
La leggenda del Buranco
Maineri Baccio Emanuele
Descrizione: Il giovane Pietro Brusio, studente di legge e scrittore in erba nella scenografica Catania di metà Ottocento, rimane affascinato dall'elegante contessa di Prato Narcisa Valdesi, trovandosene perdutamente innamorato e sull'orlo della disperazione per l'irraggiungibilità di tal donna che «vivea pei piaceri, della quale il lusso era il bisogno come l'aria è il bisogno dell'uomo». Superando con il suo genio artistico le convenzioni sociali si introduce a pieno titolo in quel mondo aristocratico fin allora a lui precluso e riesce a vincere il cuore della donna, fino ad un epilogo inaspettato e tragico.
Categoria: Classici
Editore: La Fenice
Collana:
Anno: 2006
ISBN: 9788888596037
Dall’incipit del libro: Una dedicatoria a un becchino? — E perchè no? Non è egli forse un uomo come un altro e — non ve l’abbiate a male — non può egli essere un galantuomo par vostro e mio? Anzi — e sarei pronto a giurarlo sul Vangelo —, ei valeva assai più di tanti e tanti che han titolo di baccelliere, e magari di dottore, i quali col nastrino all’occhiello dell’abito, sono saliti tant’alto da credere che gli onesti non li ravvisino più per quel ch’e’sono: barattieri solenni. Dico perciò che, se aveste conosciuto quel povero becchino, lo avreste, come me, amato e, aggiungo anche, onorato. Io, allora, ero quasi fanciullo; ma quando il brav’uomo morì, portavo già i peli del labbro superiore arricciati dispettosamente all’insù con quella boria de’ vent’anni, che sarebbe molto ridicola, se non fosse altrettanto innocente. Di quel tempo certi fumi si guardan con occhio benevolo, avvegnachè, più o meno, li abbiamo avuti tutti, quei fumi; e, invero, quella è proprio l’età delle leggerezze e delle scappatelle, le quali — ove non passino la misura o il segno — meritano sempre benevolo perdono. A quei giorni io credo che Tomaso Giona, soprannominato il Griso, andasse oltre i sessant’anni; e tuttavia quel numero di pasque se le portava bene.
La leggenda del Buranco
Maineri Baccio Emanuele
RISVEGLIO
Rice Anna
Un romanzo costruito di racconti concentrici, un puzzle le cui tessere sono sguardi diversi sulla stessa storia. Una donna ancora giovane, con una figlia bambina e una adolescente, una donna ancora bella e baciata dalla grazia di una eccezionale sensibilità creativa, si ritrova prigioniera della stessa prigione che si è chiusa attorno al corpo di suo marito, Pietro, anche lui giovane ancora bello, ancora forte, ridotto dalle conseguenze di un incidente a vegetare muto e inconsapevole, paralizzato e totalmente dipendente, senza potere vivere, senza poter morire. Si chiama Miriam, la donna. Corteggiata, amata. A quattro anni dalla tragedia si trova in bilico fra la voglia di ribellarsi al dolore e il bisogno di sacrificargli tutte le sue possibilità, tutto il suo possibile futuro, come a un Dio Minore da placare. Certa che non riceverà niente in cambio. Attorno a Miriam e alle sue oscillazioni “gli altri”: ciascuno a suo modo colpito e modificato, colpito e atterrito, colpito e affondato. Da lei, Miriam, da lui, Pietro. Gli altri: la bambina, la ragazza, l’uomo ancora giovane, l’uomo più vecchio. tutti a confrontarsi con se stessi e con Miriam, con Miriam e con Pietro, come ci si confronta, consapevoli o no, continuamente, con la morte e con l’amore.
MIRIAM E LA GEOMETRIA
Grosso Luisa
Amélie torna in Giappone ma abbandona i tragicomici panni di impiegata nella multinazionale Yumimoto, vicenda narrata in Stupore e Tremori, e si concentra sulle peripezie sentimentali di quel periodo. Rinri è il suo fidanzato giapponese, bello e ricco, li lega un amore bizzarro ma non privo di poesia, raccontato con il solito umorismo, affondando lo sguardo chirurgico che le è proprio nell'incandescente universo dell'amore. Ma l'emozione più grande e la relazione più forte è ancora una volta quella che lega l'autrice al paese in cui è nata, e dove ha trascorso gli anni mitici dell'infanzia.
Né di Eva né di Adamo
Nothomb Amélie
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