamente misto: alla narrazione in prima persona condotta da Rosalba si alterna l’epistolario che Alfredo intrattiene con una zia; a una prima parte “tradizionale” succede una seconda parte in stile seicentesco che è il carteggio… di una strega. Sullo sfondo, una Sicilia coloratissima nella carnalità, nella mentalità, nell’animismo.

Bruno Elpis

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