“Il nomignolo di Mister Moonlight glielo diede l’astronauta Frank Borman, mentre un juke-box in Florida suonava la canzone dei Beatles – scrisse qualche anno fa Simonetta Fiori – Ma quella raccontata da Tito Stagno nel suo diario in pubblico non era solo un’odissea nello spazio, piuttosto l’epopea della Radio Televisione Italiana, il romanzo ironico e avventuroso dei primi pionieri. Un film in bianco e nero interpretato da personaggi come Aldo Assetta, fisico slanciato e faccia da Leslie Howard, oppure Vittorio Veltroni, tecnicamente un mostro e superstizioso da non credere, e anche il filiforme Umberto Eco, evocato alla sua prima televisiva da piazza Duomo tutto coperto di piccioni, sulle mani, sul cappotto, sui capelli”.
“Era la Rai anni Cinquanta che mandava i suoi cronisti a scuola di fonetica da Gianfranco Folena, assumeva Gianni Vattimo e spediva Giuseppe Ungaretti a intervistare i pastori sardi. Costruite con andamento jazzistico (grazie anche al coautore Sergio Benoni) e mescolate a storie famigliari degne del migliore realismo magico, le confessioni di questo «telecronista lunatico» evocano un mondo scomparso, dove perfino a Bruno Vespa sudano le mani durante l’ansiosissima sua prima diretta televisiva dal fiume Arno. Altri tempi, davvero”.
Tito Stagno (1930 – 2022), giornalista e conduttore televisivo, è stato uno dei volti più popolari della Rai. Come inviato speciale è stato al seguito di John F. Kennedy, Giovanni XXIII e Giuseppe Saragat; ha raccontato numerosissimi lanci spaziali e lo sbarco sulla luna; ha curato e diretto per anni La Domenica Sportiva.
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