Narrativa

Mio fratello

Pennac Daniel

Descrizione: “Non so niente di mio fratello morto, se non che gli ho voluto bene. Sento moltissimo la sua mancanza, e tuttavia non so chi ho perso. Ho perso il piacere della sua compagnia, la gratuità del suo affetto, la serenità dei suoi giudizi, la complicità del suo senso dell’umorismo, ho perso la quiete. Ho perso quel po’ di tenerezza che c’era ancora al mondo. Ma chi ho perso?” Daniel Pennac sorprende ancora una volta il lettore con un oggetto letterario estremamente originale e toccante che intreccia il celebre racconto di Melville, Bartleby lo scrivano, alle vicende di vita del fratello Bernard. Poco tempo dopo la morte del fratello Bernard, Daniel Pennac allestisce una lettura scenica di un celebre racconto di Melville, Bartleby lo scrivano. Per il personaggio di Bartleby, lui e Bernard avevano la medesima predilezione. Alternando qui gli estratti del suo adattamento tea­trale di Bartleby e gli aneddoti su Bernard, ricordi affettuosi, divertenti o spietati, battute piene di humour e di lucidità, Daniel Pennac tratteggia il ricordo del fratello scomparso, vero e proprio complice, insostituibile compagno di vita. E al contempo mette in luce una singolare affinità tra i due personaggi. Come Bartleby, Bernard era sempre più incline a ritrarsi deliberatamente dalla vita sociale, a un rifiuto categorico di aggravare l’entropia. A questa testimonianza di affetto fraterno, Pennac affianca riflessioni appassionate sul teatro, la recitazione e le maschere sociali. Il tutto costituisce un singolare libro d’amo­re, insieme profondo, lucido e toccante.

Categoria: Narrativa

Editore: Feltrinelli

Collana: Narratori

Anno: 2018

ISBN: 9788807033209

Recensito da Elpis Bruno

Le Vostre recensioni

Mio fratello di Daniel Pennac ripercorre il rapporto profondo tra lo scrittore e l’amato Bernard (“Una resezione alla prostata… e tuo fratello muore di setticemia”): un uomo generoso, un punto di riferimento, non privo di un disagio esistenziale (“Vivere non è mica uno scherzo”) sul quale Pennac s’interroga.

Il ricordo opera su più fronti: sia attraverso i momenti di vita comune, sia nell’adattamento teatrale di un racconto di Melville (“Bartleby per me era una compagnia che suppliva… all’assenza di mio fratello”), quello stravagante  Bartleby (“Vive dunque di biscotti allo zenzero”) che nasconde dietro una frase (“La frase Preferirei di no, contrapposta all’ordine perentorio di un datore di lavoro, suscitava l’ilarità degli spettatori”) e un atteggiamento di rifiuto le cause di un disperazione forse acuita dal lavoro svolto in passato (“Le lettere smarrite!”).

Attraverso le analogie  (“Verso la fine della vita ogni tanto faceva dei biscotti, quei biscotti del Sud… Un giorno ci mise dello zenzero… Gradisci un Bartleby?”) con il racconto di Melville, Pennac s’interroga sul significato di una relazione essenziale (“Il mio lutto… fu mimetico. Un pomeriggio, girando il cucchiaino nella tazzina del caffè, mi fermai di colpo: Bernard faceva esattamente quel gesto”) e giunge forse a individuare una possibile causa dell’angoscia fraterna (“Ho chiesto alla moglie di dirmi qualcosa di gentile su mio fratello… alla fine disse: Non l’ho mai tradito”).

Mio fratello è un’opera ricca, per i contenuti umani (“L’ultima vita di mio fratello fu la pensione anticipata, il Parkinson, il suicidio mancato, il flirt con la psicanalisi, l’Alzheimer del nostro fratello minore e la sua seconda morte, grazie al bisturi finalmente liberatore”) e letterari. Quanto a questi ultimi (ndr: prossimamente pubblicheremo il testo integrale del racconto di Melville) demandiamo a Pennac un giudizio critico sul Bartleby: “Provavo un enorme piacere a lavorare la pasta della frase di Melville. Melville è come il pane. È nutriente senza essere pesante. È pieno di senso e di silenzio. A volte Melville è di una lentezza lavica. È lento a riempire gli anfratti, ma poi li riempie tutti. Anche gli interstizi.”

Bruno Elpis

...

