Raccolte

Lutto libero allo Scriptorium Cafè

AA. VV.

Descrizione: Si può ricordare l'estate di un lutto come la più bella di sempre? Si può tornare a sorridere dopo aver perso ciò che avevamo di più caro? Ventitré autori rispondono, cercando nuovi occhi per guardare la morte, senza nascondere le ferite, scegliendo non di dimenticarla, ma di accettarla e, semmai, assecondarla, esorcizzando il loro lutto in racconti piena di vitalità. Ci sono tanti modi per raccontare la morte, che sia essa la perdita di una persona cara o la fine di un amore. In «Lutto libero» c'è la volontà di rispondere alla morte con l'ironia, per liberarsi in modo catartico di un momento durissimo. E soprattutto con il desiderio di tornare a sorridere, di abbracciare un amico, di fare l'amore perché «l'unico modo che abbiamo per rispondere alla morte è la vita». Storie di: Ezio Azzollini, Donato Barile, Matteo Bianconi, Matteo Caccia, Ilaria Calamandrei, Cristiano Carriero, Giusy Cascio, Michele Dalai, Tommy Dibari, Fabio Fanelli, Virginia Gaspardo, Marco Maddaloni, Marco Napoletano, Giulia Olivi, Fulvio Paglialunga, Giuliano Pavone, Claudio Pellecchia, Lucia Perrucci, Alessandro Piemontese, Francesco Poroli, Ferdinando Sallustio, Ivan Tabanelli, Roberto Venturini.

Categoria: Raccolte

Editore: Gelsorosso

Collana: Fuori collana

Anno: 2018

ISBN: 9788898286621

Trama

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Lutto libero allo Scriptorium Cafè – 19 aprile 2018, magia di un tempo sospeso tra aperitivi solari e fuori salone del mobile. Con il conforto di un espresso cremoso è iniziata una serata apparentemente impegnativa allo Scriptorium Cafè, un luogo di coccole che sarebbe riduttivo chiamare bar, gestito dalla creatività sapiente e letteraria di Virginia e Pasquale. Questo cantuccio verde, ritagliato nel cuore di Milano, ha riservato il suo spazio speciale all’accoglienza di un’unione di anime. Così ama definirla Cristiano Carriero, ideatore e curatore di una raccolta di racconti dedicati al tema della perdita.

Parliamo del libro intitolato Lutto Libero, nato dalla riconoscenza di Cristiano per la fondazione ANT, che ha accompagnato amorevolmente la madre nell’ultimo periodo della sua vita. Si può ricordare l’estate di un lutto come la più bella di sempre? Si può tornare a sorridere dopo aver perso ciò che avevamo di più caro? Ventitré autori rispondono, cercando nuovi occhi per guardare la morte, senza nascondere le ferite, scegliendo di non dimenticarla, ma di accettarla e, semmai, assecondarla.

Una copertina strepitosa, che prende vita dall’arte evocativa e generosa di Francesco Poroli, e un girotondo di autori entusiasti, che oltre ad affrontare il dolore guardandolo negli occhi, rendono possibile un sostegno economico alla ANT. Fondazione che da quarant’anni offre assistenza domiciliare psiconcologica gratuita, e che ha appena inaugurato una nuova sede a Milano.

Per questo progetto Cristiano Carriero ha raccolto adesioni tra i suoi colleghi storyteller e tra gli amici dei social, che hanno compreso e saputo interpretare la finalità terapeutica di queste narrazioni. Ridere di una cosa tragica, o quantomeno riuscire a sorridere, raccontando episodi nati dall’esperienza personale.

Che non sempre attiene al tema della perdita di una persona cara. Sì, perché la declinazione del lutto deve essere rigorosamente libera, libera da ogni cliché e da qualsiasi giudizio esterno. Non esiste il lutto perfetto ci dice con semplicità Virginia, che ha smesso per un momento i panni della padrona di casa per vestire quelli dell’autrice di uno dei ventitré racconti. Si commuove profondamente, la Viz, commentando questa libertà che appartiene di diritto a ciascuno di noi e, in particolare, affermando che la perdita può essere anche una liberazione, un sollievo. Ci regala la sua storia vera, le sofferenze che la rendono simile a molti di noi, le ferite che avranno bisogno di tempo per generare cicatrici artistiche.

Altri autori hanno filtrato la loro esperienza personale con l’ausilio di narrazioni più visionarie, o nostalgiche, quasi surreali a volte, ma sempre capaci di mostrare il fianco della fragilità umana. Che poi è il lato più liberatorio in assoluto, la capacità di ammettere che la fragilità non nega per nulla, anzi esalta, la forza prorompente e coraggiosa, generatrice di novità, che la vita stessa e la nostra anima personale sono capaci di portare sempre alla luce.

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