Da Boito a Visconti – Per Senso, il bellissimo film del 1954, Luchino Visconti si ispirò al racconto di Camillo Boito (ndr: pubblicato oggi da i-libri, insieme al presente articolo), esponente – insieme al fratello Arrigo, a Praga, a Tarchetti e ad altri – del movimento conosciuto come Scapigliatura. Il regista italiano rielaborò la trama, arricchendola di spunti e contenuti ideologici e politici.
La Livia di Boito, elevata al rango di contessa in seguito ad un matrimonio di puro interesse da lei voluto, perché avida di ricchezza e libertà, rievoca gli anni della sua giovinezza e dell’amore folle e insensato per il giovane ufficiale austriaco Remigio Ruiz. É lei stessa a paragonarsi alle antiche romane di cui porta il nome, tristemente note per il loro “pollice verso” a conclusione dei combattimenti dei gladiatori, e alla Silvia dell’ode del Parini, divenuta simbolo di costumi corrotti. Questo severo giudizio, una vera autocondanna, appare del tutto funzionale alla morale dell’epoca, ancora critica nei confronti di qualsiasi pur vago tentativo di emancipazione femminile. Qui Livia non si discosta molto dalla Emma Bovary di Flaubert. Il racconto di Boito, oltre che sul comportamento morale dei protagonisti, si concentra sul loro aspetto esteriore e ne esalta la bellezza. Remigio, agli occhi di Livia, è un Adone o un Alcide, mentre lei stessa si descrive come bellissima e attraente. Questo è l’aspetto che più avvicina la novella alla corrente del Decadentismo. Lo spregevole comportamento dell’ufficiale austriaco viene visto e descritto più dal punto di vista umano che non politico. Di politico infatti non c’è nulla nell’opera di Boito. Egli si è concentrato sulla storia d’amore, sul dramma umano che distrugge l’esistenza dei protagonisti, pur lasciando al personaggio di Livia quella componente di frivola superficialità che la induce a continuare un’esistenza di infedeltà e sotterfugi.
Assai maggiore spessore assume il personaggio di Livia nella rappresentazione viscontiana.
Sin dalla prima scena che mostra la rappresentazione del Trovatore di Verdi alla Fenice di Venezia, si evidenzia l’impronta socio-politica che il regista ha voluto dare all’intero film. L’opera verdiana diviene il pretesto per una dimostrazione insurrezionale contro l’oppressore austriaco.
Se in Boito la storia del Risorgimento rimane ai margini, nel film essa è centrale e caratterizza e condiziona i personaggi stessi. Livia appare subito come segretamente impegnata a sostenere la causa degli insurrezionalisti, anche attraverso la sua amicizia e il suo affetto per il cugino, che verrà esiliato proprio per la delazione del tenente Franz Mahler, il Remigio Ruiz di Boito.
La storia d’amore tra Livia e Franz nasce e cresce all’ombra delle battaglie per la liberazione dall’oppressore. Siamo alla vigilia della battaglia di Custoza del 1866. Il tenente Mahler si rivela subito un ignobile approfittatore, e riesce a estorcere a Livia denaro e gioielli per i suoi vizi e per la vita dissoluta che conduce. Riuscirà a farsi consegnare persino l’oro che a Livia era stato affidato perché lo custodisse per la causa risorgimentale. Gli servirà per farsi riformare da medici corrotti, e evitare la battaglia più dura, probabilmente quella che avrebbe segnato la sconfitta austriaca. Livia dunque tradisce i suoi ideali, se stessa, il marito. Ciò che la porta, tuttavia, al gesto estremo di denunciare l’alto tradimento dell’amante, è la sopraggiunta consapevolezza dei ripetuti inganni di cui era stata vittima. Ormai la Livia di Visconti non ha più scampo. La sua follia si compie nel momento stesso in cui è lei la causa della morte dell’amante.
La cura per la ricostruzione storica del periodo, per la riproduzione degli ambienti e dei costumi, fa di questo film una vera opera d’arte. D’altra parte Visconti si avvalse della collaborazione di nomi quali Zeffirelli e Rosi e di Tennessee Williams per i dialoghi americani. Si è spesso sottolineato come la scenografia del film sia ispirata a opere di artisti famosi, come Hayez, Fattori, Goya. Ciò aggiunge ulteriore pregio e raffinatezza alla realizzazione cinematografica.
La storia del tragico amore tra Livia e Franz assume nell’opera viscontiana un più vasto significato, se la si traspone dalla sfera privata a quella pubblica.
Anna Maria Balzano
Aggiungi un tuo commento
LEGGI COMMENTI ( 1 commento )