Narrativa

Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera

Gaye Cheikh Tidiane

Descrizione: Epistolario di un poeta italo-senegalese con la prefazione di Giuliano Pisapia.

Categoria: Narrativa

Editore: Jaca Book

Collana: Di fronte e attraverso. Terra terra

Anno: 2013

ISBN: 9788816411814

Recensito da Ilaria Spes

Le Vostre recensioni

L’autore, poeta e cittadino italo-senegalese, attraverso una raccolta di lettere indirizzate all’amico fraterno Silmakha, racconta il disagio e l’umiliazione che gli immigrati di colore affrontano una volta approdati nella società sviluppata dei bianchi. Ribadisce la percezione del fastidio provocato, l’ostilità del rifiuto, il mancato riconoscimento della propria umanità in un contesto che in alcuni casi ne accetta la prestazione d’opera, ma che sempre li vorrebbe invisibili.
La narrazione, realistica e simbolica a un tempo, intessuta con immagini che si abbeverano nella terra e nella saggezza d’Africa, intreccia agli stati d’animo e all’esperienza personale dell’autore, le testimonianze più aspre e dolorose di altri connazionali e amici, come Michel, Salifu, Ibrahim, nonché le riflessioni evocate dalla memoria individuale e collettiva.
Significativo e toccante risulta il rientro in patria del poeta in occasione della morte del padre e, di lì a pochi giorni, anche della madre Kiné, la donna custode, il guerriero, la leonessa abbattuta dall’offesa. Due decessi in settantadue ore. E un viaggio a cuore aperto nei valori inestirpabili di una famiglia e di una cultura, ma anche sull’erta scomoda di una critica interna all’egoismo maschile e alla consuetudine della poligamia.
Poi il pellegrinaggio a Gorée: preghiera e condanna. La denuncia del colonialismo vecchio e nuovo, delle brutalità e delle razzie compiute, del computo sempre aperto dei danni recati e subiti, delle tante vite vilipese, oltraggiate e dimenticate. E nella filigrana di ogni verso la richiesta – onesta e lucida – di riportare giustizia. Che le mani bianche si protendano finalmente non più a sottrarre o a fomentare guerre e divisioni, non più a farsi muro, ma per sostenere e accogliere. Non solo in nome della solidarietà ma in difesa di un diritto universale, troppo a lungo negato.
Quello di Cheikh Tediane Gaye è il canto intenso di un uomo che non vuole rinunciare alla sua pelle nera.

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