Stefano Benni non ha bisogno di presentazioni, essendo uno degli autori di maggior successo sulla scena italiana degli ultimi decenni.
E’ autore di antologie di racconti, audiolibri, spettacoli teatrali e romanzi. Ha collaborato con numerosi giornali, tra cui L’espresso, Panorama, Cuore, Linus, La Repubblica e Il Manifesto.
In questa breve intervista ha parlato con noi della sua ultima “fatica”, l’audiolibro dove legge “La terra desolata” di Eliot, accompagnato dalla musica composta da Umberto Petrin ed eseguita con Niclas Benni e Carlo Garof (nella direzione tecnica di Fabio Vignaroli).
Le diamo il benvenuto Stefano su i-LIBRI e la ringraziamo per aver accettato questa intervista.
Lei ha definito i suoi lettori “avventurosi”: quanto si rispecchia, in prima persona, in questo spirito?
Sono un lettore che non legge un libro perchè tutti ne parlano. Mi piace scoprire libri di cui si parla poco, e soprattutto essere inattuale, rileggere.
Quanto questa attitudine alla ricerca e al viaggio l’ha spinta a sperimentare e riportare al grande pubblico classici e opere fondamentali come La terra desolata?
Si. Ma soprattutto mi piaceva leggere la Terra Desolata come uno spartito musicale
Ha parlato spesso dello stretto legame tra musica e letteratura, e di questa affinità e felice contaminazione ha dato dimostrazione nella sua rilettura de La terra desolata. Ha mai pensato di operare “al contrario”, attribuendo parole a brani o opere musicali che ama?
No. Questo forse lo farò, ma al momento viene prima il testo.
Parlando de La terra desolata, come nasce l’accompagnamento musicale (ammesso che si possa così definire un’unione dove difficile risulta scindere lettura e interpretazione melodica) dei musicisti che hanno collaborato con lei? E’ stato un lavoro cresciuto e sviluppato in parallelo, oppure Umberto Petrin è partito dalla sua interpretazione per sviluppare i brani?
Abbiamo lavorato un anno. Io leggevo e Umberto iniziava a comporre le musiche, insieme a mio figlio e a Garof. Poi me le faceva sentire e ovviamente, questo influenzava la mia lettura.
Molto spesso nella lettura, per esempio ne Il sermone del fuoco, si ha l’impressione che a stento si trattenga dall’abbandonare la lettura recitata per passare al cantato (Dolce Tamigi, scorri lievemente, finché non abbia finito il mio canto…). Per questa ragione, se mi conferma come reale la sensazione provata, ha inserito brevi passaggi cantati?
Sì, anche perchè la Terra desolata è piena di citazioni musicali, da Wagner alle ballate popolari.
Nel riportare al pubblico quest’opera di Eliot non ha provato il desiderio di poterla leggere in lingua originale?
Sì. infatti alcuni brani sono letti sia in italiano che in inglese
Per quanto accurata e di valore possa essere una traduzione come quella di Sanesi, non trova che proprio la musicalità originale possa subire una menomazione nel passaggio in italiano? Ha inserito brevi passaggi in lingua inglese per questo?
Esattamente così
Quanto sente attuale La terra desolata? La scelta di quest’opera è stata per lei solo “affettiva” oppure crede che questo poemetto parli sorprendentemente all’uomo di oggi?
E’ il poema che inaugura la poesia moderna. Per me, potrebbe essere stato scritto il mese scorso.
Infine le domando, pensando più in generale alle sue opere, caratterizzate da una grande varietà stilistica che ha saputo declinarsi come surreale o umoristica: trova che nella letteratura italiana contemporanea questa capacità manchi?
Sì. Molto umorismo “detto”, parlato in televisione e altrove. Molti libri di battute. Pochi, pochissimi libri con scrittura ironica, racconti umoristici. E tanta, troppa satira che non dura più di un giorno.
Perché ciò che fa sorridere spesso è automaticamente catalogato come opera commerciale? L’impressione è che si pubblichino libri scritti da comici destinati al semplice intrattenimento, oppure si innalzino ai plausi della critica opere che disdegnano l’ironia, lei cosa ne pensa?
Se succede, è anche colpa di noi scrittori umoristici o comici, o satiri, o che dir si voglia.
Foto in testa all’articolo di Glauco Ciprari
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