L’uomo seme inaugura un nuovo anno con le Parole di Lilly
Saule-Mort, 19 giugno 1919.
Ho deciso di raccontare quel che è successo dopo l’inverno del 1852 perché, per la seconda volta in meno di settant’anni, il nostro villaggio ha perso tutti i suoi uomini. L’ultimo è morto il giorno dell’Armistizio, l’11 novembre scorso…… Ogni volta la Repubblica ci ha falciato via i nostri uomini come noi si falcia il grano. Un lavoro perfetto. Ma il nostro ventre, la nostra terra di donne, non ha più dato messi. A forza di falciare gli uomini, è il seme che è venuto a mancare.
Violette Ailhaud è la donna che scrive queste parole all’età di ottantaquattro anni. Scrive e sigilla la sua testimonianza in una busta che affida al notaio. Nel suo testamento si legge che la busta potrà essere aperta solo cento anni dopo la data degli eventi narrati, ed esclusivamente nel caso in cui esisterà una sua discendente di sesso femminile, di età compresa fra i quindici e i trent’anni. La ventiquattrenne Yvelyne si ritrova così a scoprire il contenuto della busta nell’estate del 1952, e viene a conoscenza di una storia davvero fuori dall’ordinario, raccontata con una forza emotiva dirompente e un linguaggio solo apparentemente semplice e diretto. Una narrazione che si può definire epica, eppure delicata e tenera, che scioglie parole evocative intorno ai temi della vita e dell’amore, minacciati, nella loro più intima radice, dagli effetti delle rivolte e delle guerre.
Violette è il personaggio chiave in questa storia corale, ambientata in minuscolo villaggio tra le Alpi provenzali. Donne rimaste sole a sostenere il futuro, incerto e problematico, di un luogo paradigma di una geografia universale. Provate dalla fatica del lavoro nei campi e rimaste troppo a lungo vedove vergini si legano tra loro da un patto di sopravvivenza. Il primo uomo che apparirà all’orizzonte dovranno dividerselo, per poter ridare vita al villaggio.
“Viene dal fondo della valle. Ancor prima che attraversi il fiume a guado, e che la sua ombra tagli, come un lento batter di ciglia, lo scintillante specchio d’acqua tra i banchi di terra e di rocce, sappiamo che è un uomo. I nostri corpi vuoti di donne senza marito si sono messi a risuonare in modo inconfondibile. Le nostre braccia stanche smettono tutte insieme di ammonticchiare il fieno. Ci guardiamo e ognuna di noi ricorda il giuramento. Chiudiamo le mani a pugno e stringiamo le dita fino a spezzarci le giunture: il nostro sogno è in cammino, gelido per il terrore e bruciante di desiderio. L’uomo sale. Cammina di buon passo. Eppure il suo incedere sembra lento, dolorosamente lento, per i nostri nervi scoperti…..Il tempo ci incalza, ci opprime. È come se il tempo ci gridasse dietro. Ci eravamo tranquillamente accomodate nell’attesa, cullate nella certezza che un uomo sarebbe arrivato. Ed ecco che l’avvicinarsi di quell’uomo travolge la nostra pazienza e la trasforma da cagna buona, accucciata ai nostri piedi, in lupa affamata”.
Violette avrà la precedenza sulle altre donne, perché è la prima ad essere toccata dall’uomo. Questa è una delle cose stabilite nel patto. E sempre a lei toccherà il compito di spiegare allo sconosciuto il loro progetto, nella speranza che decida di aderirvi.
10 gennaio 2018, alle Parole di Lilly abbiamo ospitato questa storia, facendola rivivere sulle onde della trasmissione. Proseguiremo il prossimo mercoledì, affidandoci alle parole dell’autrice, per conoscere l’uomo che si assunse la responsabilità di dare seguito al giuramento di Violette e delle sue compagne.
A Milano presso il teatro Franco Parenti, dal 16 al 21 gennaio viene proposta una lettura scenica de L’uomo seme (ndr: cliccate qui per visualizzare la scheda del libro), ideata e diretta da Sonia Bergamasco.
Aggiungi un tuo commento
LEGGI COMMENTI ( Nessun commento )