Leggi tutto

LEGGI COMMENTI ( Nessun commento )

Aggiungi un tuo commento

Scrivi la tua recensione

Devi effettuare il login per aggiungere un commento oppure registrati

Daniel

Pennac

Libri dallo stesso autore

Intervista a Pennac Daniel

Chi ha letto "La donna di Gilles" sa che non c'è un'altra scrittrice capace come Madeleine Bourdouxhe di raccontare gli sbigottimenti e le lusinghe dell'amore: senza sbavature né svenevolezze, ma con un'intensità e un'evidenza che hanno qualcosa di lancinante. In questo secondo romanzo della Bourdouxhe (che Jonathan Coe ha definito «una delle più belle scoperte letterarie degli ultimi anni») non siamo più nella grigia e fuligginosa periferia di Liegi, bensì nella "douceur de vivre" della Parigi della fine degli anni Trenta; e se Elisa, la struggente protagonista della Donna di Gilles, viveva nell'attesa, nel dono di sé, nella devozione assoluta per un marito di cui tutto sapeva accogliere e perdonare, Marie (che pure ama profondamente il suo, di marito) scopre la violenza della passione quando, su una spiaggia della Costa Azzurra, incrocia lo sguardo di un ragazzo di vent'anni dalle spalle sottili, i fianchi stretti e le lunghe gambe abbronzate. Un pomeriggio si incontrano, come per caso, su un sentiero che costeggia il mare e, su un pezzetto di carta che lei non getterà, lui scrive un numero di telefono. Che Marie chiamerà, tornata a Parigi, dalla cabina telefonica di un caffè. In una breve Nota all'edizione Gallimard della Donna di Gilles, Madeleine Bourdouxhe aveva scritto: «L'annientamento nell'amore: un po' la storia di tutte le donne», ma qui la prospettiva è cambiata, e il suo sguardo segue con vibrante complicità il percorso di una donna che affronta, con un'audacia che quasi la stupisce, «l'intransigenza del desiderio»...

Marie aspetta Marie

Bourdouxhe Madeleine

La prima settimana di libertà dell'irreprensibile maggiordomo inglese Stevens diventa occasione per ripensare la propria vita spesa al servizio di un gentiluomo moralmente discutibile. Stevens ha attraversato l'esistenza spinto da un unico ideale: quello di rispettare una certa tradizione e di difenderla a dispetto degli altri e del tempo. Ma il viaggio in automobile verso la Cornovaglia lo costringe ben presto a rivedere il suo passato, cosi tra dubbi e ricordi dolorosi egli si accorge dì aver vissuto come un soldato nell'adempimento di un dovere astratto senza mai riuscire ad essere se stesso. Si può cambiare improvvisamente vita e ricominciare daccapo? Da questo romanzo di Ishiguro, acclamato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e vincitore del prestigioso Booker Prize, nel 1993 il regista americano James Ivory ha tratto un famoso film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson.

Quel che resta del giorno

Ishiguro Kazuo

Tessa ha 16 anni e l'incredibile capacità di assumere le sembianze di chiunque tocchi. È un'allieva dell'AFE (Agenzia Forze Eccezionali), una divisione dell'FBI che addestra i giovani mutanti, affinché imparino a gestire i propri poteri e usarli nelle missioni di spionaggio. L'unicità e la versatilità del potere di Tessa la catapultano in una missione delicata prima ancora che il suo addestramento sia concluso. In Oregon, infatti, un serial killer ha strangolato tre persone, lasciando come firma una "A" incisa sull'addome. La quarta vittima, Madison Chambers, è in ospedale in fin di vita. Tessa dovrà assumerne l'identità e sostituirla, per scoprire chi è il suo assassino prima che colpisca di nuovo. Ad affiancarla c'è Alec, giovane mutante che con Tessa condivide un'infanzia dura, un'amicizia molto intensa e qualcosa di più...

Alter Ego

Winnacker Susanne

L'Italia che cambia degli anni settanta non sembra aver voglia di cambiare in via Icaro 15, Milano. Sì, certo, l'eco arriva anche lì ma Elvira, la portinaia, è, come un secolo prima, alla mercé di inquilini gretti, litigiosi, pettegoli. Un universo di maligne ottusità e luoghi comuni che tuttavia diventa teatro del mondo nell'immaginazione duttile e porosa di Chino, il figlio adolescente di Elvira. Quando, al quinto piano, prende casa Amelia Lynd, un'anziana signora dall'incedere altero, maniere impeccabili, madrelingua inglese, Chino ne avverte subito il carisma e ne diventa adorante discepolo. Da dove viene? Cos'ha da nascondere? Qual è il suo segreto? Gli inquilini la mettono al bando, la ostracizzano. Chino si muove, con una sorta di strana ebbrezza, fra i sogni combattivi della madre - diventare proprietaria di uno degli appartamenti abitati dai suoi aguzzini - e le utopie della nuova madre-maestra dalla quale apprende la magia delle parole, le parole che raccontano e le parole che semplicemente dicono. Proprio allora la commedia quotidiana cede al dramma e le vicende di via Icaro e della sua portineria subiscono una fortissima accelerazione. E Chino deve imparare più in fretta, di che passioni, di che ambizioni, di che febbri è intessuta la vita.

LE PAROLE PERDUTE DI AMELIA LYND

Gardini Nicola