Letteratura femminile

Una donna spezzata

De Beauvoir Simone

Descrizione: Monique ha sempre creduto nel suo matrimonio. Soprattutto, ha sempre creduto nel suo ruolo di moglie: muoversi sicura per casa, gestire la vita familiare, provvedere agli altri con la certezza di essere necessaria. Ma è bastata una frase di Maurice: "C'è una donna". E se Monique è tradita dal marito, la madre di Philippe lo è dal figlio, che al progressismo materno preferisce lo spirito pratico e conservatore della moglie. Murielle, invece, non ha né mariti né figli con cui scontrarsi: due matrimoni finiti male e il suicidio della figlia la condannano a una solitudine che la rende cruda e volgare, astiosa verso il mondo e verso un Dio che forse non c'è. Tre racconti, tre donne, tre crisi.

Categoria: Letteratura femminile

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi tascabili. Scrittori

Anno: 2014

ISBN: 9788806221355

Recensito da Elpis Bruno

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Una donna spezzata di Simone De Beauvoir è Monique, alle prese con il tradimento del marito (“Maurice è cambiato”) e con Noëllie, la rivale da screditare agli occhi del coniuge (“Noëllie sarebbe anche l’amante dell’editore Jacques Vallin”).

La reazione della donna, puntigliosamente annotata in un diario (“Com’è curioso tenere un diario: le cose che vi si tacciono sono più importanti di quelle che vi si annotano”), vuole essere improntata alla razionalità (“Visto che ho adottato un atteggiamento conciliante e comprensivo, devo mantenerlo”) e alla strategia sentimentale (“Se gli rovino la sua avventura, la abbellirà con la fantasia, gli verranno dei rimpianti. Se gli permetto di viverla «come si deve» se ne stancherà presto”), ma ben presto si tramuta in gelosia (“La prima volta che sono andata a spiare Maurice al laboratorio, la macchina era nel parking”) e possessività (“Immaginarli… E comunque non è la stessa cosa che vederli”).

Subentrano i sospetti: perché il marito ha nascosto la relazione? Per non far soffrire? Per portare a compimento l’educazione delle figlie? E intanto la donna si rifugia nell’astrologia,  nella grafologia, infine nella psicoterapia (“Così, adesso pago qualcuno perché mi ascolti, è atroce”) per non arrendersi agli istinti autodistruttivi (“Ho quarantaquattro anni, è troppo presto per morie, è ingiusto!”) e al dilagare delle angosce (“Le rabbie, i patemi, l’orrore, sono tutte cose che sfuggono alle parole”).

Nel secondo racconto (L’età della discrezione), una scrittrice anziana (“Allora, il giorno in cui sarei andata in pensione… mi sembrava irreale addirittura come la morte”), volitiva (“Io non potrei vivere senza scrivere”) e dominante (“Sono sempre stata collerica: stavo forse diventando bisbetica?”) affronta la delusione per le scelte di un figlio che rivendica la propria autonomia vitale (“Perché mi sono ostinata a fare di Philippe un intellettuale, mentre André l’avrebbe lasciato avviarsi verso altre strade?”).

In Monologo, un’altra figura di donna (“Mia figlia è morta e mio figlio me l’hanno portato via”) affronta la solitudine (“Ma io sono un merlo bianco. Povero merlo bianco: è solo al mondo”) in una notte simbolica (“Ma stanotte è Capodanno e son qui sola a rodermi”) che accoglie i dolorosi sfoghi della monologante.

Diario, narrazione classica, monologo destrutturato: tre forme diverse per dare corpo e per esprimere complessità e orgogli di donne sferzate dai venti della vita.

Bruno Elpis

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