Oggi vi proponiamo un’intervista con Diego Collaveri, autore del libro “Anime Assassine – i casi dell’ispettore Quetti” (Aletti, 2010).
Ciao Diego, grazie di aver concesso un’intervista ai lettori di i-libri.com.
Grazie a voi per la disponibilità
Recentemente hai pubblicato il libro “Anime Assassine – i casi dell’ispettore Quetti”. Si tratta di una raccolta di sette racconti da te scritti nel corso degli ultimi dieci anni, tutti aventi come protagonista l’ispettore Quetti. Vuoi parlarci un po’ del tuo libro?
Come hai detto tu si tratta di una raccolta di sette racconti scritti nell’arco di un tempo lungo; la finalità di questi era fondamentalmente la partecipazione a concorsi di narrativa, ma quando si è presentata una possibilità concreta ho pensato, visto anche il successo che come singoli avevano riscosso, che il personaggio e le sue storie meritavano la possibilità di diventare un volume, per vedere come se la cavava. I primi 6 racconti parlano di casi affrontati dall’ispettore Quetti, mentre l’ultimo è un avvenimento legato al passato del nostro protagonista. L’ordine dei racconti, assolutamente non cronologico sia come tempo narrativo che come ordine di creazione, ci porta lungo una parabola discendente nel carattere di Quetti, che porta l’attenzione del lettore a restringersi su di esso, come lungo un imbuto, focalizzandosi sempre più sull’introspezione caratteriale; lungo questo percorso cambia anche il genere narrativo: si parte dal poliziesco del primo racconto, per scivolare nel pieno noir dell’ultimo.
Come ti sei avvicinato al genere Noir?
E’ un genere che adoro e che fa parte del mio background cinematografico; amo i personaggi estremi, che vivono in una realtà dura e quindi non posso non essere un fan di questo genere.
Hai in programma di scrivere un romanzo? In caso positivo, pensi di continuare a scrivere di Quetti?
E’ una domanda che ultimamente mi pongono in molti; sinceramente mi piacerebbe, e mi piacerebbe continuare a scrivere di Quetti, anche perchè ci sono ancora talmente tante cose da sapere su di lui che forse un romanzo solo non basterebbe.
Oltre ad essere uno scrittore sei anche un regista. Hai mai pensato di portare sullo schermo le avventure del tuo protagonista?
A dire il vero il primo racconto è nato con l’idea di essere anche una bozza di soggetto e, nonostante come racconto riscosse molti consensi, sviluppai anche un’idea di sceneggiatura in riduzione da cortometraggio; ma col passare del tempo e gli impegni che si sommavano misi un po’ da parte l’idea visiva per farlo vivere solo tra le righe, anche se sinceramente ora mi accorgo che tutti i racconti all’interno del libro possono rappresentare soggetti da sviluppare per una serie televisiva, quindi inconsciamente penso di non aver mai abbandonato il sogno un giorno di vedere Quetti sullo schermo.
Ancora una domanda. Hai sempre avuto una passione per la scrittura? In che modo hai maturato l’idea di pubblicare un libro e quali difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate, per trovare un editore che soddisfacesse le tue aspettative?
La scrittura ha sempre fatto parte di me, a partire dalle mie origini musicali come arrangiatore e paroliere, per poi svilupparsi meglio nella mia passione più grande che è il cinema. Proposte editoriali nel corso degli anni ne sono arrivate molte, ma col fatto che le case editrici non investono molto su autori emergenti specie da un punto di vista pubblicitario, cosa che traspare dal tipo di offerte che vengono proposte, non sono mai stato convinto fino in fondo; alla fine però mi sono anche reso conto che da qualche parte bisognava pur cominciare, e quindi ho scelto la proposta che mi sembrava migliore.
LEGGI COMMENTI ( Nessun commento )