Gian Paolo Serino è uno dei più noti critici letterari italiani, collabora con primari quotidiani e settimanali nazionali, come la Repubblica, Il Giornale, Il Venerdì di Repubblica, D-la Repubblica, Rolling Stone, GQ e anche con Radio Capital.
La sua creatura più riuscita, per ora, è senz’altro Satisfiction, già mitica rivista letteraria che lui ama definire “gratuita ma non scontata”, che ha lanciato la formula “soddisfatti o rimborsati” ed edita da Vasco Rossi (potete seguirla anche online).
Buon giorno Gian Paolo, benvenuto su i-libri.com e grazie per aver accettato questa intervista.
Ci sono davvero decine di domande che vorrei farti ed è una vera fatica ridurre l’intervista a spazi canonici.
Iniziamo parlando di te, ma soprattutto di come si diventa Gian Paolo Serino e soprattutto come era una tua giornata tipica degli inizi, quando ancora vivevi e lavoravi nella provincia italiana e la tua carriera era all’inizio. Ricordi quei tempi in modo positivo? Cosa ti manca di quei momenti?
Molte volte mi manca Gian Paolo. Non voglio dire che Gian Paolo Serino sia una proiezione ma spesso mi manca il tempo per pensare a me stesso. Un tempo mi obbligavo a pensarmi, ma non era la strada giusta…Non posso ritenermi un uomo di successo ma sono felice di essere cresciuto, di essere diventato adulto in un mondo adulterato, di essere un uomo di polso in mezzo a tanti uomini di polsino. Cosa mi manca? Mi manca l’ingenuità. Anni fa credevo di più agli altri, magari quelli che fanno il mio stesso lavoro o scrittori. Oggi ci credo meno. Ma rimango sempre credente e fedele. Ai lettori.
Come si riesce a collaborare sia con Il Giornale che con La Repubblica? Questo fa pensare (e per quel che mi riguarda, sperare) che ci sia ancora spazio per la cultura che in quanto tale supera le distinzioni politiche.
Credo che la cultura non abbia colori.
Ricordi il giorno in cui hai capito che avresti voluto essere un critico? Come nasce la tua storia d’amore con la letteratura? E’ stato un colpo di fulmine (e se è così vorremmo i dettagli) o un innamoramento lento e inevitabile?
La parola critico non mi è mai piaciuta, preferisco definirmi un estensore di recensioni emotive. Ho imparato a leggere quando avevo 4 anni. A 4 anni, durante uno di quei cocktail party che andavano molto negli anni ’70 avevo approfittato della distrazione dei miei genitori e mi sono scolato mezza bottiglia di Martini. Lavanda gastrica e un ricovero in ospedale durato 1 anno seguito da 5 anni in cui potevo mangiare solo ed esclusivamente riso, patate e carote. Mi ero distrutto la flora batterica. Così passavo ore e ore in bagno. Essendo timido andavo nei bagni di servizio. Avevo sempre di fronte la lavatrice. Così ho imparato a leggere gli ingredienti del Dixan e di altri fustini. Poi mi sono attrezzato e ho cominciato, dato il tempo a disposizione, a portarmi dietro prima giornali poi libri. Per questo, a chi me lo chiede, rispondo che non sono laureato ma ho una cultura di merda.
Cosa pensi della critica letteraria oggi? E’ una domanda di cui immagino in parte la risposta, dato che hai parlato più volte di “marchetting”…E ti chiedo in aggiunta: il moltiplicarsi dei canali di comunicazione e la fruibilità del web possono aiutare a moltiplicare le voci “fuori dal coro” o è solo una diversa forma di standardizzazione del gusto, considerato che anche attraverso i social network si diffondono velocemente tormentoni e personaggi attraverso il passa parola, ogni giorno?
Dipende sempre dai casi. Se essere megafoni dei propri gusti o amplificatori del gusto personale. La vera potenza dei nuovi media è che la scelta è nostra.
Restando sul tema, ci sono autori di cui si parla tantissimo, su internet e attraverso gli altri canali mediatici, che oggi sono vere e proprie star del libro e a volte, tuttavia, vengono bistrattati dalla critica “ufficiale”.
Faccio alcuni nomi tra i tanti, usando come criterio il dato di fatto che nominarli su un blog equivale a scatenare un putiferio tra sostenitori e detrattori: J. K. Rowling, Paulo Coelho, Sophie Kinsella, Stephen King, Stephanie Meyer; in Italia Fabio Volo, Isabella Santacroce, Tiziano Sclavi. Che ne pensi?
Non ho esperienza con questi autori. Non li conosco. A parte Isabella Santacroce che non definirei “bistrattata dalla critica”, anzi. Forse è bistrattata nel senso che in molti, troppi, non comprendono come la Santacroce sia la voce più potente, poetica e geniale dei nostri tempi (im)mediati. Per i poveri di spirito lasciamo la demagogia di Roberto Saviano, il Paulo Coelho della camorra.
