
La morte della Pizia
Durrenmatt Friedrich
Descrizione: Firenze, 1497. Pico della Mirandola è morto e con lui il suo sogno di unificare le religioni monoteistiche. Restano soltanto i roghi: a bruciare beni terreni e a incendiare le coscienze è Girolamo Savonarola, che ora governa la repubblica fiorentina col ferro e con il fuoco perché il sogno di Pico soffochi e scompaia per sempre. Ed è ciò che vogliono anche i Borgia, che dal soglio papale di una Roma affogata nel vizio e nei delitti muovono oscure trame di congiura e di conquista. Il sogno di papa Alessandro VI e di Cesare, figlio prediletto e maledetto, è di rendere il papato una dinastia. E perché ciò avvenga, l’autorità della religione cristiana non può essere minata in alcun modo. Nel cuore di questi conflitti, l’erede del pensiero di Pico, Ferruccio de Mola, è costretto a combattere ancora una volta, per salvare ciò che gli è più caro: la moglie Leonora. Soltanto lui, anche contro la propria volontà, può impedire che un mondo intero crolli su se stesso. Perché dal lontano Oriente, un anziano monaco e una giovane donna hanno intrapreso un viaggio che li condurrà nel cuore della città eterna. E portano con loro anche un libro misterioso, antico e potente. Un libro che contiene una parola dimenticata, una verità da sempre nascosta con la forza. La verità dell’uomo più importante dell’intera storia umana.
Categoria: Romanzo storico
Editore: Longanesi
Collana: La Gaja scienza
Anno: 2012
ISBN: 9788830431980
«Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l’ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l’avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, un altro che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere nei circoli aristocratici, dove, senza scherzi, donne maritate davano a intendere ai loro consorti, i quali peraltro finivano per crederci, come qualmente Zeus in persona si fosse giaciuto con loro». Con queste parole spigolose e beffarde ha inizio La morte della Pizia e subito il racconto investe alcuni dei più augusti miti greci, senza risparmiarsi irriverenze e furia grottesca. Ma Dürrenmatt è troppo buono scrittore per appagarsi di una irrisione del mito. Procedendo nella narrazione, vedremo le storie di Delfi addensarsi in un «nodo immane di accadimenti inverosimili che danno luogo, nelle loro intricatissime connessioni, alle coincidenze più scellerate, mentre noi mortali che ci troviamo nel mezzo di un simile tremendo scompiglio brancoliamo disperatamente nel buio». L’insolenza di Dürrenmatt non mira a cancellare, ma a esaltare la presenza del vero sovrano di Delfi: l’enigma. La morte della Pizia è stato pubblicato da Dürrenmatt all’interno del Mitmacher nel 1976.
La morte della Pizia
Durrenmatt Friedrich
Wes cammina per le strade di una New York notturna. Sta tornando a casa e dovrebbe essere felice perché ha appena compiuto il grande passo che tutti i suoi coetanei sognano, il rito di iniziazione per eccellenza. Wes, 17 anni, ha fatto sesso per la prima volta. Eppure è triste, indicibilmente, profondamente triste. Perché è successo tutto nel momento sbagliato, con la ragazza sbagliata, per i motivi sbagliati. È tutto fuori dal rigido e assai articolato copione che in ogni istante della sua vita Wes struttura mentalmente. Un copione che ingloba in sé tutti gli aspetti della sua esistenza, dalla madre gravemente malata e costretta a letto al padre scrittore fallito, dalle pagine di "Guerra e pace" a quelle del "Maestro e Margherita", dall'amore idealizzato e impossibile per la bella Delia a quello più protettivo per la sorellina Nora. Un ritratto commovente. Un romanzo tenero e affettuoso. Grazie alle sempre avvincenti e intriganti elucubrazioni del giovane Wes, le pagine di questo romanzo ci restituiscono i sentimenti e le emozioni di un'età in cui ancor più della vita in sé è importante il modo in cui la percepiamo, ancor più di ciò che siamo è importante il modo in cui ci crediamo percepiti dagli altri, un'età in cui nella mente scorre un interminabile flusso di pensieri, considerazioni e sensazioni che può trasformare ogni banale momento quotidiano nella pagina di un infinito romanzo che ci vede come unici protagonisti.
TUTTO ACCADE OGGI
Browner Jesse
New York City, 1926. I vetri dei grattacieli risplendono dei bagliori di mille feste animate da balli sfrenati a ritmo di charleston e dal tintinnio delle perle sui vestiti luccicanti. L'alcol scorre a fiumi nonostante i divieti e, a giudicare dall'effervescenza di Manhattan, il mondo sembra destinato a un futuro radioso. È qui che in seguito all'ennesima eccentricità viene spedita dai genitori l'irriverente Evie O'Neill, una ragazza dell'Ohio che non aspetta altro che tuffarsi tra le infinite possibilità offerte dalla metropoli. A ospitarla è lo zio Will, un professore, parente dei Fitzgerald, che dirige il Museo Americano del Folklore, delle Superstizioni e dell'Occulto, detto anche Musco del Brivido: un luogo magico dal fascino decadente, che custodisce nelle sue teche e tra i suoi bui corridoi le tracce del retroterra misterioso dell'America. Ma quando lo sfolgorio della città viene oscurato da una serie di delitti a sfondo esoterico, New York precipita in un vortice di paura ed Evie, che da subito assiste lo zio nella consulenza alla polizia, è chiamata a collaborare alle indagini, anche per quel suo dono di vedere il passato delle persone toccando un oggetto a loro appartenuto. Muovendosi tra fumosi jazz club e bassifondi urbani, scintillanti negozi e sale spettrali, la ragazza s'inoltrerà insieme a molti compagni di strada in un gorgo di eventi evocato dal passato, e che nel passato dovrà essere ricacciato, pena il sopravvento di un antico male oscuro.
La stella nera di New York
Bray Libba
Una delle espressioni più comuni nella nostra epoca, per asserire che il mondo oggi va meglio di allora, è: "Non siamo mica nel Medioevo!". Eppure quel periodo definito buio non lo era poi quanto si crede e si dice.Troviamo qui le storie di venticinque donne che furono regine, sante e streghe. Quello che accomuna tutte loro è il potere, più o meno grande, che giunsero ad avere, nonostante la dominanza maschile vigente allora in quasi tutti i campi. Queste donne del Medioevo raccontano una realtà diversa da quella che viene proposta nei libri di storia. Le regine governano su vasti territori e sottomettono uomini, le sante e le mistiche sono donne di notevoli doti intellettuali che apportano alla comunità il loro sapere e indirizzano le scelte dei potenti, le streghe sono contadine che conoscono l'arte medica, e quelli che noi chiamiamo "i rimedi della nonna". I racconti, sintetici e incisivi, mostrano come il "periodo di mezzo" debba esser conosciuto anche per la vivacità intellettuale delle donne di allora, riconoscendo la loro grande forza e importanza, in modo che si possa ristabilire, nella storia di questo periodo, il giusto "equilibrio di genere".
Di regine, di sante e di streghe
Franceschi Susanna Berti
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