“Certi libri sono facili da scrivere. Altri sono più difficili. E certi libri sono proprio come i cubi di Rubik, e sembra di non avvicinarsi mai a una soluzione“.
Così scrive Joanne Harris nei suoi ringraziamenti, ed effettivamente “Il ragazzo con gli occhi blu” è un romanzo corposo ed intricato che andrebbe letto senza troppe interruzioni, sia per la complessità della trama e della struttura, sia per il piacere di mantenere viva la suspense che l’autrice è tanto brava a creare.
Il protagonista è blueeyedboy, che adesso ha quarant’anni e vive a Malbry (un paese dello Yorkshire) con sua madre Gloria, una donna diabolica e calcolatrice che continua ad incutergli un grande timore.
Il suo passatempo preferito è la fantasia, e il terreno su cui vi dà libero sfogo è internet.
“La maggior parte delle persone fa le scelte che fanno tutti. E ogni volta scelgono vaniglia. I vaniglia sono i bravi ragazzi, normali come la Coca-Cola. La loro coscienza è bianca come i loro denti perfetti, sono alti, abbronzati e presentabili, mangiano da McDonald’s, portano fuori la spazzatura, si presentano con un diploma post laurea e non sparerebbero mai a un uomo alle spalle.
Ma i bad guys, i cattivi ragazzi, sono disponibili in un milione di gusti. I cattivi ragazzi mentono, i cattivi ragazzi imbrogliano, i cattivi ragazzi fanno battere più forte il cuore e a volte lo fanno fermare all’improvviso. Questa è la ragione per cui ho creato badguysrock: all’inizio una comunità web dedicata ai mascalzoni dell’universo narrativo, ora un forum a cui la polizia etica non ha accesso, in cui i cattivi ragazzi possono fare festa, vantarsi dei loro crimini, pavoneggiarsi, sfoggiare con orgoglio la loro malvagità“.
La storia sinistra che blueeyedboy posta regolarmente non è che una fiction: nei mondi virtuali non è obbligatorio dire la verità.
“Tuttavia, tanta gente lo fa. I dettagli sono escogitati in modo da apparire abbastanza irrilevanti così da rendere apparentemente inutile la bugia, eppure, da questi dettagli, emerge un’immagine, le piccole cose che compongono una vita...”.
Quella di blueeyedboy non è certo agevole ricostruirla… L’autrice si diverte a creare nelle nostre menti il caos più assoluto, mescolando confessioni e bugie.
Ciascun capitolo è costruito ad imitazione delle pagine di un blog, con in cima la data, le informazioni sullo stato e sull’umore, la playlist e i commenti dei visitatori. Alcuni messaggi sono pubblici; altri post, invece, sono visibili solo al gruppo degli utenti selezionati, il che rende ancora più complesso ricomporre l’identità e la vera storia di blueeyedboy,
In un mondo che non esiste, in cui ciascuno può scegliere di fingersi diverso, blueeyedboy rivela con estrema naturalezza pensieri oscuri e pulsioni omicide.
Ma c’è del vero in quello che scrive?
All’inizio del romanzo, la notizia della morte di Nigel, suo fratello maggiore, lo lascia indifferente, se non addirittura divertito.
Possibile che non si sia trattato di un incidente e che blueeyedboy sia in qualche modo responsabile della morte di suo fratello?
Qual è la linea da superare per fare di un uomo un assassino? Occorre il gesto o basta l’intenzione, quando quest’ultima conduce a pilotare gli eventi in modo da ottenere il medesimo risultato?
E gli altri omicidi di cui blueeyedboy racconta con tanto compiacimento ci sono effettivamente stati o rappresentano solo il frutto della sua fantasia?
Il libro della Harris è molto originale ed appare avvincente sin dalle prime pagine, intrigando poi sempre più man mano che si fa chiaro il ruolo della misteriosa Albertine e si delinea la figura di Emily, la bambina cieca che sa ascoltare i colori della musica.
É inoltre scritto con estrema intelligenza e perizia, ma la sua forza è costituita soprattutto dalla rapidità di una narrazione fitta di colpi di scena inquietanti e imprevedibili:
“... nel mondo di blueeyedboy (…) tutto esiste a rovescio e ogni senso è contorto e invertito, e nulla inizia mai veramente, e nulla arriva mai a una fine…“
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