Sono abbastanza note le tue posizioni critiche verso opere di grande successo degli ultimi tempi, vincitrici anche di premi prestigiosi. Lasciando da parte le critiche ad alcuni/e big delle vendite, mi piacerebbe che al contrario sfruttassimo lo spazio di questa domanda per nominare qualche autore italiano che reputi di valore e magari non ha ancora avuto grande plauso di pubblico e critica.
Ce ne sono molti. Penso che Tommaso Pincio , ad esempio, non sia ancora noto come meriterebbe. A questo proposito è appena stato pubblicato in nuova edizione, da minimum fax, il suo secondo imperdibile romanzo “Lo spazio sfinito”; Giuseppe Genna che con “In nome di Ishmael” ha scaraventato tutta la narrativa italiana e in parte straniera nel mondo che le compete, l’entertainment. Genna è tra le poche voci di una letteratura civile; Alessandro Bertante che con il suo romanzo d’esordio “Al Diavul” (Marsilio) avrebbe meritato il Premio Strega di quest’anno.
Qual è secondo te la differenza tra un bel libro e un’opera di letteratura? Vengono recensiti e pubblicati centinaia di libri l’anno: quanti potranno sopravvivere a questo tempo e caratterizzarlo? Come ti poni verso il “resto”: hanno un giusto valore anche i libri di intrattenimento, di costume, o occupano solo spazio togliendolo a ciò che dovrebbe rappresentare la produzione letteraria di qualità?
Per l’intrattenimento ci sono i filmetti, la tivù, le letterine, le veline, il mondo dello shopping.
La letteratura è un’altra cosa: è entrare nel tempo senza vendersi ai poteri del tempo.
Satisfiction. La maggior parte dei nostri lettori sicuramente la conoscerà e quasi tutti ormai ne avranno sentito parlare. E’ il primo free press in Italia ad aver lanciato l’idea e la formula del “Soddisfatti o rimborsati” applicato alla critica letteraria. Come si scelgono i collaboratori per un progetto potenzialmente tanto rischioso?
I collaboratori si scelgono da soli. Nel senso che consideriamo solo ed unicamente quei critici che dimostrano di poter “rimborsare” il coraggio delle proprie idee.
Come scegliete gli inediti che pubblicate su Satisfiction, e soprattutto, come li trovate?
Trovare è scegliere. Scegliamo quegli inediti che, magari scritti decenni fa, ci raccontano il nostro presente o inediti di scrittori contemporanei capaci di scardinare i nostri io di inchiostro.
Parlando del free press che dirigi, è quasi inevitabile una domanda su Vasco Rossi: hai rivelato che anche lui (e a dire il vero, ascoltando le parole delle sue canzoni, non può non sorgere un dubbio, se non maturare una certezza) sia un grandissimo lettore. E’ mai capitato che suggerisse lui un libro a te?
Vasco Rossi è un grandissimo lettore e spesso mi fa scoprire testi che non conoscevo. E’ reciproco, naturalmente. Un libro che ha mi consigliato e che mi ha sconvolto è “L’Effetto Lucifero” Cattivi si diventa?” di Philippe Zimbardo (Raffaello Cortina editore): un saggio alucinante che ha anticipato di decenni il nostro quotidiano di scelte obbligate ed efferate. Si potrebbe dire “l’ordinarietà del Male”.
Da lettrice, una delle osservazioni che mi han colpito di più e trovata d’accordo è la seguente, di J.D. Salinger, tratta da “Il giovane Holden”: Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.
Purtroppo mi capita raramente. Mi succede più il contrario. Ma se sono Donne rispondo sempre.
Vuoi dire che non ti succede mai di vivere questa sensazione, di voler parlare con un autore che ti ha colpito? Vuoi raccontarci un’esperienza da puro lettore?
Non mi è mai successo. Se mi piace uno scrittore veramente tendo sempre a non incontrarlo.
Chiedere tout court un consiglio di lettura potrebbe essere banale, e tutto sommato basta leggere Satisfiction o le altre recensioni che scrivi per farsi un’idea. Ti trascinerò in una sorta di gioco: associa un’opera a ciascuna di queste parole: allucinazione, armonia, squallore, incanto, dolore ed empatia.
Dunque…
Allucinazione: Dissipatio H.G. di Guido Morselli (Adelphi)
Armonia: I Miserabili Victor Hugo (Einaudi)
Squallore: l’opera omnia di Aldo Busi
Incanto: Ieri di Agota Kristof (Einaudi)
Dolore: Divertirsi da morire di Neil Postman (Marsilio)
Empatia: Il mondo nuovo di Aldous Huxley (Mondadori)
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Gian Paolo Serino
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