Narrativa

Venticinque grammi di felicità

Vacchetta Massimo, Tomaselli Antonella

Descrizione: Il cucciolo ha pochi giorni, è tutto rosa, e ha sul dorso una corona di aculei bianchi e morbidi, un po' scomposti. Pesa solo 25 grammi e pigola piano: ha fame, o freddo, o forse si sente solo. Un pianto tanto disperato che scalfisce la corazza di abitudini e apatia che Massimo si è costruito. È così che Ninna - sì, perché il riccetto spettinato si rivela una femmina - stravolge la sua vita con la forza della sua personalità. È curiosa e appena "annusa" novità si affaccia dal suo rifugio; è giocherellona, e si diverte a rovesciare con il naso la ciotola dell'acqua; è affettuosa e lo lecca pazza di gioia dopo una lunga assenza. Però è anche un animale selvatico e reclama la sua libertà: la gabbia le va sempre più stretta e la sua felicità è fuori nei boschi. In questo libro, Massimo Vacchetta racconta lo straordinario incontro che lo ha aiutato a uscire da un periodo buio e gli ha dato un nuovo scopo: creare un centro di recupero per i ricci, una specie minacciata dalla nostra disattenzione, e aiutare gli esemplari in difficoltà. Come Trilly l'impenitente dongiovanni, o la fragile Lisa che ha conquistato tutti con il suo sguardo, o Zoe che ha saputo resistere a ogni colpo. Animaletti feriti, maltrattati, indifesi, ma in grado di trasmettere una grande voglia di vivere.

Categoria: Narrativa

Editore: Sperling & Kupfer

Collana: Pickwick

Anno: 2017

ISBN: 9788868364021

Recensito da Elpis Bruno

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Venticinque grammi di felicità di Massimo Vacchetta con Antonella Tomaselli -“Ma perché lo fai? Cosa ti rendono i ricci?” “Mi rendono felice.” “Te ne potresti occupare tu per questi due giorni?” Inizia più o meno così l’amicizia tra Massimo, veterinario specializzato nei bovini, e un riccetto orfano…

Antonella Tomaselli dice di Massimo Vacchetta: “La sua è l’anima di un poeta che conserva gli occhi di un bambino” e lo definisce “sentimentale e sognatore”.

Venticinque grammi di felicità racconta la genesi di una passione che nasce da una condizione di insoddisfazione esistenziale (“Maggio 2013. Imperversava una primavera piena. Che però mi passava accanto”), alla quale il protagonista non intende rassegnarsi (“La voglia di rincorrere sogni non era ancora spenta”).

Da un incontro casuale scocca la scintilla: è un esserino minuscolo e indifeso (“È un orfanello… Il riccetto aveva gli occhi ancora chiusi. E tutta la pelle rosa, senza peli. Gli aculei erano bianchi e morbidi… è nato forse da due o tre giorni. Pesa solo venticinque grammi”), ma ha il potere di regalare la consapevolezza (“In un istante, come una folgore, sentii la sua solitudine. Tutta. Abissale. La riconobbi…”) sulle cause di un’infelicità (“Li avrei persi perché si sarebbero separati o perché si sarebbero ammalati”) che ha radici nell’infanzia (“La mia infanzia fu accompagnata da questa paura dell’abbandono. Dalla mancanza. Dalla solitudine”).

Il piccolo riccio svolge una funzione essenziale nell’esaltare una predisposizione naturale (“La Ninna ha accresciuto il mio desiderio di aiutare i più deboli, i più dimenticati. Proprio perché in genere non ci pensa mai nessuno. Invece ogni creatura, anche la più piccola, è preziosa”) e una sensibilità raffinata (“Vai Ninna, vai. Scappa da me. Vai Ninna, e sii felice”).

La riccetta Ninna avvia un processo (“Se Ninna mi aveva ispirato il sogno di creare un centro per i ricci, Ninno mi aveva stuzzicato la fantasia di un’oasi dedicata a loro”) che si trasforma ben presto in un progetto che trae forza dagli ideali (“In un sito… trovai un pensiero che ben illustrava il mio stato d’animo… Ogni tuo giorno non sarà vissuto pienamente se non farai qualcosa per qualcuno che non potrà mai ripagarti”) e dal riconoscimento di valori fondamentali: la vita e il diritto dei più deboli (“Trovo che l’eutanasia sia l’ultimo passo… Io penso che anche un riccio disabile abbia diritto alla vita”), la libertà (“Ha ragione Dorthe: voler bene è lasciar andare”), e idee collaterali per dare forma all’ideale (“Un’idea: il Riccio Day”).

Venticinque grammi di felicità è una storia preziosa, commovente, coinvolgente e indimenticabile, che non può mancare a chi ama la natura e riconosce nell’uomo il despota miope che minaccia l’equilibrio ecologico:

“La voce di Ninna è quella di tutta la natura oltraggiata dall’uomo.
È il pianto di un bosco tagliato.
È il lamento della biodiversità martoriata.
È il biasimo a orde di pirati che predano senza freni un pianeta già troppo violato…”

Massimo Vacchetta è un piccolo principe che svetta per nobiltà d’animo (“Non mi interessa aver belle case e belle automobili ed essere il più furbo. Non è questa la mia idea di felicità. Io vorrei continuare a inseguire i miei sogni…”) e, con la sua storia, regala ai lettori momenti di autentica poesia: “Qualche volta la sera… mi siedo su quel prato pullulante di vita, al confine col bosco, e chiamo: «Ninna, Ninnaaa». E in certe sere magiche, quelle rubate alle favole, lei arriva. Lieve, come musica di angeli, per il mio cuore”.

Bruno Elpis

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Visitate i siti consigliati da quest’opera che sa catturare gli animi:

www.centrorecuperoselvatici.it

www.milanonatura.it

Leggi il nostro articolo intitolato Il soccoritore dei ricci dal Piemonte a questo link

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