Nel libro “Come si ascolta il jazz” il critico del New York Times Ben Ratliff raccoglie quindici interviste fatte ai maggiori rappresentanti della scena jazz mondiale, nelle quali i musicisti, oltre ad inevitabili cenni biografici, condividono con il giornalista l’ascolto, l’analisi e varie riflessioni su brani di altri autori di diversi generi musicali.
I brani vengono analizzati e “decodificati” nella loro struttura realizzando la funzione “didattica” del libro.
Sicuramente queste interviste potrebbero non andare oltre e parlare solo di musica, invece la cosa che più mi ha colpito è la varietà degli argomenti che la maggior parte dei musicisti va a toccare e sviluppare. Qualcuno parla di vita e di morte, altri di Spirito, qualcun altro di Dio, tanti di libertà. All’inizio sono rimasto quasi stupito di come ascoltando un brano la conversazione spesso si spostasse su temi così profondi, ma poi, riflettendo, mi sono reso conto che il discorso non poteva finire altrove.
La Musica è una delle più alte forme di espressione e di linguaggio che unisce tutti gli uomini in tutto il mondo, ma che tocca ogni animo in modo diverso e unico.
La Musica stimola il pensiero di ognuno e, parlando con un musicista, ci si accorge facilmente di come attraverso suoni, armonia e melodia egli voglia raccontare un’emozione, un’esperienza, cerchi di parlare di Vita, di Morte, di Spirito, di Dio o di Libertà.
Conversando con Wayne Shorter, Sonny Rollins, Pat Metheny e tanti altri, l’autore ci rende partecipi, attraverso questo libro, dei loro punti di vista, dei punti di vista di alcuni tra i più grandi musicisti viventi.
Un libro adatto a tutti, che solo in alcuni punti necessita di conoscenze musicali approfondite. “Musica, il più grande bene che i mortali conoscano. E’ tutto ciò che del Paradiso abbiamo quaggiù” (J. Addison).
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