Quella della stampa a caratteri mobili è certamente una delle invenzioni che maggiormente hanno influenzato il mondo occidentale. Mi limito a citare il mondo occidentale in quanto l’uso di tali tecniche sembra essere anche più risalente nel tempo in oriente.
Seppur da molti contestato, l’invenzione del processo di stampa a caratteri mobili è attribuita al figlio di un orafo, conoscitore del latino e frequentatore della nobiltà del suo tempo, Henne Genfleisch zur Laden zum Guten Berg, meglio conosciuto come Johannes Gutenberg. Per chi fosse curioso, Guten Berg era l’insegna della casa e significa “alla bella montagna”.
L’invenzione della stampa fu ben più complessa della semplice creazione dei caratteri mobili. Gutenberg, difatti, si trovò a dover affrontare due altri problemi che derivavano dall’uso dei nuovi caratteri, ovvero la modalità di impressione dei caratteri sul foglio, e la tipologia di inchiostro da poter utilizzare nel processo.
Gutenberg impiegò ben dieci anni per ideare il torchio tipografico, prendendo spunto dal torchio utilizzato per schiacciare l’uva, e che sarà poi utilizzato anche per stampare incisioni; quindici furono invece gli anni per mettere a punto una nuova miscela di inchiostro che non spandesse con la pressione del torchio e che si asciugasse più rapidamente.
E’ importante sottolineare come Gutenberg non passò tutta la sua vita inseguendo la sua geniale idea. Sin da giovane, difatti, aiutò il padre (Fiele Genfleisch zur Laden – membro della comunità dei maestri monetieri) nella sua attività di orafo, acquisendo delle conoscenze che gli saranno fondamentali nel momento in cui dovrà realizzare i caratteri mobili. Intorno al 1437, inoltre, intraprese un’attività a Strasburgo per la realizzazione e vendita di specchi.
Fu proprio la sua intraprendenza a dargli la forza di perseverare nel suo progetto. La realizzazione dei caratteri mobili, difatti, comportava ingenti costi. Seppur avesse sin dal 1445 dato il via ai primi tentativi di stampa, la realizzazione di un vero e proprio progetto, quale sarà la famosa Bibbia, rendeva necessario il reperimento di fondi. Per questo motivo, Johannes si unì in società con Johann Fust che ne finanziò il progetto rendendo possibile la realizzazione del primo libro a stampa. Seppur consistente, tuttavia, il finanziamento di Fust non fu sufficiente per portare a termine il progetto. Fu per questo motivo che Gutenberg e Fust cercarono di reperire ulteriori liquidità mediante la realizzazione di piccoli progetti a stampa per conto di autorità religiose locali.
Proprio la perseveranza di Gutenberg e del suo socio, gli permisero nel 1455 di portare a compimento il progetto di realizzazione di un’edizione della Bibbia, intrapreso alcuni anni prima (intorno al 1449).
Solo per dare un’idea del monumentale lavoro portato a termine, per realizzare la Bibbia di Gutenberg furono necessari oltre tre milioni di caratteri tipografici gotici, oltre a numerosi capilettera realizzati a mano. Caratteristica importante della Bibbia fu la disposizione del testo su 42 linee (da qui il nome B42 che la contraddistingue da altre realizzate in seguito, proprio alla luce del fatto che queste ultime avranno un numero inferiore di righe). Tale scelta fu dovuta alla necessità di risparmiare denaro, potendo in tal maniera ridurre notevolmente il numero delle complessivo delle pagine. Della B42 sembra furono realizzate cento ottanta copie (cento trentacinque su carta e quarantacinque su pergamena), delle quali poco più di quaranta sono giunte sino ai giorni nostri.
Sfortunatamente la realizzazione della Bibbia non portò grande fortuna a Gutenberg. Seppur tutte le copie furono vendute a stretto giro, gli introiti derivanti dalla vendita non gli consentirono di pagare le ingenti somme prese a prestito da Fust, il quale a seguito di un processo giudiziario riuscì ad appropriarsi di tutto il materiale per la stampa, portando avanti tale attività in proprio (con l’aiuto di Peter Schoeffer).
Johannes morì nel 1468, lasciando in eredità un’invenzione che rivoluzionò il mondo. A partire da quel momento, e grazie alla maggiore rapidità (ed economicità) del processo di stampa rispetto a quello per la realizzazione di libri manoscritti, la diffusione del libro aumentò a dismisura, raggiungendo nel XVI secolo livelli prima impensabili, e consentendo la conseguente diffusione della cultura che per la prima volta abbandonò la ristretta cerchia dell’aristocrazia e del clero.
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