Cinque domande a Lorena Lusetti in occasione della pubblicazione de Il nano rapito (cliccate sul titolo per leggere il nostro commento).
D – “Guido con la stessa rabbia… affrontando le curve dell’Appennino… continuando a inveire contro di me, le mie manie, le paure, mio marito troppo comprensivo, mio figlio troppo scostante, la vita troppo ingiusta, Raimondo e i suoi stupidi tarocchi. Per non parlare dell’assistente impertinente che mi è capitato tra i piedi e tutti questi orribili nani…”
Lorena, ti assomiglia Stella Spada con il suo carattere aspro e con le sue fobie? A chi ti sei ispirata nell’inventare una protagonista così originale?
R – Intanto ti ringrazio per averla chiamata “originale” invece che “matta”. Perché un po’ matta Stella Spada lo è di sicuro, forse anche qualcosa di più. Dopo sei romanzi e alcuni racconti in cui narro le sue avventure devo ammettere che ogni tanto comincio a identificarmi, e questo mi preoccupa davvero.
A parte gli scherzi, posso dire che lei non è “me”, ma è quell’altra “me” che io non sarò mai, quella che vendica i torti, che non si fa scrupoli, che va avanti a testa bassa senza bisogno di nessuno e senza timore delle conseguenze. Allo stesso tempo eroe e anti eroe.
Per il nome Stella Spada mi sono ispirata alla Petra Delicado della Alicia Gimenez Bartlett, mi piace che il nome contenga già alcuni indizi sulla persona. Nel carattere mi sono invece ispirata un po’ alla Giorgia Cantini della Grazia Verasani: solitaria, rude, malinconica.
Nel complesso spero di avere creato un personaggio, come dici tu, originale.
D – “Quelli non sono bambini, sono mostri…” Senza svelare troppo della trama, diciamo che il tuo romanzo sfata il mito dell’infanzia innocente…
R – In effetti il bambino è l’innocente per antonomasia. Ma è davvero sempre così? Negli ultimi tempi ho scritto altri racconti, che sono stati pubblicati nelle antologie della collana “Brividi a Cena” (Edizioni del Loggione) nei quali affronto questo tema. Non vorrei essere fraintesa: i bambini sono sempre innocenti, la loro innocenza sta nel fatto che non hanno malizia, sono spontanei, impulsivi, agiscono secondo delle regole diverse da quelle degli adulti perché non hanno esperienze passate. La differenza tra il bene e il male non è insita nell’essere umano alla nascita, va insegnata e va insegnata bene. Non deve essere insegnata solo a parole ma con l’esempio, e in quanto a questo gli adulti spesso hanno grosse mancanze.
D – Stella si rivolge a Raimondo per avere anticipazioni attraverso le carte, salvo reagire con impazienza alle indicazioni troppo generiche che riceve. Ma tu credi ai tarocchi?
R – No, io non credo in quello che non può essere provato. Sono troppi quelli che ci vogliono fare credere cose che non hanno nessuna base scientifica e nessun riscontro. È chiaro che abbiamo tutti bisogno di avere fede in qualcosa, ciascuno sceglie la sua. Io non ho ancora scelto.
D – Di’ la verità… per le gemelline (“Hanno continuato a guardarmi con i loro occhi inquietanti, così uguali, così freddi”) ti sei ispirata a Lisa e Louise Burns, quelle di Shining…
R – Ammetto che ci ho pensato, mentre scrivevo ogni tanto mi veniva in mente l’immagine di quel film spettacolare che è Shining. Spesso in letteratura si trova il tema dei gemelli, l’idea di due o più persone assolutamente identiche è molto affascinante, così come il legame mentale che si crea tra di loro.
D – Il lago di Suviana, la località di Badi… sembrano località incantevoli. Cosa ci puoi svelare dell’ambientazione del romanzo?
R – In effetti lo sono. Amo molto le montagne dell’Appennino, più morbide e dolci rispetto a quelle delle Alpi, dove la storia è passata attraverso i borghi e i paesi lasciando tracce indelebili. L’uomo ha modificato alcuni luoghi: la costruzione del lago di Suviana ad esempio, risalente ai primi anni del 1900, è un’opera artificiale che si inserisce perfettamente nel paesaggio. Sull’Appennino andavo in vacanza da bambina con la famiglia, per me che ho sempre vissuto in città trovarmi in mezzo a questi boschi immensi e questa vegetazione è sempre una grande emozione.
Ho mandato altre volte Stella Spada a investigare sull’Appennino e penso proprio che questa non sarà l’ultima.
Grazie Lorena! Credo che presto commenteremo un’altra avventura di Stella Spada…
Bruno Elpis
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