Gustavo Pietropolli Charmet, L’insostenibile bisogno di ammirazione
«In pochi anni e con un’accelerazione imprevedibile sono spariti il Patriarcato e il suo rappresentante più noto, il Padre, che è evaporato lasciando Telemaco piuttosto disorientato; lo storicismo teleologico, cioè la fiducia che la scienza e le tecnologie avrebbero migliorato la condizione umana, si è dimostrato una truffa»
Da molti anni ormai, con connotati che continuano a mutare e trasformarsi secondo quella legge della liquidità (Bauman, 2000) nota e ancora insuperabile, nella storia dell’umanità (occidentale) si è attuata una netta cesura, una rivoluzione epocale di natura culturale e antropologica, che gli studiosi hanno raccolto in una parola-contenitore: post-modernità (il primo a inserirla nel dibattito mondiale fu Lyotard, 1979). L’uomo post-moderno ha dovuto così, nel giro di pochi anni, avere a che fare con modelli del tutto nuovi, con tecnologie ultra-specializzate e dalle potenzialità infinite e con un pensiero veramente globale e complesso, senza possedere alcun modello con cui confrontarsi, senza alcun esempio nella storia passata. È stata inevitabile la generazione di contraddizioni, terribili e difficilmente sanabili, con una tecnologia, ad esempio, che cresce a ritmi esponenziali, il cui unico scopo è crescere al di fuori dell’utilità concreta. Tuttora sembra che siamo prossimi ad una passeggiata su Marte grazie ai risultati di menti brillantissime, eppure ogni giorno, a poche migliaia di chilometri da dove siamo, migliaia di persone muoiono sotto bombe sempre più sofisticate, lanciate da qualcuno che vive sullo stesso Pianeta, non molto distante.
Se questo vortice senza fine – legato anche alla società dei consumi, per citare Pasolini – è riuscito e riesce continuamente a permeare completamente gli adulti, è inevitabile che la sua forza travolga completamente le nuove generazioni, che affrontano problemi completamente nuovi ma con genitori totalmente persi e senza punti di riferimento per comprendere. Non tanto per ignoranza, sia chiaro, ma come effetto di una società in continua evoluzione, liquida, per l’appunto L’idea è questa: prima c’erano i padri, con i loro valori incrollabili, e i figli, con altrettanti valori forti e inevitabilmente contrapposti a quelli dei padri: ne nasceva un contrasto continuo, sano e volto al futuro. Ora invece la confusione unisce tutto, il pasticcio si è formato, i valori dei padri si confondono con quelli dei figli (come mostra Umberto Eco, Sulle spalle dei giganti – ndr: cliccate sul titolo per leggere la recensione di Luigi Bianco), così che, per esempio, non è difficile incontrare figli che richiamano i genitori per l’eccessivo utilizzo degli smartphone, o che si lamentano per l’eccessiva mondanità dei genitori. È anche di questo che si occupa quotidianamente Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicanalitica, docente di Psicologia dinamica all’Università di Milano-Bicocca e presso la scuola A.R.P.Ad – Minotauro di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescenza. Nel suo ultimo lavoro, L’insostenibile bisogno di ammirazione, edito per Laterza nella recente collana Tempi nuovi, analizza attraverso la sua esperienza una delle inclinazioni principali e pressanti per gli adolescenti odierni, sintetizzabile in una parola «non tecnica: ammirazione». Ma che cos’è, e da dove nasce? «L’ammirazione non è né amore né desiderio di conoscenza ma contemplazione, curiosità positiva, bisogno di lasciar parlare, di sentire raccontare, di immaginare futuri possibili». L’individualismo è al centro di questo meccanismo così ben congeniato, non più il mestiere, cosa si fa, da dove si viene: soltanto il «Sé profondo», che cerca di affermarsi pienamente e con ogni mezzo possibile, per ogni via possibile. La notorietà è l’unico giudice, il pudore o la discrezione inutili fardelli.
È questo forse il principio di notorietà di molti dei personaggi più in voga fra gli adolescenti contemporanei. Non è più rilevante la bruttezza, la volgarità, il degrado sociale da cui si arriva e che non si vuole abbandonare; conta soltanto l’affermazione di sé, bypassando attentamente principi da sempre considerati come valori (cultura, libri, arte…). Io, adolescente o pre-adolescente, voglio esattamente essere come te. Poco mi interessa dei tuoi valori, del tuo messaggio, della tua musica (oggettivamente) martellante: mi interessi tu, o meglio, la tua notorietà, ammirarti per capire come posso essere ammirato. Ecco allora che questo ci espone a nuove paure, – continua Charmet –, la paura di non raggiungere abbastanza Like per esempio, o peggio: la paura di essere cancellati virtualmente, di perdere quindi tutto. Andando avanti nella riflessone, fra analisi di ciò che accade e qualche esempio di giovani pazienti con problemi con la propria rappresentazione, con la rottura di una storia o anche con pensieri suicidi, viene mostrata la delicatezza di un universo adolescenziale (ma come anticamera di quello adulto) fragile, virtuale, facilmente manipolabile da messaggi esterni che continuamente bombardano soprattutto i più giovani. Nuovi concetti allora vengono rivisti e definiti nuovamente: cosa diventa il sesso in un mondo aleatorio e impalpabile? Se il pudore e la riservatezza entrano in crisi, cosa sopperisce la mancanza? E ancora, qual è la paura più grande, e come agire?
L’insostenibile bisogno di ammirazione è un volume di poco più di 150 pagine, in cui Gustavo Pietropolli Charmet cerca di sondare diverse tematiche complesse con un’analisi di impianto psicanalitico. Ne risulta un’ottima riflessione, chiara e precisa, che ancor più apre spiragli e punti da approfondire in una visione più ampia nella complessità della nostra contemporaneità. Il linguaggio utilizzato è facilmente fruibile anche dai non specialisti del settore, anche se articolato in periodi eccessivamente lunghi e ricchi di subordinate che un po’ disperdono e complicano un discorso già di per sé specialistico ed elevato. La sua tesi, incentrata sul Sé e sulle sue nuove caratteristiche di affermazione sociale, spazia in settori molto ampi, dalle nuove storie d’amore alla vergogna sociale, dal suicidio agli atti di violenza, fino alle dinamiche scolastiche: storie e momenti di vita collegati ma fra loro molto diversi, e dunque, per via della complessità e del relativo spazio esiguo, troppo poco sondati nel profondo, nella loro specifica complessità. Nonostante tutto, L’insostenibile bisogno di ammirazione si conferma essere un volume interessante, ricco, necessario per comprendere alcune dinamiche di ciò che ci circonda, per provare a muoversi nella realtà non sempre di facile lettura. Preziosi i consigli e le probabili chiavi di lettura di alcuni comportamenti adolescenziali, che con fermezza affermano, lo ribadiamo, la complessità odierna e la relativa difficoltà nell’affrontarla, a volte insormontabile. Sottovalutarne l’importanza è colpevole: «Oggi la paura di essere inadeguati, di non essere all’altezza delle aspettative, di non essere desiderabili, è divenuta la causa più diffusa di sofferenza mentale». Riflettere su questo, guidati da esperti del settore come Gustavo Pietropolli Charmet, è quanto mai necessario.
Luigi Bianco
Il blog di Luigi Bianco (nella foto di cover)

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