Quel Moravia che qualcuno vorrebbe rimuovere…
Angelo Fàvaro
Come in vita, così in morte, ormai dopo trent’anni, sono ancora in molti che vorrebbero rimuovere, far tacere, sotterrare definitivamente Alberto Moravia e la sua multiforme opera! Ma non è così semplice, non solo per la mole di pagine che occupa, per le interviste tv, per la quantità e qualità degli interventi pubblici e delle esternazioni, che, dalla fine degli anni Venti fino a pochi giorni dalla morte, il 26 settembre 1990, hanno riempito giornali, trasmissioni, volumi; ma anche perché come è stato scritto: «Senza Moravia la storia della nostra narrativa è oggettivamente impensabile» (Pampaloni, 1985), e non si può che concordare con questa non propriamente iperbolica affermazione.
Molto si può criticare nei modi, negli atteggiamenti, nel presenzialismo (suo malgrado), nell’impazienza, nel carattere, moltissimo nella scrittura, nell’iperproduzione di Moravia, e tuttavia non si può disconoscere il suo magistero, la sua limpidezza, la sua perentorietà, l’amore per la conoscenza.
Non amava la politica, né i politici, e se lo è potuto permettere dall’alto della sua coerenza, nonostante alcune compromissioni necessarie durante il regime fascista (e chi non le ebbe, pur di scrivere e lavorare?), ha tuttavia dichiarato in un’intervista: «è innegabile il fatto che mi sono occupato anche di politica e questo fondamentalmente per due motivi. Il primo è che c’è una richiesta reale che viene fatta dalle masse agli intellettuali, richiesta alla quale delle volte è impossibile non rispondere. Scrittori come Proust o come Joyce potevano benissimo sottrarsi dal fare politica perché le masse non erano ancora uscite dal loro sonno storico. In questa epoca un atteggiamento del genere sarebbe invece artificioso, antistorico; il secondo motivo che ha determinato il mio impegno è che spesso le ragioni dei miei interventi non erano propriamente politiche, erano umanitarie, sociali, culturali, insomma parapolitiche.»
Qualcuno vorrebbe rimuovere Moravia… chi? Molti invero che non riescono a tollerare il suo successo, la facilità di narrazione e la maestria nell’identificare e rendere riconoscibili i suoi personaggi. Anche il più brutto della schiera, Rico (Federico) nel romanzo Io e Lui: e così ne aveva scritto lo stesso Moravia: «Il problema che ho affrontato in ‘Io e Lui”’, disse Moravia in un’intervista, ”è terribilmente serio, anche se la veste è comica. È la sessualità, da una parte, personificata in ‘lui’, cioè nella virilità fisiologica e dall’altra parte, la spinta contraria alla sessualità verso una meta artistica, intellettuale, sociale e civile.» Nel dialogo col proprio membro virile, il membro è più intelligente e libero del personaggio, scisso fra sublimazione e desublimazione. Viviamo in un’epoca perbenista e del tutto priva di libertà-illiberale, anche per questa ragione qualcuno, forse molti vorrebbero rimuovere Moravia: è fastidioso chi sa scrivere di adolescenti inquieti/e, di prostitute, di male di vivere, di conformismo, di insufficienza e indifferenza, così come lui sa fare, direttamente e senza il filtro moralizzante della borghesia. Il sesso e il denaro, ha rivelato, sono i motori del mondo, e, inoltre, ha dimostrato il vero male della borghesia: «Quando non si è sinceri bisogna fingere, a forza di fingere si finisce per credere; questo è il principio di ogni fede…» (Gli indifferenti). Non molto è cambiato da quel 1929…
Il 26 settembre, i trent’anni dalla morte saranno celebrati e ricordati in un evento nella Corte Comunale a Sabaudia, città tanto amata da Moravia, scoperta negli anni Sessanta e frequentata fino alla morte, con tanti intellettuali e amici, registi e artisti.
L’ultima parola ad Alberto, quello che molti vorrebbero rimuovere, perché ancora tanto scomodo: così ne La romana: «Le cose nella vita muoiono da sé, come sono nate, per noia, per indifferenza o anche per abitudine.»
Forse Moravia non muore perché oltre ogni abitudine, oltre la noia, mai indifferente.
Ndr:
Alcuni articoli di Angelo Favaro su Moravia pubblicati da www.i-libri.com (cliccate sui titoli per visualizzarli):
Alberto Moravia, quel romanziere che amava il teatro
Moravia: il rapporto con il reale
Alberto Moravia: la crisi culturale
Alberto Moravia: se questa è la giovinezza…
Alberto Moravia: presentare un personaggio
Alberto Moravia: la sofferenza e la malattia
Lettera a un lettore novus di Alberto Moravia, a 25 anni dalla morte
Quando Moravia andò da Padre Pio
Leggi i racconti di Angelo Favaro nella rubrica Racconti ai tempi del coronavirus:
Leggi l’intervento di Angelo Favaro nella rubrica Una stagione all’inferno di Arthur Rimbaud:
Mage ou ange, Arthur Rimbaud dall’inferno alla vita
Alcuni articoli di Angelo Favaro (nella foto) su Pasolini pubblicati da www.i-libri.com (cliccate sui titoli per visualizzarli):
Pasolini: poeta, regista, narratore, corsaro
Non nasce, ma muore ancora Pasolini nel film di Abel Ferrara
Altri articoli scritti dal prof. Favaro e pubblicati sulla nostra testata giornalistica online:
Sulla traduzione di alcuni frammenti di Anacreonte e sulla melica greca antica
Bessarione e l’Umanesimo greco
Leopardi, il giovane favoloso, o dell’incomprensione e della solitudine
Il Potere della Poesia: Dante nel Fuoco di d’Annunzio
Leonardo Sciascia, per non smarrire il senso della realtà
La morte di un premio Nobel: Dario Fo contro il potere
Yves Bonnefoy poeta della prospettiva pericolosa
Mishima e Noi: se la morte si specchia nella vita
Recensioni:
In che luce cadranno di Gabriele Galloni
L’estate del mondo di Gabriele Galloni
Articoli di Angelo Favaro per la rubrica Le città invisibili di Italo Calvino:
L’arte di insegnare a vedere l’invisibile, Calvino e il suo “poema d’amore”: Le città invisibili
Aggiungi un tuo commento
LEGGI COMMENTI ( Nessun commento )