RIDE AND PREJUDICE – Jane Austen

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It is a truth universally acknowledged that a single man in possession of a good fortune must be in want of a wife. However little known the feelings or views of such a man may be on his first entering a neighbourhood, this truth is so well fixed in the minds of the surrounding families, that he is considered the rightful property of some one or other of their daughters.”

Undoubtless this is one of the most famous “incipit” in world literature and it resumes the main essence of the whole novel: the need to marry for middle class girls in order to keep on their social status as they couldn’t work because a job was not appropriate for women. It is easier to understand the nervous breakdown of mrs Bennet who in charge with her five daughters feels as her main duty to give them a future before her husband’s death. The novel does not concern only the necessity of a good marriage but it turns around Elizabeth “Lizzie” Bennet, a volitive and clever girl, the second child among her sisters, and her complex relationship with Darcy, a gentleman. Theirs is not a classical love story because firstly they cannot understand each other because Darcy does not accept the Bennets’ social status and way of behaviour and Lizzie is too proud in order to turn positively her opinion even when Darcy changes his way of thinking.

Irony is probably one of the main characterics of Austenian style in this book while the characters take life more thanks to dialogues than to descriptions.

Austen’s masterpiece is written in a plain way and is a great source in order to understand British society in the early XIX century.

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Sulle colline di Montebudello, tra Bologna e Modena, durante uno scavo una ruspa porta alla luce un cadavere seppellito da oltre dieci anni. È una sera gelida, c'è il pericolo che la pioggia battente si trasformi in tormenta di neve. Un inferno per i tecnici della Scientifica. Giornalisti e curiosi si accalcano intorno alla zona del ritrovamento: ben presto l'attenzione di tutto il Paese si concentra su quel macabro mistero. L'architetto Gabriele Moretti sta guardando il servizio alla televisione. Ha trentasei anni, una bella famiglia a cui è molto legato e la sua carriera è decollata. Eppure, dopo aver visto quel servizio di cronaca, il suo umore cambia improvvisamente e le sue notti si popolano di incubi, invasi da luoghi oscuri, presenze spettrali e cadaveri resuscitati. Agli incubi si aggiungono emicranie, allucinazioni e la sensazione di essere seguito. Come se non bastasse trova biglietti anonimi lasciati in ascensore, e persino la moglie e i suoceri sembrano mutare atteggiamento nei suoi confronti. Che cosa è accaduto davvero dieci anni fa su quelle colline? Gabriele ancora non lo sa, ma c'è una verità oscura che sta per tornare alla luce: altri efferati omicidi stanno per essere commessi.

La collina dei delitti

Carboni Roberto

Nella sua nota al lettore, Alessandro Soldati avverte: "Quello che hai in mano non è un romanzo sugli aeroplani e sugli aviatori che ci stanno dentro. Se cerchi dettagli tecnici, descrizioni minuziose di manovre ardite, coni di scarico che sputano fiamme e, soprattutto, se cerchi gente risoluta, pronta ad accogliere il destino sparandogli un missile sui denti, credo che finirai per rimanere deluso. Io ho preferito raccontare gli uomini e le donne che stanno 'dentro' agli aviatori. Visti da fuori hanno un certo fascino eroico per chi li apprezza, mentre sono stupide macchine da guerra per chi li detesta. Ho avuto l'onore ed il privilegio di essere uno di loro, perciò non cado in nessuna delle due semplificazioni, e voglio mostrare che sono molto di più: sono persone".

Andrà bene di sicuro

Soldati Alessandro

Al termine di un drammatico iter processuale durato dal 1988 al 2003 i giudici italiani hanno condannato a ventidue anni i militanti di Lotta continua Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi avvenuto nel 1972. Eppure in Italia una parte larga e talvolta autorevole dell'opinione pubblica continua a credere nell'estraneità totale di Lc a quel delitto. Ventimila pagine di atti processuali documentano un'altra storia, un'azione che per Giampiero Mughini è nata «dalle viscere di Lotta continua», a cominciare dalla campagna implacabile condotta contro Calabresi, indicato senza alcuna verità come capro espiatorio della tragedia di piazza Fontana. Fondatore e direttore di «Giovane critica», una delle riviste che hanno modellato l'anima del Sessantotto, ex direttore responsabile di giornali provenienti dall'area di Lotta continua, a lungo lui stesso un innocentista, Mughini percorre in queste pagine un itinerario doloroso in nome della «verità» e del bilancio ideale della sua generazione.

GLI ANNI DELLA PEGGIO GIOVENTU’

Mughini Giampiero

Delfina è una ragazza in coma a seguito di un incidente, chiusa in quello stato che i medici definiscono minimal responsive. Attorno a lei i personaggi che fanno parte della sua esistenza: la madre, donna ingombrante e perfezionista; un padre lontano, mite e un po' egoista; un fidanzato inconsistente che nasconde una colpa terribile; la fisioterapista; le amiche. Una girandola di amici e parenti che si affolla sul guscio apparentemente vuoto della protagonista e, nel bene e nel male, porta avanti la sua vita. Eppure ognuno di loro è prima di tutto a se stesso che parla, mettendo a nudo le meschinerie e le paure che stanno a fondamento di ogni relazione, in una rappresentazione della normalità che sconfina pericolosamente con il suo opposto, quella sottile e banale follia del quotidiano in cui è immersa la nostra vita. Fuori Delfina, un succedersi di storie e di colpi di scena. Dentro, l'inquieto vaneggiare di Delfina in attesa del risveglio. Ma se fosse proprio lei a non voler aprire gli occhi?

NUDA VITA

Frascati Daniela