Pubblichiamo il racconto scritto dalla nostra redattrice Alessandra Allegretti, selezionato dal Corriere della Sera nella rubrica “Amori moderni” e visualizzabile anche a questo link con illustrazione di Anna Resmini: http://27esimaora.corriere.it/articolo/non-ti-voglio-piu-la-notte-di-un-amore-da-cui-ho-saputo-svegliarmi/
La redazione di i-libri.com
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Non ti voglio più (la notte di un amore da cui ho saputo svegliarmi)
Sarà l’incanto di questa notte d’estate, ma piazza Vittorio è molto cambiata. I film che trasmettono sono interessanti e io adoro il cinema all’aperto. Così ho vinto le mie resistenze e sono ritornata, dopo molti anni. Sono emozionata, e non solo per le stelle. Ricordo con amarezza l’ultima volta che sono stata qui e la memoria recupera molti particolari che avevo rimosso. Dal finestrino le strade sembrano più pulite e accoglienti. Il mercato è scomparso e la piazza ha perso una parte della sua identità. È più bella e anonima nello stesso tempo. Intravedo i portici che con dolcezza mi anticipavano l’incontro con Andrea. Alzo lo sguardo verso il palazzo dove abitava un tempo.
Ci conoscemmo al liceo e ci mettemmo insieme proprio quando la sua famiglia decise di trasferirsi a Roma. Da allora crescemmo e arrivammo al bivio dell’università: io mi proiettai in modo ossessivo negli studi, mentre lui si godeva la sua vita di maturo adolescente. Detestava la mia serietà.
Un giorno mi disse che voleva del tempo per riflettere. Mi accorsi che non aveva più lo stesso sguardo. Nonostante mi avesse chiesto di stare lontani per un po’, la sera dopo decisi di fare una improvvisata in tarda notte. Avevo 22 anni. Sapevo che era ad una festa in via Carlo Felice. Arrivando mi accorsi che quei luoghi a me tanto familiari non lo erano più. Molte persiane erano serrate e la mia città mi stava voltando le spalle.
Ignorai quei presentimenti e suonai con serenità al citofono: mi rispose Andrea. «Solo noi due…solo noi due…» mi ripetevo salendo. Arrivai sul pianerottolo: la porta era aperta ed entrai. Di fronte a me l’abisso. Andrea, in piedi, non mi guardava. Chiedeva alla padrona di casa chi mi avesse invitata. Dopo sei anni d’amore vissuto tra i banchi di scuola.
Scappai per le scale mentre qualcosa moriva dentro di me. Sentivo una morsa al petto e col batticuore imboccai il portone: avevo bisogno di aria. Rimasi senza respiro per lunghissimi secondi, mi guardai intorno. Nessuno. La via era vuota. Poi mi girai e me lo trovai di fronte.
«Sono sceso perché mi hanno detto di farlo», disse con tono secco. «Non ti voglio più».
Stentavo a riconoscerlo: era esaltato e disperato allo stesso tempo. «Voglio vivere la mia vita. Lasciami in pace». Non avevo più aria. «Io non posso stare con te, mi assilli come mia madre».
Se ne andò e io non riuscii a dire nulla. Rimasi per strada e mi sedetti sul marciapiede. I rumori erano attutiti e non so quanto tempo rimasi lì. Mi sentivo una spazzatura gettata via e cominciai ad odiare quei palazzi imbellettati, perché erano stati spettatori inerti della mia tragedia. Presi un sasso e lo scagliai contro un portone. Un ragazzo seguì la scena, ma con un ghigno se ne andò dopo poco.
Per molto tempo non tornai più in quella zona e ne serbai solo ricordi negativi. Al pensiero di via Carlo Felice avvertivo un fitta allo stomaco, alla rabbia si intrecciava il senso di inadeguatezza. Forse non ero stata all’altezza? Piazza Vittorio equivaleva a odori di umanità alla deriva e rumori di disperazione. Non mi apparteneva più e tante volte giurai a me stessa di non mettervi più piede.
Ma ora sto calcando il marmo di questo bel giardino ottocentesco. Giorgio mi guarda e mi prende la mano. Molti edifici intorno mi appaiono nel loro massimo splendore, accanto a qualche problema di sempre. Sta per iniziare lo spettacolo che ci interessa. Ci affrettiamo a raggiungere i nostri posti. Lascio i miei ricordi al passato perché ho fatto la pace con questo pezzo di città, imparando ad amarla nonostante i suoi problemi.
L’apprezzo per quello che è: un luogo d’incontro di epoche e culture diverse. Non avverto più l’ostilità che mi aveva respinta. E il campanile di S. Maria Maggiore ammicca dietro lo schermo. Questo luogo ha ora un rapporto con me, senza filtri. Lascio sfilare la sigla di questa storia tutta da godere e sorrido ammirando il cielo di questa bellissima «seconda notte».
Alessandra Allegretti
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Alessandra Allegretti, 43 anni, è sposata e ha tre figli. Laureata in lettere classiche, lavora nell’editoria digitale e nel web marketing.
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