Da lassù abbraccia piazza Trento e Trieste
Da lassù abbraccia piazza Trento e Trieste, elegante alla luce dei lampioni che fanno di Ferrara una cartolina da contemplare anche in notturna. Raramente la vede in altri orari, troppo impegnato ai piedi della Dulfina, sulla coperta fatta ai ferri. Così è stabilito, così hanno fatto i suoi quattordici predecessori: lui è il quindicesimo Beppe, il gatto della signora Adolfa Punginelli, vedova Massari.
Deve il nome al marito di lei, quel Giuseppe disperso in Russia. Sparito lui, anni dopo sono comparsi i felini, uno diverso dall’altro ma, a detta della Dulfina, tutti somiglianti al poveretto. Li ha scelti personalmente al gattile, facendo di ogni Beppe il padrone indiscusso dell’appartamento di via Mazzini. Lo stesso che Dulfina ha condiviso col marito e che, ristrutturato, farebbe la fortuna di Adele, nipote dei coniugi Massari. Eh, ma prima bisognerebbe convincere l’ottuagenaria a sloggiare! Questione difficile da risolvere, e non solo per la caparbietà della Dulfina.
Beppe ascolta placido i racconti di lei, mai stanca di rimembrare quanto l’avesse amata quel primo Beppe che in Russia era andato per amor di patria. Quel Beppe con cui aveva varcato la soglia di casa, col riso tra i capelli dopo la festa con amici e parenti. Il suo Beppe che avrebbe fatto di tutto perché, almeno lei, potesse morire nel proprio letto.
Così il felino trascorre i giorni, per poi passare le notti sui tetti, dopo aver lasciato peli su divani e tappeti. Stanza per stanza, proprio un lavoraccio, ma tocca a lui come ai quattordici Beppe che l’hanno preceduto.
Tutto pur di difendere la Dulfina dall’ingordigia immobiliare della nipote. L’allergia ai gatti la tiene lontana dalla Dulfina, e tiene la Dulfina lontana dall’ospizio.
Gaia Conventi
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Abbiamo chiesto a Gaia Conventi di regalarci una delle sue storie brevi, da pubblicare nel corso della i-settimana dedicata al racconto.
La scrittrice ferrarese ha aderito al nostro invito: non con una, ma con due storie e ci ha proposto – con diminutio ironica – “le mie solite robette ferraresi. Il primo arzigogolo è faccenda breve che finisce bene, il secondo è faccenda lunga che finisce male.” Detto in altre parole, due esempi cristallini di racconto. Il primo, che pubblichiamo oggi (“Da lassù abbraccia piazza Trento e Trieste”) è una short story o micro-racconto, dolcissimo e soave, che in poche righe disegna un messaggio importante.
Il secondo (“Il vestito del morto”) è un racconto noir che veste di umorismo macabro la sottile malinconia che si sprigiona dai mercatini e penetra nelle vene del lettore dopo aver aleggiato nelle atmosfere dark del racconto.
Anche le foto che pubblichiamo con i racconti sono opera di Gaia: sono scatti rubati alla Ferrara che lei tanto ama. Perché le nostre belle città di provincia – un patrimonio inestimabile troppo spesso messo a dura prova dai cataclismi naturali – contengono, secondo Gaia, anche un rimedio alla malinconia: «… La cura alla tua malinconia esiste e si chiama “fotografia di strada”. Io quando mi sento giù – accade ogni paio d’anni, per mezz’ora perché il tempo è tiranno… e se lo è lui, figuriamoci se non lo sono io! – prendo la reflex, ma va benissimo anche il cellulare, e passeggio per la città. Alla ricerca di storture. Se ne trovano sempre. Una volta scovate ci si sente meglio, dalla parte del giusto. Mai abbastanza giù per come vanno le cose e quindi già in via di guarigione. Provare per credere!».
Gaia Conventi, ferrarese doc e impareggiabile animatrice del blog Giramenti (https://gaialodovica.wordpress.com/), è l’autrice di “Giallo di zucca”. Mentre attendiamo il sequel, Vi segnaliamo il nostro commento all’opera prima: http://www.i-libri.com/libri/giallo-zucca-gaia-conventi/
A chi ancora non conoscesse Gaia Conventi, consigliamo di leggere una delle interviste che abbiamo realizzato con lei (divertendoci un sacco):
http://www.i-libri.com/scrittori/intervista-gaia-conventi/
http://www.i-libri.com/scrittori/intervista-gaia-conventi-autrice-delle-novelle-col-morto/
La redazione
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